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lunedì 30 agosto 2021

La mia hot line con lo zio Joe

 


Chiamo il Presidente dei Presidenti al telefono, sì lui, quello che si addormenta quando incontra il primo ministro isrealiano. E' un numero speciale, ed è chiaramente composto da un telefono speciale. Per raggiungerlo devo scendere in cantina, afferrare la seconda bottiglia d'olio campano a destra e spingerla in avanti. A quel punto una leva si abbassa, mi ci aggrappo e il muro ruota di 180° facendomi scomparire direttamente nella cantina di Miro, il mio vicino di casa. Sì è vero, avrei potuto raggiungere la cantina di Miro anche dalla porticina che sta accanto al portone principale, ma la cosa non avrebbe più quel pathos che fa tanto Tempio Maledetto.

Il telefono è a stelle e strisce ovviamente, ed è posizionato su uno sgabbello. Un tempo lo lasciavo direttamente a terra, ma da quando ci sono le infiltrazioni d'acqua ho dovuto alzarlo di qualche centimetro per forza. E ci sono le calosce ovviamente che metto sempre prima di chiamare sua nonnezza, il Presidente dei Presidenti in carica. Come vi dicevo il numero è speciale, lo conosciamo soltanto io e il Presidente. Ma più io perché lui lo dimentica sempre.

"Hello?"
"Hello Joe!"
"Joe Hello!"
"Eoj olleh!"
 
(questo è il messaggio in codice che usiamo per riconoscerci, sono circa dieci secondi di convenevoli, giusto il tempo di capire che io sono io e lui è lui)
 
"Como stai Alberto?"
"Sto bene zì, senti ma non è che hai bisogno di farti qualche oretta di sonno?"
"No, stajo bono."
"Perché ti vedo provato ultimamente, sei sicuro che questo lavoro faccia per te?"
"Quando andiama a mangiaro 'o spaghetto?"
 
(ci siamo conosciuti da Carpe Diem a Porta San Pancrazio, quando era ancora vice nonno esecutivo d'America)
 
"Guarda ti chiamo per la questione afgana, le parole che hai detto, mi riferisco a quelle della vendetta, i tempi che hai scel..."
"Domani vegno con airplane in your town ok?"
"No aspé, stavo dicendo che la storia della vendetta è proprio..."
"Como sta Giovanni?"
"Ma chi è Giovanni?"
"Adesso noi dobbiamo distruggere nemici di 'mmericani!" (ha pure mimato una timida inflessione alla Sordi)
"Si ho capito, ma volevo dirti che.."
"Iz colpa dei Trumpisti."
"Come dei Trumpisti?"
"                       "
"Joe ci sei? Ehi Joe non ti sento."
"                       "
"Comunque dai se hai bisogno di ripassare un pò di politica estera, ti consiglio una master class del nostro Giggino, la trovi su Youtube - basta che cerchi "Giggino 'o console".
"E como sta Giovanni?"
"Ma chi cazzo è Giovanni!!"

domenica 7 gennaio 2018

Tutti vogliono fare fuori il Tycoon, ma lui è sempre là. Ecco perché




E' un pò come quando togli il giocattolo a un bambino perché deve andare a dormire. Ma nel caso di Trump nessuno lo fa per il suo bene, ma per un fantomatico "bene del mondo". Lui può anche andare a farsi fottere.

Primo motivo: la legittimità

E qui sorge il primo problema; non era l'America il posto più democratico del mondo? E non è stato Trump a vincere le ultime elezioni? Considerando che le sue condizioni mentali sono le stesse della campagna elettorale (non abbiamo certificati medici che dicano il contrario), deleggittimarlo significherebbe deleggittimare gli stessi americani e i valori che la loro bandiera rappresenta.

Trump è lo stesso di sempre, solo con molta più importanza di prima e lui questo lo sa bene:

"Ho vinto! Sono il vincitore, io non sono il perdente!" Diceva come un mantra dopo la vittoria.
Potrò essere l'uomo più famoso del mondo!"

Pertanto, spodestare il Trump attuale col 25mo emendamento è un discorso che non potrà mai funzionare fin quando parliamo di essere contro il protocollo di Kyoto, di voler estendere il muro di confine col Messico o minacciare di chiudere Internet in determinati paesi del globo. Nemmeno le sue esternazioni su Hillary, Obama o sul giornalista disabile del NYT sono riuscite a renderlo mentalmente incapace di fare il Presidente. Anzi, Trump potrà continuare a spararla sempre più grossa con tanto di indignazioni corali da parte dell'opinione pubblica, al massimo imparerà a non fare TRE volte di fila la stessa figuraccia.


Secondo motivo: il tradimento

Tutti parlano male di Trump, lo abbiamo imparato in questi mesi. E chi ne parla peggio sono proprio le persone a lui più vicine, soprattutto gli amici (qui la mia recensione sul noiosissimo Fire and Fury). E cosa c'è di peggio che essere tradito da un amico? Ergo, Trump diventa un martire.

E' un pò come il nostro Fantozzi: siamo tutti megadirettori galattici quando lo critichiamo o colleghi pronti a tradirlo di fronte al superiore bene del mondo, ma essendoci un pò di Fantozzi in tutti noi, vederlo fare il megadirettore galattico degli Stati Uniti non ci da poi così tanto fastidio.



Terzo motivo: il self made man

E non parlo certamente dell'impero ereditato dal padre, ma dell'uomo meno politico d'america che è riuscito a diventare Presidente degli Stati Uniti. Questo è il vero ossimoro di Trump, il suo successo maggiore, perché gli americani ne hanno avuto abbastanza delle solite facce della famiglia Clinton e Bush e relativi staff, c'era bisogno di svecchiare Washington. E Trump ci sta riuscendo davvero bene. Anzi, probabilmente non hanno mai visto niente di simile in vita loro.

Ciò che ti sei costruito da solo nessuno te lo può togliere.


Quarto motivo: i soldi

L'America ha sete di rinascita e dopo la crisi del 2008 l'economia sta finalmente andando alla grande. Chi meglio di un capitalista avrebbe potuto cavalcare il Toro di Wall Street? Di certo non Hillary, né i detrattori di Trump. E questo perché non c'è nessuno più capitalista di un capitalista di New York.


LESSON LEARNT: ci sono aspetti di un politico che valgono tanto da far dimenticare persino la sua pessima politica: a un bambino perdoniamo sempre tutto


Che Dio benedica l'America !!

Ho letto Fire and Fury e ha funzionato. Mi sono addormentato.



Titolo più sbagliato non si poteva scegliere. Il libro di Michael Wolff è infatti una noiosa sequela di eventi a cavallo della vittoria di Trump che volenti o nolenti abbiamo tutti imparato a conoscere. Sarebbe stato meglio chiamarlo Crazy and Fool perché nel libro di FURY c'è davvero poco, forse un pò di FIRE quello sì, perché chi lo avrà comprato in forma cartacea lo brucerà subito dopo averlo letto. Io invece, non riuscivo a prendere sonno e la sua lettura me lo ha conciliato.

"Sono in uno stato costante di shock e terrore"

Il libro è scritto a mò di articolo, ma considerando la fretta e il mestiere di chi l'ha scritto, questo non stupisce. Sicuramente traspare quello che già sappiamo, ovvero che Trump non si aspettava di vincere le elezioni ma soprattutto che Trump è un ragazzino annoiato che si arrabbia se non ottiene ciò che vuole.

"E' peggio di quanto si possa immaginare." Diceva Gary Cohn, presidente del National Economic Council in una mail riportata nel libro. "E' un'idiota circondato da pagliacci. Trump non leggerà mai niente, nessun promemoria, nessun documento. Niente di niente. Non fa che alzarsi a metà di un meeting con leader mondiali solo perché si annoia. E il suo staff non è da meno. Kushner poi è un poppante laureato che non sa niente. Bannon invece è uno stronzo arrogante che pensa di essere più intelligente di lui. [...] Sono in uno stato costante di shock e terrore."

Ma Trump ha sempre sminuito, proprio come fosse in un gioco tra bambini.



Trump bambino

"Prendono tutto ciò che ho detto e lo esagerano." Comunicazione telefonica avvenuta dalla Casa Bianca nella prima settimana di mandato. "E' tutto esagerato. Le mie stesse esagerazioni sono esagerate."

"Ho vinto! Sono il vincitore, io non sono il perdente!" Diceva come un mantra dopo la vittoria.
“Potrò essere l'uomo più famoso del mondo!"

"Sarò il più grande produttore di lavoro che Dio abbia mai creato."

"È un ragazzo che odiava veramente la scuola e non ha certo intenzione di iniziare ad amarla adesso."

La fonte del libro è il già menzionato Steve Bannon, ex stratega dell'entourage di Trump, sette anni in marina ed ex dipendente del Pentagono con un MBA alla Harvard Business School. Bannon è stato fatto fuori dalla figlia Ivanka Trump nell'estate del 2017 perché troppo di destra. Ed evidentemente se la dev'essere legata al dito.

"Il tempo trascorso con Trump durante la campagna elettorale è stata un'esperienza disarmante: tutti intorno a lui erano idioti." Disse quello che era sempre vicino al presidente.


Il libro passa poi in rassegna sia la famosa frase scandalo detta nel fuori onda con Billy Bush, di cui eravamo già ampiamente a conoscenza, sia le spiegazioni impacciate riportate da Trump: "Non ero io a parlare, sapete bene quanto è facile oggi giorno alterare la voce di qualcuno."





Steve Bannon: Trump è il tipico maschio Alfa 

"Una volta, tornando col suo aereo e con un amico miliardario che aveva portato con sé una modella straniera, Trump, cercò di fare il simpatico invitandoli ad Atlantic City dove gli avrebbe fatto fare un giro del suo casino. Ma il suo amico assicurò alla ragazza che non c'era proprio niente di bello da vedere ad Atlantic City. Era un posto invaso da spazzatura bianca. 

"E cos'è questa spazzatura bianca?" Chiese la modella. 
"Sono persone come me." Rispose Trump. "Solo che sono poveri."


E poi c'è Murdoch che chiudendo il telefono con lui avrebbe detto. “What a fucking idiot."

O Jeff Bezos, il capo di Amazon che al contrario non si è mai curato troppo di entrare nelle grazie di padre e figlia Trumpisti. E grazie, aggiungiamo noi, con un patrimonio di 30 volte superiore, chi perderebbe tempo con uno come Trump? Nemmeno le minacce di tassare maggiormente le attività di Amazon hanno funzionato; e questo perché probabilmente Trump non aveva ancora capito che l'azienda fosse americana. 

Ma perché il presidente ce l'aveva tanto con Amazon? Semplice, perchè il suo inventore è anche l'editore del Washington Post, giornale che non gli ha certo reso facile gli ultimi mesi di campagna elettorale.


Continua il libro: dieci giorni prima dell'inaugurazione di Donald come 45° presidente, un gruppo di giovani membri del suo staff stavano guardando il presidente Obama che pronunciava il suo discorso di addio e dissero che Trump non ha mai ascoltato un discorso di Obama. 

"Sono così noiosi" Disse uno di loro.

O ancora, lo strafalcione su Mark Berman, giornalista del Washington Post, ne ho parlato qui.


"Non sono intelligente, sono un genio."



Trump avrebbe chiesto camere separate per lui e la moglie alla Casa Bianca. Non succedeva dai tempi di Kennedy. E durante i primi giorni ha ordinato due televisioni e una serratura nuova sulla porta, arrivando anche ad un piccolo scontro coi servizi segreti, che invece insistevano per avere sempre accesso alla sua stanza.

Poi ha rimproverato il personale delle pulizie per aver raccolto la sua camicia dal pavimento: "Se la mia camicia è sul pavimento, è perché io la voglio sul pavimento!"

E infine ha imposto una serie di regole: "Nessuno tocchi nulla, specialmente il mio spazzolino da denti." Questo perchè - continua Wolff - aveva paura che potesse essere avvelenato ed è anche uno dei motivi per cui gli piace mangiare da McDonald's.

"Se non cenava alle 18.30 con Steve Bannon, allora si metteva a letto a mangiare un cheeseburger guardando i suoi tre televisori e facendo telefonate."

"Riesci a immaginare quanto sarebbe dirompente e distruttivo se quello che fai ogni giorno lo fai improvvisamente alla Casa Bianca?" Avrebbe detto un vecchio amico di Trump.

Donald Trump on Instagram (@realdonaldtrump)


La questione Putin e l'FBI

E poi c'è la questione russa, affrontata con qualche dettaglio in più sui movimenti di Kushner e di sua moglie Ivanka, nonché cara amica di Wendi Murdoch e Dasha Zhukova, moglie del russo Abramovich. Ma in fondo, anche qui, di fatti meritevoli di attenzione non v'è traccia. Ci sono molte ipotesi, come quella parecchio fantasiosa che Trump possa essere un'inconsapevole pedina del Cremlino - un Manchurian Candidate

Insomma, da molto prima che fosse eletto, una certa america sta provando goffamente e in tutti i modi a non fargli fare il presidente, ma più ci prova e più Trump diventa forte. Questo succede perché ci sono fattori più importanti dell'essere un pessimo presidente, come quello di non tradire mai un amico, cosa che al contrario, sembra essere il leitmotif del libro di Wolff. E appellarsi al 25° emendamento per rimuovere un presidente incapace di fare il presidente sembra essere l'ennesimo folle escamotage che si ritorcerà contro i suoi detrattori.

“Non è soltanto pazzo.” Avrebbe detto Tom Barrack, amico d'affari ed alleato di Donald. “E' anche stupido.”

“E' Trump.” Dice Bannon. “E' quello che pensa di poter licenziare l'FBI.”


E per finire la chicca di Wolff che meglio descrive il contenuto di un libro che vuole ergersi con forza a novello Watergate:

"Trump non è nato per fare il politico, Trump è nato per fare il venditore."

Che scoop! 
Aggiungiamo noi.



Buonanotte.

sabato 6 gennaio 2018

Fire and Fury: il libro su Trump rischia di essere un boomerang a vantaggio del Presidente

Michael Wolff intervistato alla NBC


Probabilmente il libro finirà col diventare la migliore delle pubblicità per Trump e dovremo sentirci dire "Avete visto? Ve l'avevamo detto che erano tutte balle!" La considerazione di Donald nei confronti del giornalista Michael Wolff ha ormai raggiunto picchi da seconda elementare: "Michael Wolff is a total loser."





E infatti il giornalista, intervistato alla NBC racconta di come tutti quelli che ha intervistato, considerino Trump un bambino e in quanto tale, abbia sempre bisogno di una gratificazione immediata."

Ma come dare torto al biondo presidente se Mark Berman, giornalista del Washington Post smentisce pubblicamente sul suo account Twitter di non aver mai fatto colazione al Four Seasons né di averci mai messo piede, come invece è raccontato nel libro di Wolff ? 


Va bene, magari nella fretta di arrivare alla pubblicazione, si è lasciata un pò perdere la questione del fact checking ma come dire, se questo è l'inizio...




domenica 9 novembre 2014

Chi è Loretta?

L'otto Novembre, Loretta Lynch, è stata nominata Attorney General dal Presidente degli Stati Uniti, ovvero capo del Dipartimento di Giustizia americano. Il predecessore era Eric Holder, primo afroamericano a ricoprire il ruolo.

Holder ha dato le dimissioni lo scorso Settembre sottolineando che sarebbero divenute effettive nel momento in cui si sarebbe nominato il suo successore. Ed è curioso che nei pronostici non vi fosse nessuno che menzionasse la Lynch. Si parlava dell'ex consigliere della Casa Bianca Kathryn Ruemmler e del consigliere di Obama per la sicurezza interna Lisa Monaco o ancora, del Procuratore Generale della California Kamala Harris e dell'ex direttore dell'FBI Robert Mueller. Ma nessuno aveva in mente Loretta.

Eric Holder, che sembra uscito fresco fresco da una puntata di Law&Order, parlando delle sue dimissioni ha detto che ha preso coscienza d'aver superato i sessant'anni e che ormai vede più giorni passati che giorni futuri. Sarà come dice lui certo, ma gli introiti da due milioni di dollari che ha fatto nel 2008 presso lo studio della Covington & Burling prima di essere nominato, parlano forse più del semplice pezzo di carta per rassegnare le dimissioni.

Attualmente lo stipendio che andrà a prendere la Lynch è pari a circa duecentomila dollari, praticamente dieci volte meno di quanto prenderebbe Holder da avvocato. E molti sono stati gli oppositori in Senato di queste dimissioni, vuoi perché faceva parte della prima squadra di governo del Presidente Obama e vuoi perché non era il momento opportuno, viste le imminenti elezioni di midterm. E infatti le critiche continuano ancora oggi alla luce dei pessimi risultati del Partito Democratico.


Loretta si è presentata comunque con un ottimo curriculum.
Ha lavorato sei anni per lo studio della Cahill Gordon & Reindel, undici anni come Procuratore di New York (Eastern District), otto anni come socio della Hogan & Hartson e altri quattro come Procuratore Generale dell'Eastern District di New York arrivando a coprire tutte le questioni giudiziarie di Brooklyn, del Queens e di Staten Island . Dice di amare il servizio pubblico e che rimarrà sempre vicino a questo. Ha insegnato legge alla St. John’s University School e nel 1999 è stata nominata procuratore dallo stesso Clinton. La Lynch ha dovuto lottare contro i pregiudizi, perché donna e perché donna di colore. Pare che all'inizio della sua carriera venisse scambiata in tribunale per il reporter ufficiale del processo. Ma non si è fatta condizionare e ha continuato per la sua strada, combattendo criminalità organizzata, traffico di droga, di armi, cyber crime e corruzione.

Laureata cum laude ad Harvard nell'81 e preso il dottorato nell'84, dice di aver capito il potere della legge quando da giovane ha aiutato gli afroamericani a fuggire al nord durante il periodo della segregazione razziale.

Nel suo discorso d'insediamento di ieri ha sfoderato il più classico dei patriottici discorsi alla nazione, con tanto di "adesso sarò al servizio di tutti gli americani, per proteggervi, e sarà un onore farlo" ha ricordato che il Ministero di Giustizia è forse l'unico Ministero che è nato da un'ideale e che rappresenta un nobile, quanto stimolante mestiere. Ha ringraziato tutti coloro che ci lavorano e che rendono possibile ogni giorno e ogni notte quell'ideale.  Ha poi ringraziato il Presidente degli Stati Uniti, l'ex Procuratore Generale Eric Holder e i suoi genitori "che pur non più vivi, mi stanno sicuramente guardando". Ha poi concluso dicendo che il suo primo pensiero al mattino sarà la sicurezza di tutti gli americani.

Non ci resta che augurarle buon lavoro.