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lunedì 18 luglio 2016

Tipico

finisco il mio allenamento spingendo un pò nel finale, il che capirò solo dopo, mi fa scendere la pressione poiché il cuore richiede più sangue, ergo il cervello sbufferizza fino a formattare due o tre importanti informazioni, come chi sono e la distinzione tra spogliatoio degli uomini da quello delle donne. riconosco d'aver sbagliato spogliatoio dalla totale assenza di creme, cremette ed unguenti al latte di cocco svedese, nonché da un paio di acuti vocali che sfiorano i 4 terahertz. raggiungo il mio spogliatoio lasciandomi guidare dal naso e dagli unguenti di propoli e fiori di lillà. capisco di essere nello spogliatoio giusto quando il latte di cocco si mescola con la puzza di sudore. faccio la doccia nel tempo necessario ad un tizio per guardarsi allo specchio prima della doccia. mi asciugo. mi vesto. esco e raggiungo il mio armadietto. il sangue torna lentamente a fluire in modalità recovery. afferro il lucchetto, giro sulla solita combinazione e il lucchetto non si apre. bene. riprovo. niente. certo, sono 5 anni che lo uso ma perché dovrebbe rompersi proprio adesso, anzi perché dovrebbe proprio smettere di funzionare? riprovo, faccio fare un pò di rotazioni alle rotelle in entrambi i sensi, ma solo per constatare che sono nei guai. il lucchetto non ne vuole sapere di aprirsi. le chiavi della macchina sono nell'armadietto. gli spicci per la mia spremuta d'arancia post allenamento sono nell'armadietto. il telefono (imprecazione) è nell'armadietto. ho un gesto di stizza e provo subito a permutare tutte le combinazioni. poi mi chiedo ma che diavolo sto facendo, sono mille, anche c'impiegassi due secondi a combinazione ci metterei mezz'ora e poi che diamine, ho quel lucchetto da 5 anni, come fa a rompersi proprio adesso!!
vado alla reception.
"scusate, non riesco ad aprire il lucchetto, potreste..."
"....romperlo? certo" e la ragazza tira da sotto al bancone due tenaglie da mezzo metro
cristo santo penso. questa è pericolosa.
raggiungiamo l'armadietto e le spiego i fatti.
"guarda, non riesco proprio a capire"
"tipico"
"tipico?"
"sì, tipico degli uomini"
rido di gusto. poi di nervosismo.
"nel senso che fino a ieri funzionava, adesso sembra non volerne proprio sapere"
"anche questo è tipico"
alché sento l'occhio sinistro chiudersi un paio di volte di fila in un tic tutto suo. la ragazza si avvicina, prova la combinazione, ma niente.
"ok, prima di romperlo devo chiederti una cosa"
brava, così si fa. sicuramente vorrà sapere in anticipo cosa c'è dentro per capire se sia il vero proprietario o meno. "dimmi pure"
"sei sicuro che il tuo armadietto non sia questo accanto?" e mi indica l'armadietto 004 con un lucchetto identico al mio.


sabato 16 luglio 2016

Il doppione

Cerco un libro su Amazon su suggerimento di uno strano personaggio sedutosi al mio stesso tavolino la scorsa settimana mentre facevo colazione, ma non è in stampa, troppo tempo per poterlo riordinare, così cerco la versione Kindle, ma non esiste, lo cerco su IBS sia cartaceo che elettronico, niente da fare, stessa storia, ripiego sull'usato e lo trovo in una libreria al centro, libreria nella quale giungo tutto sudato a 10 minuti della chiusura lasciando la macchina in un parcheggio a pagamento, soddisfatto pago e col libro sotto l'ascella me ne torno a casa, ne leggo subito un paio di capitoli e forte del suo contenuto lo ripongo nel marasma della mia libreria proprio sott....ma un momento, questo libro ha lo stesso tit......merda.
5€ di parcheggio + 10€ di libro usato per avere una copia dello stesso libro che anzitempo comprai probabilmente nella stessa libreria lasciando la macchina nello stesso parcheggio.
Stamane si presenta nuovamente il tale sedendosi al tavolino accanto al mio. Sorride di gusto e manda giù il suo caffé. "Ha trovato poi il libro che le ho suggerito?"
"Sì l'ho trovato, ma l'avevo già comprato a suo tempo e riposto con cura nella mia libreria."
"Bene."
"Bene?"
"Certo. E' un'ottima lezione questa che ha ricevuto e dovrebbe farne tesoro." Il tipo manda giù l'ultimo sorso di caffé poi si pulisce il palmo e il dorso della mano sulla sua giacchetta nera."
Lo fisso, alquanto basito. "Ho come l'impressione che lei..."
"Che sapessi della copia che ha comprato il 12 Giugno 2013? Oh ma certo, altrimenti non le avrei fatto perdere tempo con tutta questa faccenda."
"Posso sapere chi è lei?"
"Voi vi preoccupate sempre di sapere chi siano gli altri, ma ignorate volutamente di conoscere chi siate voi stessi." Il tizio si alza mettendosi tra me e il sole, lascia 20€ (VENTI) per il suo caffé e sorride guardando lontano. "C'è una pagina nel libro che parla di questo nostro incontro, quando la riconoscerà avrà il suo insegnamento." E indicando i soldi sul tavolino aggiunge. "Prenda pure i soldi che ha speso, ma lasci la mancia al cameriere!"


martedì 5 luglio 2016

Trieste Trasporti

foto by triesteprima.it


Ore 21.00 collega dimentica zaino con computer e hard disk portatile sul bus in centro.
Ore 21.30 ceniamo vicino la stazione contattando la ditta dei trasporti pubblici.
Ore 22.25 un'impiegata slovena della Trieste Trasporti riporta lo zaino al collega a 200 mt dal ristorante.
Festeggiamo con un gelato da Grom.

Ho immaginato la stessa cosa a Roma:
Ore 21.00 collega dimentica zaino con computer e hard disk portatile sul bus in centro.
Ore 21.05 il computer viene formattato e caricato su un furgone blu.
Ore 21.30 ceniamo vicino la stazione contattando la ditta dei trasporti pubblici.
Musichina d'attesa.
Dopo 10 minuti squilla il telefono e risponde un operatore, tempo mezzo secondo e cade la linea.
Riproviamo.
Musichina d'attesa.
Dopo soli 5 minuti squilla il telefono e risponde un operatore.
Maschio.
Sovrappeso.
Ansimante.
"Pront... ATACCHE"
"Sì guardi abbiamo avuto un problema sul 46, il collega si è dimenticato lo zaino a bordo dell'autobus, come possiamo fare per recuperarlo o contattare l'autista?"
"Che collega?"
"In che senso?"
"Che collega ha perso?"
"Non ho perso il collega, ho perso lo zaino del collega!"
"Ambé e mò so cazzi, er collega tuo 'o sa che j'hai perso 'o zaino?"
"Santo cielo è il collega che ha perso lo zaino!"
"Sur busse? E quanno 'o ritrovi fraté!? 'O sai come se dice a Roma?"
"Senta io ho bisogno di capire se l'autobus sta andando in rimessa o se sia contattabile quantomeno il conducente."
"Quello-che-èpperso-èpperso."
"Grazie è stato di grande aiuto."
"Se figuri, per qualsiasi cosa non esiti a ricontattacce, bonasera."
Nel frattempo arrivano gli involtini primavera.
Il collega ha perso l'appetito, noi mangiamo cercando una soluzione.
Poi chiamo la polizia che mi switcha su un fantomatico numero d'assistenza oggetti smarriti di Roma Capitale.
Musichina d'attesa.
Dopo 10 minuti squilla il telefono e risponde un operatore.
Maschio.
Sovrappeso.
Ansimante.
"Pront... zero sei zero sei zero sei come posso aiutatte?"
"Ah ma è lei?"
"Lei chi?"
Attacco.
Squilla il telefono del collega.
"Si pronto?"
"Abbiamo il tuo hard disk. Sappiamo dove sei e cosa state mangiando. Ci vediamo a 200 mt dal ristorante. Porta con te 1000 euro e riavrai l'hard disk."

lunedì 13 giugno 2016

Le ultime frontiere della Reception

"La vedo signor Oliva, la vedo! Adesso le apro il portone di vetro e quando le aprirò il portone lei prosegua dritto verso l'ingresso.... troverà una busta col suo nome, proprio sopra il tavolo di mogano....

bene, la apra." 

Per un attimo credevo d'aver sentito 'bene, la capra', ma vabbé.

Silenzio.




"L'ha aperta? Ottimo, adesso si volti e vada verso gli ascensori."

Di nuovo silenzio. Mi vedo riflesso in uno specchio con il mio cellulare in mano.
Poi un pendolo della hall rintocca la mezzanotte.

"Perché non si volta? Guardi che la vedo...."

Ok mi volto.

"Molto bene, la sua stanza è al secondo piano, se vuole la seguo con le telecamere fino a quando non trova la sua camera..."

"No signora, la ringrazio." Faccio parlando al soffitto "Credo di potercela fare da solo."

sabato 11 giugno 2016

gnik gnik

scena che nemmeno Bukowsky: vado a correre e dopo qualche metro sento un lento cigolio, è alle mie spalle, penso a un motorino, no troppo lento, il cigolio aumenta, giro a sinistra poi proseguo dritto su una strada a scorrimento veloce, del cigolio non c'è più traccia, supero un bar e giro a destra, il cigolio è tornato....gnik gnik - gnik - gniiiik, è sempre più vicino, ma non mi giro sono concentrato a correre, so che si sta avvicinando, dev'essere qualcuno in bicicletta, forse una bicicletta elettrica, gnik gnik - gnik gniiiiiik - ormai è alla mia sinistra e sento qualcosa tipo un orso che annusa l'aria, poi capisco che è qualcuno che ansima.
mi giro.

un vecchietto con gli occhi di fuori spinge al massimo una vecchia bicicletta arrugginita, è vestito bene, ma completamente madido di sudore, la sua bicicletta ha due cestini, uno davanti e uno dietro.
su quello davanti è adagiata una papera, e fin qui tutto normale....chi è che non va in bicicletta con una papera oggi giorno? io me la porto sempre quando vado a fare benzina, non ne esco mai senza, può tornare utile. ultimamente ne ho comprata una seconda, stavo pensando di alternarle, i giorni dispari una i giorni pari l'altra.
ma veniamo al cestino di dietro.
il cestino di dietro.
si beh ecco...il cestino di dietro.
una sacchetta da 5 litri trasparente con dentro....no non posso.
ok, posso.
...dell'ottima urina di annata.
mi sono fermato all'istante, il vecchio credo non si sia nemmeno accorto di me.
alché prima di ringraziare dio dei 36 anni vissuti per questa memorabile scena, mi sono chiesto, starà mica andando dal veterinario con la piscia della papera per farla analizzare? le papere pisciano così tanto? o forse è la sua ma non può lasciare la papera a casa da sola...? forse è un vecchio alchimista che sta portando l'elisir di lunga vita a qualcuno
una cosa è certa.
in questi momenti dio è più vicino che mai.
e soprattutto quando vedrò una papera non sarà più la stessa cosa, non parliamo poi di quando andrò a pisciare...


domenica 22 maggio 2016

Otto milioni di abitanti

"io sò quasi 50 anni che vivo qua e carcola 'na cosa, ner dopoguera eravamo 800 mila" 
pausa. sguardo fisso su di me. 
"mò a Roma semo 8 mijoni, cioé a'capito? otto! mica sette...."
annuisco in segno di profonda approvazione
"otto-mi-jo-ni... 'ndò li metti otto mijoni?"

già, 'ndo li metti...so proprio tanti

"a fraté..." continua mettendo i soldi della benzina nel portafojo, ehm...volevo dire portafoglio "io ho vissuto vent'anni in Germania e quelli tutta sta frutta a ogni angolo mica c'avevano, e però sò i primi in Europa..."

"certo" faccio io "di frutta ce n'è sempre bisogno per carità, però..."

"a caritaaaaaaà? a carità sta ner Vangelo amico mio, emmò ce tocca votà startri du fiji de na mignotta che se magneranno l'artra metà de Roma rimasta in piedi" nel frattempo arriva una macchina, lui strizza gli occhi sotto al sole e continua "...e poi sai che succede?" stavo per accennare a una banale ipotesi per quella specifica domanda, come fossi un semplice cliente che non ha niente da fare nel weekend, ma per fortuna mi ha interrotto prima "succede che te saluto" con tanto di mano appoggiata a fianco della bocca " 'na dittatura ce vole! e allora vojo vede st'otto mijoni 'ndo vanno..."

torno alla macchina perplesso, non tanto per " l'otto mijoni d'abitanti" ma per i vent'anni passati in Germania, non t'hanno mica fatto bene eh....


domenica 15 maggio 2016

L'intervista

Stazione di Brignole.

Binario 9. Prendo l'ascensore, esco in banchina e osservo un uomo che accompagna lentamente una donna anziana, probabilmente la madre. Osservo meglio e riconosco la nuca, le orecchie, la stanghetta degli occhiali, è lui. 

Un anno fa lo avrei pagato per intervistarlo, avevo pagine di domande nel mio moleskine, ma stasera... stasera eravamo due uomini vecchi e compassati, vittoriosi sì, ma consapevolmente sconfitti. 

Eravamo in pochi al binario, e avevamo entrambi molto tempo prima che il Freccia Bianca arrivasse. Alché lui si gira e mi vede, io gli sorrido come per approvare il suo passato, o forse il mio. E lui ricambia come per approvare il mio futuro, o forse il suo. 

E stasera credo d'aver ottenuto l'intervista che solo un anno fa mi avrebbe reso famoso.




martedì 10 novembre 2015

Mondi paralleli

mi concentrai. aguzzai la vista ed entrai in un mondo parallelo. cominciai a vedere città perfettamente organizzate, vegetazione che cresceva dove nemmeno la nostra civiltà avrebbe mai osato farla crescere, esseri che si muovevano a destra e manca in spazi che a noi sembrerebbero fin troppo angusti, ma che loro sfruttavano con grande sapienza. vidi persino oggetti volanti innalzarsi sino al cielo silenti e strane luci dalle quali sgorgava acqua per tutti.

poi richiusi il Philadelphia e controllai la data di scadenza. 
23 agosto 2012.





giovedì 15 ottobre 2015

Il Ragionier Filini

Prendete il viso di Filini, prendete gli occhiali di Filini, insomma prendete Filini....bene, sotto metteteci un palestrato body builder e condite il tutto con i movimenti di un Troll in un negozio di cristalleria.

Ma non è finita, aggiungete una vocina acuta e un paio di tic nervosi ed avrete il quadro perfetto di chi mi ha servito oggi in banca.


"Che deve fare?"
"Sì buongiorno, la mia carta è scaduta."
"Mi facci vedere." Giuro, come Filippo il giornalista. Alché lui la guarda, poi guarda me in silenzio. Temevo di farlo lavorare, e infatti era lì lì per dirmi "Lei è un pazzo, un facinoroso. Noi queste cose non le facciamo, potrebbe beccarci la finanza. Deve rivolgersi direttamente alla casa madre, dove progettano i microchip di queste carte." Quando invece "..ok vediamo che cosa si può fare, in effetti non so se oggi gli applicativi....forse..." Occhi al soffitto, sembrava andare a memoria, anzi sentivo proprio i neuroni svuotarsi il pappagallo e infilarsi tuta e scarpe da ginnastica per pedalare. "Forse Gesta, se poi entro in NOROS e inserisco i dati dal gestionale...allora..." Ma squilla il telefono. Un amico. O un collega. O un cliente. Difficile stabilirlo. Stava per chiudere quando gli fa: "Ah ma sentimpò...ma che per caso sai come si cambiano queste nuove carte?" Segue battuta volgare sul proprio datore di lavoro e incitamento alla rivoluzione sindacale. Considerate pure che la mia banca, come quasi tutte ormai, non ha più i classici sportelli user friendly alti due metri, ma delle scrivanie sparse qua e là. Questo solo per dire che per tutto il tempo che è stato al telefono, io e altri due clienti ci siamo dovuti sorbire il suo delicato quanto elegante smucinamento di palle. Ma non c'è da stupirsi, è il modo che usa il romano medio per concentrarsi. In senso orario riflette sul da farsi, in senso antiorario avvolge la bobina e dunque cerca di ricordarsi le cose.

"Ho capito, vabbeh, seh, seh....seh, su NOROS, occhei ciao. Allora, mi dii documento e numero di conto. Signori dopo il signore questo sportello chiude."

Troppa fatica per oggi.



mercoledì 14 ottobre 2015

la Torre di Babele

Mi disse che dopo la pioggia dell'altro giorno non vedeva più i suoi canali preferiti.
"La televisione ha qualche problema. Può aiutarmi giovanotto?"
"Sì, certo."
"Mi segua, allora."

La mia vicina di casa soffre di Alzheimer. Mi avrà incontrato una cinquantina di volte per le scale e ogni volta mi da del lei come se non mi conoscesse. Poi come un rituale mi chiede se abito nel palazzo o se ho animali in casa. E per finire mi racconta la storia di Babele.

Ho sempre pensato che vivesse al piano terra e invece mi sbagliavo. Il piano terra è solo una facciata. Una sorta di iceberg, un termitaio. La vita vera era sotto, sotto al giardino, sotto al palazzo.

"Oh beh, lassù non ci vado quasi mai." Mi fa indicando il suo appartamento al pian terreno. "Io vivo qua sotto, vede?" Ed entriamo in un secondo grande appartamento proprio adiacente ai box. Eravamo passati dal giardino e attraverso una scala a chiocciola eravamo finiti in un chiostrino e poi dentro casa sua.

"Questa è la cucina." Mi fa chiudendo la finestra. "Anche quella è guasta." E mi indica un mobile anni '70 con sopra una piccola televisione a tubo catodico, forse un quindici pollici. Friggeva su un canale tra il grigio e il grigio scuro. Mi guardai attorno. La cucina era sporca, maleodorante e qualsiasi alimento si fosse conservato la dentro sarebbe di certo scaduto nel giro di qualche giorno. Lei adora gli animali, e non stento a credere che in frigo non ne tenesse qualcuno imbalsamato.



L'olezzo di cibo per gatti era nauseabondo, così come quello dei gatti. Probabilmente la cucina serviva solo a loro. Lei ormai è troppo vecchia persino per provare appetito. Sui fornelli c'erano tre piccole padelle bruciate, con dentro del pane bruciato e della carne bruciata. A terra, il gatto arancione si preoccupava della mia presenza, mentre quello nero e senza la coda aveva deciso di mangiare tutto prima che lo facessi io al posto suo. Erano sporchi e rassegnati. Molto più rassegnati di quanto lo fosse Olga.

Ci spostiamo in salone. Il salone del sottoscala. L'odore è ancora forte. Ci sono tre divani e un pianoforte a coda. Tutto in penombra. Fanno luce una televisione a schermo piatto e una lampada accanto al divano. Vestiti e libri sono ovunque. Mi ricorda la clochard che stava accanto alla sinagoga, proprio dietro la camionetta dei carabinieri, probabilmente per sentirsi protetta. Viveva in cinque metri quadri di cianfrusaglie, vestiti, coperte, giornali. E lì dentro, sotto un telone trasparente leggeva il suo giornale come fosse nel salone di casa. Un giornale come quello che era poggiato sul divano, proprio accanto agli occhiali da vista di Olga.



"Quella oggi mi ha lasciato proprio una bella PATATA!"
Pensavo si riferisse alla donna delle pulizie, ma avevo capito male. "Una patata? Chi signora?"
"Come chi? La gatta! Non la vede? Ha cagato proprio qua, sul divano."

Ahhhh. Una cagata. Certo.
Mi dissi che dovevo metterci il minor tempo possibile. La puzza era vomitevole.

"E' suo quel pianoforte?"
"Eh?"
"Il pianoforte! E' suo?"
"E certo, di chi sennò? Sono insegnante di musica."

Intanto controllavo i cavi e avviavo la sintonizzazione automatica dei canali.

"Suona ancora il pianoforte?"
"No, io no. Ma Leo lo fa per me." E sorrise.
Il gatto nero mi guardava di striscio pulendosi i baffi. Camminava lento verso il pianoforte.

"E l'altro gatto come si chiama?"
"Come?"
"L'altro gatto! Come si chiama?"
"Non hanno un nome! A che servirebbe?"
"Non ha detto che quello si chiama Leo?"
"Nient'affatto! Mio marito si chiamava Leo."

Ah.
Il tanfo di cibo per gatti mi arrivò tutto insieme.
La sintonizzazione era al 40%.
Il gatto nero saltò sul pianoforte. Olga intanto si alzava e andava nella stanza accanto.
Mi guardo attorno. Vedo il gatto rossiccio che mangia in cucina. Il gatto nero si era steso sul pianoforte.

"Ecco! Questo è l'altro telecomando." E mi porge un telecomando per anziani con i tasti grandi.
"Non credo che ci serva adesso, ha le stesse funzioni dell'originale."
"Come vuole ragazzo." Poi si gira, e con gli occhi di fuori mi fa... "Si segga!"
Sapevo me lo avrebbe detto. E non era un invito, era un ordine. Guardo il gatto mangiare, l'altro poltrire, e ne entra un terzo dalla camera alle nostre spalle. Penso ai secchioni della mondezza che hanno rovistato in giornata, proprio di fronte al giardino che da sulla strada. Penso alle loro zampette sudice e chissà cos'altro. Su tutti e tre i divani c'è un lenzuolo bianco per proteggerli dalla polvere. Ma non è stato sufficiente per proteggerli dalla PATATA. E mi sembra proprio di vederla, là sul divano, di fronte a me.

Opto per il tavolino di fronte alla televisione e mi siedo.
"Ha quasi finito."
"Ma io non vedo niente!"
"Qualche minuto e si vedrà signora."
"Come dice?"
Sospiro.
Il gatto sul pianoforte comincia a fare le fusa.
Quello rossiccio finisce di leccare la sua ciotola e si accascia davanti alla porta che da sul chiostrino.


"Lei deve sapere una cosa."
"Sì..."
"Tanto tempo fa il Signore fece costruire la cosiddetta Torre di Babele." Col braccio destro gesticolava come per entrare in trance. Erano movimenti automatici che l'aiutavano a ricordare la storia. "E diede a ciascuno di noi una lingua diversa. Ma ne lasciò una comune a tutti. Lei sa qual'è? Me lo dica."
La prima volta risposi l'amore. Ogni volta rispondevo l'amore.
"No! E' la MUSICA."
"Ahhh è vero!"

....SINTONIZZAZIONE 76%

"E sa cosa fece poi il Signore?" Domandò puntando con forza il suo bastone in terra.
"Non lo so, lo ammetto."
"Fece un regalo all'uomo, il regalo più grande!"

Sapevo avrebbe detto il cane. Lo diceva tutte le volte.

"Regalò all'uomo il cane!" Il gatto nero aumentò le fusa. Poi in cucina si sentì un rumore. Cadde qualcosa dalle credenze. Il gatto rosso era lì, che dormiva per terra.

....SINTONIZZAZIONE 82%

Sarà stato il terzo gatto, pensai. Ma quando mi girai verso Olga era in braccio a lei.

"Qualcuno dice pure che regalò all'uomo il cavallo..."

L'idea del cavallo mi diede i brividi, pensai a una testa di cavallo nel frigo. Forse aveva dato quella da mangiare ai gatti. Posai il telecomando sul tavolino. Pensai che forse era così che sparivano le persone. Un'amabile vecchina, tre gatti, un cavallo.

....SINTONIZZAZIONE 91%

"Lei ha un cavallo forse?"

Sentii una nota nell'aria. Mi girai. Ne sentii un'altra. Il gatto nero era ancora sul pianoforte. Non c'era molta luce in quella direzione e qualcosa sicuramente si muoveva sopra la tastiera. Forse un quarto gatto.

....SINTONIZZAZIONE 96%

"Noi avevamo un cavallo una volta."
"Ah sì?"
"Sì. E avremmo tanto voluto un figlio."

....SINTONIZZAZIONE 98%

Non staccavo lo sguardo dal pianoforte.
Poi, le note cominciarono ad essere intonate.
Qualcuno stava suonando.

SINTONIZZAZIONE 100%


Pieter Bruegel, 1563

martedì 22 settembre 2015

1942

"Signore e signori della giuria, vostro onore, non abbiamo forse tutti noi sognato di nascere in epoche remote o quantomeno diverse dalla nostra, quando eravamo più giovani? le ragazze si immaginavano invitate a gran balli di corte, i ragazzi magari in addestramento tra i Marines, o a correre gare automobilistiche....e tra questi sognatori mi chiedo, vi chiedo, eravamo forse tutti già eruditi? o non è forse il sogno quella speranza di arrivare là dove il tempo e l'erudizione non ci ha condotto ancora?

ma prendiamo questa ragazza, una donna ormai, una donna piena di impegni, che riesce a conciliare lo sport con la moda, con la famiglia, una donna che riesce a dare priorità che molti di noi a 40 anni ancora si sognano....non è forse la miglior candidata a diventare Miss Italia? e cosa giudicherete quand'anche ella chiederà ai suoi figli "dimmi un'epoca nella quale avresti voluto vivere" ....chi giudicherete? lei o la figlia? dunque lei o i genitori? e quando aprirete la porta del vicino e vedrete lei, la signorina della porta accanto sorridervi e dirvi:

"sapete? questo condominio è del '42... quanto mi sarebbe piaciuto nascere nel '42 avrei finalmente visto la II Guerra Mondiale di cui tutti parlano, l'assedio della penisola di Bataan, i tedeschi che lanciano l'Operazione Paukenschlag, la famosa Battaglia di Guadalcanal...per non parlare poi della Battaglia di Ain el-Gazala. Il '42 è un anno molto significativo per me, e 42 è la media punti della mia squadra!"


"ma signorina, se lei fosse nata in quell'anno non avrebbe vissuto molto della seconda guerra mondiale"
"beh, ho una mente ferrea, cioé mi ricordo."
"signorina, vorrebbe testimoniare per noi a questo processo che la vede imputata di deficienza?"
"certo!"
"signorina, da quanti anni pratica sport?"
"praticamente da quando sono nata, non nel '42 è chiaro (risata)"
"la sua squadra vince molto?"
"primi l'anno scorso e secondi negli ultimi tre anni"
"ritiene il basket uno sport maschile?"
"decisamente, anche se noi donne ci adattiamo benissimo ai maschi, e con questo non intendo che il nostro spogliatoio puzza ma che..."
"capisco....capelli corti, basket, il tatuaggio di un'icona come Michael Jordan....può forse dire che in lei c'è una forte componente maschile?"
"beh si perché no, in fondo ho i capelli corti"

"vostro onore, signori della giuria, vorrei far notare che la signorina non ha mai avuto il tempo materiale (referto A e referto B) né le sono stati forniti gli strumenti giusti per comprendere gli effetti devastanti di una guerra, sia su chi questa guerra la combatte al fronte, sia su chi questa guerra la vive tra le mura della propria città, o del proprio cuore"

"sia messo agli atti avvocato Oliva, continui"

"certo vostro onore, alla luce di tutto questo, vi chiedo allora e mi rivolgo in particolar modo ai signori della giuria, cosa facevate a diciott'anni, studiavate certo, ma praticavate dello sport? e se sì, era uno sport agonistico? e se sì ancora, partecipavate ad altre gare, diciamo...di bellezza? e se sì, avevate forse gli occhi di tutti gli italiani puntati su di voi e ancora...!! (pausa, fiato) se sì, vostro onore... non è forse una guerra d'immagine, di record, di estremismi quella che sono costretti a vivere i nostri figli al giorno d'oggi?"

"concluda avvocato"

"certo....se sì allora, la nostra Miss è colpevole di aver dedicato il suo tempo a far vincere la sua squadra e a rendere reali i propri sogni col più importante concorso di bellezza, un giorno non troppo lontano potrebbe persino gareggiare per Miss Universo e magari far vincere l'Italia"

(sguardo alla giuria, sguardo al giudice)

"è tutto vostro onore"



domenica 20 settembre 2015

La Conoscenza

Oggi sono stato a una conferenza dell'Oltre, e io che di Oltre me ne intendo, ho potuto osservare con occhio scientifico il comportamento degli astanti....da qui, il ricordo delle semplici parole del potente Zufar, maestro del Khan nonché guardiano dei sette sigilli d'oro:

"un giorno comprenderai che la Conoscenza e l'Essere sono la stessa cosa e che non vi è verità alcuna al di fuori di questi"

e ancora, quand'eravamo in cammino in direzione del Bhutan:

"ciò che sei è ciò che conosci, ciò che conosci non andrà mai oltre ciò che sei, questa è la Conoscenza"


Extremely strong


Mi scrive Oliver, mai sentito in vita mia.
Oggetto della mail 'Unique Opportunity'.

"Hi Alberto, I hope you're well.
I'm currently recruiting for a fantastic job with a leading company in the beautiful city of Berlin. Your profile looks extremely strong for this very good role. They offer car, phone, benefits and a very competitive salary.

Let's talk about it with Skype!

best regards,
Oliver T."


Hi Oliver, how much time. I hope your family is fine and the sun is shining all over the Germany. I've heard this year is going to snow more than past years, specially in the North. They say "Winter is coming". Anyway, I'm currently working in the beatiful city of Rome where the sun is high from March to November. The job is not fantastic, neither the money. But I work for the glory.
So, call me when you can offer some glory more.

all the best
A.Oliva

sabato 19 settembre 2015

Il Circuito Zeta

Mi mancano alcune fatture.
Chiamo il call center.
La voce automatica mi dice che devo digitare il numero utente.
Lo digito e la stessa voce, un pò contrariata, mi risponde a tutta velocità

"Le-ha-digità-no-quà-ò-sé-nò-dù-uhn-nò-cì-ot. ?ema-ero-?-?fermare."

Mi sono fidato, ho premuto lo -ero.

"Le sta per rispondere H72541." Bene, ormai siamo vecchi amici.

"Buongiorno cosa posso fare per lei?"
"Ho bisogno delle prime quattro fatture del 2014 e di quelle del 2013. Dal vostro sito non è possibile scaricarle."
"Certo, posso mandargliele via mail, ma soltanto due, mi dispiace."
"In che senso?"
"Possiamo mandare solamente due mail per cliente."
"Guardi, mi accontento di una mail soltanto. Ci metta dentro le prime quattro fatture del 2014 e quelle del 2013."
"Non posso."
"Perché?"
"Perché possiamo mandare solamente due mail per cliente."
"Con un allegato soltanto?"
"Un cliente, una mail. Una mail, un allegato."

Ero di fronte a qualcosa di patologico. 

"Va bene invii pure le prime due del 2014. Immagino dovrò richiamare per avere le altre, non è vero?"
"E' così signore. Mi dispiace. Attenda un secondo in linea che le invio le mail."
Tre minuti di attesa, per sentirmi poi dire "Ok, inviate. Arrivederci!"

Aggiorno la mia tabella di marcia: H72541 mi ha mandato due mail, mi mancano altre otto fatture, ergo altre quattro chiamate. Dovrò sorbirmi altre quattro volte 'Le-ha-digità-no-quà-ò-sé-nò-dù-uhn-nò-cì-ot. ?ema-ero-?-?fermare' e parlare con altri quattro H72541.

"Le sta per rispondere O77771."
"Buongiorno cosa posso fare per lei?"
"Ho bisogno di due fatture del 2014 e di quelle del 2013. Dal vostro sito non è possibile scaricarle." Ci provo subdolamente.
"Le posso mandare soltanto le prime tre del 2013, mi spiace." Non capendo perché avesse optato per le prime tre del 2013, non ho avuto il coraggio di sondare i motivi del perché fossero tre e non due.
"Va bene, mi mandi pure le prime tre del 2013."
"Non vuole sapere perché?"
"Ho già dato, grazie."
"Ok, attenda un secondo in linea che VADO A INVIARLE le mail."
Mi sono immaginato O77771 che andava di corsa dal dott.Tomas ad attivare il Cicuito Zeta 
e tornando mi avrebbe detto "Email inviate signor Oliva. La sua soddisfazione è il nostro miglior premio!"

Vieni avanti cretino, 1982 - con L.Banfi e A.Tomas


Ma la risposta è stata peggiore.
O77771 alza la cornetta e tutta trafelata mi fa: "Tante care coseee!"

p.s.
che poi di mail me ne ha inviate CINQUE, quattro del 2013 e una del 2014


martedì 15 settembre 2015

Il punto più alto di Roma

Se parliamo di terreno, siamo abituati a conoscerlo come Monte Mario che con i suoi 139 mt dovrebbe essere il punto più alto di tutta Roma.

Ma bisogna considerare quali sono prima i confini della città. Perché in effetti, se prendiamo il Grande Raccordo Anulare come ideale confine di Roma dal resto del mondo beh, il terreno più alto sembrerebbe un altro. E non è tanto facile trovarlo, perché anche usufruendo della mappatura di Google, bisognerebbe vagliare tutto il terreno di Roma al computer e tirare fuori il risultato con un software che sfrutti le API di Google Maps. Ho dato una rapida occhiata e a spanne non mi sembra ci sia una funzione che permetta di passare un'area e ricevere l'altezza massima.

Così, conoscendo Roma e il suo territorio, sono andato a memoria delle zone che mi sembravano le più alte e situate all'interno del Raccordo Anulare. E come vincitrice è uscita Via Ascrea con un bel 151 mt s.l.m. praticamente appena dodici in più di Monte Mario.



Via Ascrea, incrocio con Via Contigliano, 151 mt s.l.m.


Supera quest'altezza l'opera dell'uomo con la cupola di San Pietro che si trova a 28 mt s.l.m. e che raggiunge i 130 mt, ergo 158 mt totali. Tuttavia parliamo della sommità della lanterna e dunque l'abitabilità si troverebbe al di sotto di Via Ascrea. O ancora la Torre Eurosky con i suoi 120 mt e 135 mt di guglia, che trovandosi a 18 mt s.l.m. raggiunge un totale 138 mt di abitabilità e 153 mt di opera. Stessa cosa per la Torre Europarco, che però non ha la guglia. C'è poi il grattacielo dell'ENI che sfiora appena i 104 mt (18 mt s.l.m. + 85.5 mt) o la Torre Telecom di Tor Pagnotta che è situata a circa 42 mt s.l.m. e raggiunge i 220 mt d'altezza



Torre Telecom, 178 mt


Ma grazie alla segnalazione di un lettore - Paolo R. - scopriamo che la vera vincitrice all'interno del territorio romano è su tutti la Torre Raiway che si trova a Monte Mario (Via Alberto Cadlolo, 00136) che con i suoi 147 mt slm raggiunge i 270 mt.

Torre Raiway a Monte Mario - 147mt



CLASSIFICA FINALE

Classifica costruzioni più alte a Roma (agg.Mar 2021)
 
Classifica per luogo di costruzione

 


sabato 12 settembre 2015

Diario di Bordo di un pioniere dell'Informatica




Questo è quanto ho trovato oggi su una macchina virtuale passata di mano in mano.
E' una buona installazione di Windows, priva al più di qualche codec e del pacchetto Office.
Insomma, stavo ripulendo il desktop di questa macchina da icone inutili, quando mi accorgo di un file denominato "Hst.txt"

Non avevo capito bene per cosa stesse quest'acronimo. Così ho cercato in rete e ho trovato soltanto un riferimento al telescopio spaziale Hubble, qualche codice aereoportuale e il nome di una tassa canadese. Poi ho scoperto l'arcano: history. Ma tutto ciò ha davvero poca importanza se paragonato al suo contenuto.

Sembra di leggere il diario di bordo dell'astronave Nostromo nel film Alien, o le note del dott.Parker durante i suoi esperimenti, o la creazione della creatura di Frankenstein.

Ecco a voi in anteprima, le ricerche scientifiche di un pioniere dell'informatica.



TRASCRIZIONE del CONTENUTO del file Hst.txt

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"Si tratta di un Windows7 virtuale 32 bit"

Sto installando bla bla bla....
tutto procede come previsto.
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10/09/2014 mercoledì 17:33
Sono finalmente entrato in U/P FI20 e ora sto lavorando da casa
gli ho assegnato 4 Gb (lo chiamerò Virtub)
sembra andare abbastanza bene, risponde ai comandi
è stato creato sotto SSD di ultima generazione
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Gli sto installando man mano quello che gli serve, ora questo, ora quello.
L'idea è di usarlo come assistente alla postazione di lavoro.
Potrei anche prestarlo ad eventuali colleghi che arriveranno sul progetto FI20
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10/09/2014 mercoledì 18:12
Veramente forte: riesce ad avviare il server da solo
e non va molto peggio di come giri in laboratorio!
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10/09/2014 mercoledì 18:32
Come non detto: il server da console è partito, ma l'IDE dell'AI niente
andrà certamente in timeout

Resetto.
Progetto FI20 completato senza successo.
L'informatica manca di qualche cosa che non riesco ancora a definire.
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venerdì 11 settembre 2015

Il fattore sedere

Non esiste ufficio che si rispetti che non abbia una o più sedie fuori uso.
"Le usiamo per i clienti, quelli più stronzi." Mi dissero una volta.
"Le usiamo per i fornitori, quelli che vogliamo se ne vadano presto."
"E' lì da due anni, aspettiamo che ce la cambino. Prima o poi se ne accorgeranno."
"Non vogliamo si sieda nessuno, altrimenti potrebbe non andarsene più."

Insomma, un pò come una volta da Mac Donald's, dove gli scomodi sgabelli erano studiati appositamente per non lasciare in stallo i clienti. E con un cheeseburger e un Big Mac, hai voglia a stallare.

Nel tempo mi sono capitate diverse sedie, quella con i cassetti incorporati, quella con le ante incorporate o quella che di solito chiamano tavolino.

"Prenditi una sedia Alberto!" Questa è la frase più comune dal cliente, altro che costi, tempi e function point.

Ti guardi attorno e cominci a volare di fantasia. "Intenderà l'armadio? O quella in portineria? Forse intende quelle della mia cucina..."

In genere quando ti dice bene e devi lavorare per più di due settimane sotto lo stesso tetto, ti danno una sedia con le rotelle, modello classico.
E in genere sono molto basse.
O molto alte.
O senza rotelle.
Così provi a tirare la leva e o ti rimane in mano o non succede nulla.
Allora provi a tirarla dando delle pesanti culate sul cuscino, se è alta.
Oppure la osservi da sotto sperando che la molla a gas faccia il suo dovere.
In entrambi i casi sai bene non accadrà NULLA. A confronto il marmo di Carrara si sarebbe inclinato un poco.

Allora cominci a pensare di mettere il portatile sulle gambe, di metterlo sull'armadio.
Insomma di tornartene a casa.

Ma il problema dell'altezza è niente in confronto a quello dello schienale. Pochi millimetri possono la differenza tra una coccigodinia con febbre emorroidea e una lussazione alla spalla.
Così ti guardi attorno, guardi le sedie dei colleghi, cerchi di capire chi è il più lento di riflessi o chi prenderà mezza giornata di permesso.

Quando capisci che questa strada è stata già percorsa dal consulente accanto a te, viene il momento della passeggiata per l'ufficio. Ne ho trovate di ottime in stanze abbandonate, magari non avevano la molla a posto, il cuscino pulito o tutte le rotelle  a posto, ma santo cielo che schienali !!

E quando ne trovi una così alla fine lo saprà tutto l'ufficio, per via del cigolìo nel corridoio.

"Ma quello della posta passa a quest'ora?"
"E' l'allarme antincendio quello che sento?"
"Chi è entrato con la macchina in ufficio?"

E felice, finalmente, ti siedi.

E come direbbe Moretti.... le sedie sono importanti !




mercoledì 9 settembre 2015

Un caffè per Sempronio

Esco da un colloquio presso un cliente.
Ero con Sempronio (il commerciale) dunque riverenza che nemmeno dal Papa...

"Certo! Se lor signori vogliono, portiamo anche la cena."
"Ma certo! Se lo ritenete opportuno ho altri consulenti che possono fare da chauffeur. Il primo è gratis, gli altri ve li diamo a metà prezzo."
"Fisica nucleare? Ma siamo qui per questo!"
"...come dite? ah soltanto Java."
"Nessun problema!!"

Prima, durante e dopo il colloquio Sempronio era teso, tesissimo. Non so perché sinceramente.
Le sue domande erano anche abbastanza idiote, sia con me che col cliente. Non che in altre occasioni brillasse per lungimiranza o profondità di pensiero, ma davvero, non era proprio la sua giornata.

"Non so cosa ti vogliono proporre Oliva e non so se tu sarai in grado di farlo. Qui parliamo di funzioni veramente complicate!!"

(un momento, non aveva detto che non sapeva cosa mi volessero proporre? ah già, è Sempronio)

"Stai tranquillo Semprò, sarà il rifacimento di quel vecchio software che usano per la simulazione."
"Non lo so, non lo soooo. In ogni caso, tu conferma! Conferma sempre!"

(beh non volevo andargli contro dicendogli che la regola aurea è 'nega, nega sempre', ma sperare che capisse quella battuta era come raccontare al Papa una barzelletta su Gesù)

e così.. "Siamo qui per questo no?" E il pupo si è sedato all'istante.
"Prendi un caffé Oliva?"
"No grazie."
"Allora nemmeno io." (mistero)

La stessa cosa l'ha chiesta indirettamente al cliente, quello che ci ha accompagnato alla sala riunioni.
"In attesa che arrivino gli altri miei colleghi, posso offrirvi del caffé?"
E Sempronio che anelava caffeina anche dalla cravatta... "Sì! Cioé, solo se lo prende anche lei, le facciamo compagnia."
"No, io non lo prendo."
"Nemmeno io." Aggiungo.
e Sempronio... "Ah, allora neanch'io." (mistero)

Insomma il colloquio è andato bene, non so cosa ci abbia capito Sempronio, forse per lui è andato male. Quando ha sentito che parlavamo di poissoiniane e fishing filtering si sarà fatto il segno della croce, non so. Che poi a una certa età alcuni mestieri sono davvero pericolosi.

Uscendo dalla sala riunioni cercava di carpire come fosse andata dai micro movimenti facciali.
"Un momento, stanno sorridendo tutti. Questo è un segno!" avrà pensato quando il cliente ci chiede se vogliamo un caffé.

"No grazie." Rispondo.
"Volentieri! Cioé solo se lo prendete anche voi, vi facciamo compagnia."
"No, noi stiamo a posto così."
"Ah allora, anche io." (a confronto Fatima è un libro aperto)

E già me lo figuravo in macchina, che ripensava al caffé e al messaggio in codice celato dietro la frase 'stiamo a posto così'. Forse non vogliono altri consulenti, forse devo mettermi a fare il consulente anch'io...ho sessant'anni santo cielo!