mercoledì 29 ottobre 2014

Walking Dead - anche la serie resuscita (spoiler, ma non troppo)

Con la storia del Governatore ci stavamo addormentando un pò tutti. La cittadina di Woodbury era noiosa già dalla prima e non è stato certo facile sorbircela per una decina di puntate. La sola puntata numero sei della prima stagione (TS-19) valeva molto più di tutto il brodo che abbiamo dovuto superare con la storia del Governatore. In quella puntata un medico rinchiusosi dentro a un laboratorio ermeticamente protetto, aveva creato il suo mondo personale che poco aveva da invidiare agli abitanti di Woodbury.

Il Governatore non ha mai avuto l'aspetto del cattivo, ce lo siamo dovuti figurare tale anche come pirata. Ad eccezione forse della seconda parte nella quale cerca vendetta su Michonne e Rick dopo che gli hanno distrutto la sua amata Woodbury. Ha perso una figlia, ha perso un occhio e nonostante tutto, sembra aver perso un cubo di Rubick e la lista della spesa. I momenti degni di nota sono pochi, forse quando Glenn rimane legato a una sedia con uno zombie nella stanza o forse quando Andrea scopre la figlia del Governatore in catene. Viviamo un'epidemia di polmonite alla prigione e l'agognato ritrovamento da parte di Daryl del fratello Merle, praticamente perso dalla prima stagione. Non è il migliore dei momenti certo, ma anche qui, il Governatore è poco credibile quando mette i due uno contro l'altro, in un'arena inverosimile, dove i mansueti abitanti di Woodbury si trasformano in improbabili arpie da cinema di serie B.

Viviamo poi un lungo momento introspettivo del Governatore, quando distrutta la città, cammina come un clochard lungo i paesi abbandonati del circondario. Per trovare cosa? Una nuova moglie e una nuova figlia nel giro di due puntate. Come se non bastasse riuscirà a convincere lei, la sorella e gli amici a mettersi contro 'quelli' della prigione. "E' gente pericolosa" dice, e ovviamente la donna acconsente, anche perché nessuno li ha mai difesi come ha fatto lui in questo stretto giro di episodi.

Inverosimile.

Volevamo uscire tutti da questo letargo sceso da quando si era arrivati alla prigione, ma gli sceneggiatori non sembravano dello stesso parere. Fino a quando non c'ha pensato il Governatore.

"Basta con questa prigione santo cielo! Cambiamo ambientazione..."

E forse l'unico a non  pensarla così era il povero Hershel

Il gruppo di Rick si sfalda. Le cose si fanno appena più interessanti ad eccezione forse di una puntata su Daryl e Beth. In fondo la ragazza doveva essere rapita e dunque bisognava far conoscere un poco di più del personaggio. Poi un gruppo di cacciatori entra nella casa in cui Rick, Carl e Michonne si erano rifugiati. Rick ancora ferito da quando ha lasciato la prigione, riesce ad uscire dalla casa in pieno stile navy seal e a raggiungere il figlio e l'amica che nel frattempo stavano approfondendo il passato di Michonne in giro per il paese. Ma la vendetta è nell'aria. 

La caccia è nell'aria.

Così, nel giro di  qualche puntata passata nei boschi, assistiamo all'amicizia forzata di Daryl con un fantomatico Joe e il suo gruppo di cacciatori (guardacaso). Cacciatori che sono gli stessi che si erano infilati nella casa dove alloggiavano Rick e suo figlio insieme a Michonne.

E qui ci ritroviamo finalmente faccia a faccia col problema.

La vera epidemia è soltanto l'infezione o interessa anche il comportamento? Lo scenario apocalittico forse è il vero virus dal quale bisogna guardarsi, perché resistere come esseri umani può significare morire come dei poveri zombie. Parliamo di un'infezione molto più invisibile, quella delle circostanze. Rick lo sa bene. Ha cominciato a saperlo dopo la morte di Shane e di sua moglie Lori. Se vuoi sopravvivere tra zombie che sbranano esseri umani, devi sbranare come loro. E non metaforicamente, visto che non sono certo i camminanti, quanto piuttosto gente come gli amici di Joe a nutrirsi come un'infezione sulle spalle delle 'brave' persone.

Il vero punto di svolta raggiunge l'apice nell'ultima puntata della quarta stagione. Non appena gli uomini di Joe minacciano ciò che resta della famiglia di Rick, firmano la loro condanna a morte. Rick è una brava persona, una brava persona trasformata dall'apocalisse in una macchina da guerra, un cacciatore di esseri umani. Non dimentichiamoci della velocità con la quale ha sparato in 'Grilletto facile' durante la seconda stagione. Clint Eastwood avrebbe certamente preso appunti. Questa significa che Rick sa trasformarsi, vuoi in Sundance Kid , vuoi in uno zombie. 

A fare le spese di questo nuovo Rick, cambiato nel volto e nell'animo, è chi si mette tra lui e la sopravvivenza sua e della famiglia. Non serve dunque essere uno zombie per azzannare il collo di Joe. 

E da questo momento in poi i soggetti e gli scenari interessanti aumentano. Abbiamo Carol alla prese con una bambina psicolabile e Tyreese che ascolta le confessioni sulla morte di Karen direttamente da Carol. Sono puntate importanti dove si saldano certi legami e se ne costruiscono di nuovi. Sono puntate che ci fanno respirare aria nuova dopo mesi di sedativi, quasi che ci stavamo trasformando noi stessi in "spettatori" viventi.

Poi, inserita alla perfezione e con un tempismo perfetto, arriva Terminus, luogo sinistro che suggella quanto detto prima. Gli uomini sono diventati qualcosa di più pericoloso degli zombie, tanto che i morti viventi sembrano ormai un routinario formalismo a fatti ben più inquietanti.



martedì 28 ottobre 2014

Basel Marktplatz




Sketching this wonderful market just placed on Marktplatz in Basel, Switzerland.

Without the market, this is how the square looks like.



Recensioni Telefilm

sabato 25 ottobre 2014

Bäckerei in Basel - Café Sutter



We had a cup of coffee and a little cheesecake piece inside this nice bakery in Basel, Switzerland.
Outside, the beautiful yellow tram.

If you are placed in a hotel room, the public transportation ticket will be free for the entire period of your journey.

venerdì 24 ottobre 2014

Primo caso di ebola a new york


Matt Banco

Oggi ho rischiato grosso. Non pensavo di arrivare a tanto e in tutta onestà non credo d'aver mai avuto un coraggio simile. Voglio dire, di cose avventate ne ho fatte nella mia vita, leggere un libro senza crema solare, andare alle poste la mattina in un giorno feriale. Ho persino preso la Salerno – Reggio Calabria in Agosto. Verso sud. Ma questa volta era diverso. Questa volta ero conscio del mio gesto, un gesto ardito. Ardore allo stato puro. Ho come subito una trans medianica impersonando l'eretico Giordano Bruno. Se non mi fossi fermato credo avrei potuto conquistare l'intera città di Roma. E mi sono sorpreso di quanto sia facile diventare dittatori oggi giorno.

In sostanza prima viene il bisogno, la necessità di soddisfarlo. Poi la constatazione che non è per niente soddisfatto anzi, è amplificato, è un prurito fastidioso. Poi viene la reazione, quel moto garibaldino che ci fa soffrire internamente tramutando il prurito in simpatiche pustole. Poi la bocca parla da sola e Giordano Bruno si prende ciò che gli spetta, la libertà.

"Bancomat." Lo dico quasi fosse il mio nome. Matt, Banco Matt.
Sono tre e ottanta, mi fa come per ribadire 'mi chiamo Margot, con la 'r' prima della 'g' non il contrario.
"Sì bancomat." Le ripeto.
Silenzio. La cassiera esamina con difficoltà le possibili risposte. E' contrariata e sceglie la via della finzione senile.
"Tre e ottanta grazie."
"Si ho sentito, ecco il bancomat." Banco Matt echeggia nella mia testa. Sento che già mi piace quel nome.
"Non ha spicci?"

E quante cose potremmo dire a chi ci chiede se non abbiamo spicci. Quanti tomi si potrebbero riempire sul passato di chi chiede qualcosa simile. Per non parlare di quello che dovrebbe questuarli. Ma in questi casi ho imparato che è meglio non cambiare strategia, perché e' quello che vuole il nemico.

"No." Secco, austero. Determinato. "Mi spiace." 
Persino falso.
Di nuovo silenzio. La fila si accumula, il sudore anche. I pensieri della cassiera si susseguono uno sull'altro. Lascerà bruciare la città di Roma dall'eretico Matt? Già la vede in fiamme, forse pensa ch'io sia l'incarnazione di Nerone. Riflette ancora prendendo con lentezza la carta dal piattino. Forse prova col piede a staccare la spina del pos, o forse vuole soltanto rilanciare di cento. Poi si gira a prendere il bancomat, visibilmente impolverato.

Roma è mia.




giovedì 23 ottobre 2014

Dante Alighieri in Florence


Just walking through Florence's streets, looking for a good place where having lunch, we saw this mime who was impersonating the Master Dante Alighieri, famous poet born in Florence in 1265.



martedì 21 ottobre 2014

Sosta da Trevi e Tritone (Galleria Sordi)

Aria condizionata, soffitti alti e decorati, comode sedie. A sinistra la Feltrinelli, di fronte Zara. Il bar Trevi e Tritone è il posto ideale se siete stanchi o se volete mangiare al volo qualcosa senza dover stare in piedi. Ci sono tramezzini, panini classici al prosciutto, con tacchino, con brie o salmone, ci sono insalate, piadine, baguette e mini panini. 

Noi abbiamo provato la Caesar's Salade e siamo rimasti piuttosto soddisfatti. Una con bacon e una senza. Forse un pò troppa salsa, ma se non amate mangiare sciapo non rimarrete di certo delusi.

I tavoli sono puliti, il servizio veloce, ma non mette fretta. Verrà messo il classico sottopiatto in cartone, ma non di bassa qualità. Le posate non sono di plastica, la bottiglietta dell'acqua invece sì.

Visti i prezzi, sarebbe stata gradita una bottiglia da un litro in vetro piuttosto che due da mezzo litro in plastica. La marca tuttavia è buona. I bicchieri invece sono di vetro, quasi perfetti se non fosse per l'opacità dovuta all'usura e al calcare. Insomma con 22 euro, servizio al tavolo compreso, abbiamo fatto la nostra sosta. Il pollo era fresco e il bacon sapeva di bacon. Ottima anche la qualità dei crostini nell'insalata.

Da menu potrete scegliere tra dolci alla frutta o piccole cheesecake, se non che diversi tipi di caffé, dal viennese al marocchino o se preferite, spremute, frullati, succhi di frutta o birra alla spina.

La cameriera è stata molto gentile. Lo scontrino vi verrà fatto subito, ma potete pagare con calma dopo. POS al tavolo.



Deva Kayne in Rome

a pranzo nella Galleria Sordi con la famosissima Deva Kayne in visita a Roma, non mi ha voluto fare l'autografo perché dice che quello è per gli sconosciuti

"tu invece..." 

( woooo! :D )



domenica 19 ottobre 2014

I bassifondi del Barocco a Villa Medici (consigliata)

Come già per altre mostre a Roma, si ripete l'annosa questione del biglietto. E' certamente concepibile che si faccia la fila, non è concepibile però che non si faccia nulla per smaltirla quando questo è possibile.

Anche qui, come per l'Ara Pacis, siamo sui due minuti a coppia per un totale di trenta visitatori avanti a noi. Notiamo un solo addetto alla cassa per le operazioni 'spicciole' e uno accanto che ha il solo compito di dare la stessa identica informazione a ogni visitatore che si affaccia al banco. Non si capisce veramente perché certe informazioni non possano esser scritte lungo il percorso della fila.

POS mancante. Ergo, se non avete contanti non visiterete la mostra.


Nessuna indicazione in merito ovviamente. Il rischio sarà dunque quello di farvi mezz'ora di fila per sentirvi dire che l'avete fatta inutilmente. Disorganizzazione allo stato puro.

Al costo del biglietto potrete visitare anche i giardini di Villa Medici, un'ora e mezza di percorso con la guida, per un massimo di 25 persone a gruppo. Le guide sono più d'una. I giardini meritano, anche per l'ampia vista che si ha sulla città.


L'ingresso della mostra del Barocco non è dei più belli. A introdurci nella prima sala saranno delle fettucce da macelleria in pieno contrasto con le tende in velluto antistanti. Vogliamo pensare che fosse una sottile metafora per sottolineare il passaggio dai piani alti ai bassifondi della mostra.



La luce delle sale è davvero buona, quasi perfetta, ad eccezione di quella per i quadri più grandi. I pannelli bianchissimi messi ad hoc per i dipinti sono molto eleganti e in linea con l'illuminazione. Peccato che non sia stata fatta una didascalia di massima per ciascun quadro, in fondo non sono molti. Ci si deve accontentare di fare avanti e indietro con un unico pannello per sala. Ma se avete una buona memoria vi ricorderete tutto, piantina delle sale compresa.

Gli allarmi di movimento sono tarati male, ogni quindici secondi ce n'è uno che suona. Anche la guida sembra non accorgersene mentre parla, facendolo suonare in continuazione. Va bene proteggere i quadri, ma non va bene farlo a scapito di un mal di testa.

I primi quadri sono davvero belli, la mostra promette bene ed è subito forte l'ingresso nel '600.  

Si parte con Pierre Prebiette e Bartolomeo Manfredi passando per alcuni allievi della sua scuola. Il maestro Manfredi non ha mai firmato i suoi quadri e tanta era la sua bravura che ha portato a confonderli persino con degli originali di Caravaggio. L'elemento dominante è Bacco il cui quadro oggettivamente più bello è 'Bacco e un bevitore', proveniente da Palazzo Barberini.

Nella stessa sala il nudo di Giovanni Lanfranco.


Godibili sono i 'Giocatori' di Leonaert Bramer e il 'Banchetto di Baldassarre', così come 'i bari' del Paolino. Pietro Paolini, pittore toscano, fondò nella sua Lucca la propria scuola dopo aver studiato sia a Venezia che a Roma. Altri suoi quadri sono custoditi a Palazzo Orsetti e Villa Guinigi.



Degni di nota sono 'Il mendicante' dello spagnolo Jusepe de Ribera, quadro proveniente dalla Galleria Borghese e 'La suonatrice di chitarra', del francese Simon Vouet.

           
                             
Se il Barocco incontra la pittura fiamminga, non può che nascere il bravissimo Michael Sweerts. Tra i suoi quadri scelti per l'esposizione, 'Il pellegrino in sosta' e 'L'anziana che fila', direttamente dalla Pinacoteca Capitolina.

Un paio di quadri che ci riportano poi nella Roma del '600 sono 'Il Carnevale' di Jan Miel (Palazzo Barberini), sullo sfondo di Piazza Colonna e la scena di prostituzione sotto al Pincio di Claude Gellée (National Gallery). In questo dipinto la luminosa chiesa della Trinità dei Monti fa da contrasto alla parte bassa del quadro, dove la selva di quella che adesso è Piazza del Popolo, sembra far calare il buio sulla ragione dell'uomo gettandolo nella perdizione.



In fondo la Roma del tempo, non era poi così lontana dalla Roma di oggi, quando orinare sulle rovine della città era normale tanto quanto adesso; si veda il quadro di Cornelis van Poelenburgh, 'Giovane che orina' (Palazzo Chigi).

La volgarità di allora sarebbe stata attuale anche con il 'gesto della fica', gesto che era usato all'epoca come insulto.

Altri due quadri che ci lasciano entrare nell'atmosfera dell'epoca sono 'Festa e rissa nei pressi dell’Ambasciata di Spagna a Roma' di Jean Both e 'Bentvueghels in un'osteria romana' di Roeland van Laer, quadro proveniente da Palazzo Braschi (Museo di Roma).

Di Bartolomeo Cavarozzi, altro bravissimo caravaggista, è esposto il famoso 'lamento di Aminta' (Dolor, che sì mi crucii, ché non m'uccidi omai? tu sei pur lento!)



Infine ricordiamo Nicolas Régnier con i suoi 'Giocatori di dadi e un'indovina', e soprattuto 'Lo Scherzo', dal Museo Nazionale di Stoccolma.

Qui lo spettatore sembra diventare finalmente parte della scena.


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Complimenti a Matera


sabato 18 ottobre 2014

Via di Santa Maria dell'Anima, in Rome






Matrimoni omosessuali



Prendiamo atto dell'ostruzionismo del Ministro Alfano sulla questione dei matrimoni omosessuali e ricordiamo allo stesso che è la regolamentazione giuridica che deve adattarsi all'uomo, non viceversa.

Il matrimonio omosessuale è stato legalizzato in alcuni paesi come il Canada, il Sud Africa, la Svezia, la Francia, l'Argentina, persino in alcuni stati come la California, New York, il Massachussets, il Colorado o il Vermont. In altri paesi ci sono regolamentazioni di unioni civili e in altri ancora, come il Messico, il riconoscimento di matrimoni registrati all'estero.

Nei primi giorni di Ottobre, il Ministro Alfano ha annunciato una circolare che avrebbe imposto ai sindaci dei comuni italiani la cancellazione delle trascrizioni anagrafiche dei matrimoni registrati all'estero. Da qui ne è scaturito un ostruzionismo quasi totale e in alcuni casi, come Bologna, molto sentito. Persino il Sindaco di Roma Marino, il 18 Ottobre registra sedici matrimoni omosessuali nella Sala della Protomoteca, per dare un segnale forte che qualcosa deve esser fatta.

La legislazione è infatti carente in merito e dunque non sono previste regolamentazioni tra coppie dello stesso sesso. Questo però non può essere sufficiente per dar adito ad illegalità, perché se è vero che la mancanza di norme secondo Senofonte, è qualcosa di illegale, la mancanza stessa è già di per sé indice di una necessità sociale che attende un'adeguata regolamentazione. Se non vi fosse questa necessità, non se ne evidenzierebbe la mancanza.

E come si può vietare dunque qualcosa che ancora non esiste? La registrazione sembrerebbe dunque del tutto lecita, in quanto non si fa altro che sancire all'anagrafe un'unione avvenuta altrove. Di certo, nel rispetto della legge, non se ne celebrerà l'unione in Italia, ma come abbiamo imparato, è solo questione di tempo

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martedì 14 ottobre 2014

Galleria Vittorio Emanuele II, Milano


Henri Cartier-Bresson a Roma (sconsigliata)

Molto deludente questa mostra di Henri Cartier-Bresson, considerato uno dei più grandi fotografi del secolo scorso. Delusione che comincia subito alle biglietterie dell'Ara Pacis. Molto scarso infatti è stato lo smaltimento della fila presso il ticket office del piano superiore, ci si aggira sui due minuti a biglietto e dunque sette persone in fila vi faranno attendere quindici minuti circa (sempre che non finisca la carta del POS). Senza considerare che alla stessa fila si mescoleranno quelli che vorranno semplicemente acquistare dal book shop antistante o entrare al museo del comune di Roma (quello dedicato all'Ara Pacis). In alternativa si può usufruire della biglietteria del piano inferiore, dove risiede la mostra, ma il numero di persone in fila è due volte tanto.

Questo tipo di organizzazione, in una città importante come Roma, per una mostra pubblicizzata da sei mesi, non è accettabile. 

Tornando allo spazio espositivo della mostra, l'ambiente è piuttosto ben pensato, vetrine espositive con vecchie riviste d'epoca, documenti di lavoro, una parete intera con degli autoritratti in carboncino e un'altra con dei film sulla guerra civile spagnola. Anche gli ambienti sono pensati bene, scorrendo i vari periodi dell'artista. Si va dagli inizi della sua attività fotografica, al periodo parigino, dalle foto di guerra a quelle della resistenza, dalle ambientazioni africane a quelle cinesi o indiane. 

L'arte fotografica del bianco e nero sembra insomma passare in secondo piano rispetto alla mera presenza del fotografo in luoghi ed eventi che hanno segnato la storia. E per noi l'arte non può essere mera presenza, ma capacità di vedere cose che altri non vedono, capacità di raccontarle. Questa capacità spicca soltanto in una dozzina di foto o poco più. 

Per ultimo, deludente è stato anche il formato delle foto, eccessivamente piccolo, dentro quadri eccessivamente grandi. Va bene come scelta una tantum, ma qui crediamo sia stato fatto un uso esagerato.