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domenica 30 agosto 2015

la corsetta trimestrale

ero lì che adempievo alla mia routinaria corsetta trimestrale, quando a un certo punto al culmine dello sforzo, col fiato che mi stava abbandonando e con la vista sempre più annebbiata, sento una sgommata, poi un urlo, una macchina nera accelera, poi sento due ragazzine che gridano...gridano sempre più forte, panico, non capisco dove sono, mi guardo attorno, la macchina non c'è più e intanto da dietro un cassonetto esce un tizio tutto tatuato, mi fermo, l'adrenalina mi fa tornare la vista, strizzo gli occhi e metto a fuoco il tizio, i tatuaggi, mi rendo conto che non è un uomo, è una ragazzina dai capelli corti, questa alza le mani e da dietro sbuca la sua amica "noooooooooo" 
di nuovo panico, la macchina nera c'entrerà qualcosa? è una messinscena? poi sento del trambusto nel ristorante accanto, sembrano tavoli che volano, sedie che si rompono, dev'essere qualcosa di grosso, le ragazzine si avvicinano in tutta la loro grazia, la tatuata continua a dire "nooooo", mentre io cerco di capire come chiamare la polizia senza telefono, faccio un rapido grafico mentale delle opzioni sul piatto, curve tangenti e isometrie planimetriche, arrivo alla conclusione che la polizia non potrà essere sul posto in meno di quindici forse quindici minuti e mezzo, nel frattempo anche l'udito mi torna normale e sento un nuovo urlo da una Focus parcheggiata di fronte al ristorante: "goooooooooooooooooooò!!" le ragazzine alzano le mani al cielo e confermano in lingua celtica "gooooooooooooaaaaaaaaaal!!!"
a questo punto temo per la mia incolumità, mi rimetto a correre, anzi accelero, sono a un chilometro da casa, posso farcela, in condizioni normali ci avrei messo dieci forse dieci minuti e mezzo, ma quelle non erano condizioni normali, supero le ragazzine celtiche tatuate con le braccia al cielo, confermo loro con mezzo pugnetto di vittoria la mia fede calcistica, come a dire "sto correndo per andare allo stadio, speriamo non mi perda gli ultimi dieci minuti, ave Totti" giro la curva e scatto
all'orizzonte vedo una macchina nera (nera per metà) ferma in una rientranza, la stavano vestendo con la bandiera della Roma
da 0 a 1000 m in quattro forse quattro minuti e mezzo


venerdì 28 agosto 2015

per fortuna c'è Nadia

"buongiorno sono Nadia del customer care della (*****) "
"salve"
"mi può dare qualche dettaglio in più?"
"inchessenso?"
"per capire dov'è il problema"
"problema? io non ho nessun problema"
"mi è appena arrivata una segnalazione con il suo nominativo per (*****), è uno dei nostri prodotti"
(ci penso un pò su, capisco, identifico il giorno, faccio la differenza)
"ah si, ma sono passati tre mesi..."
"bene"
(bene un corno)
"mi vuole dire che problema è così vediamo di risolverlo?"
"guardi è sicuramente stato già risolto"
"si ricorda almeno che problema fosse?"
"dopo tre mesi dalla segnalazione?"
"posso fare qualcos'altro per lei?"
"no grazie"
"è stato un piacere sapere che il problema si sia risolto da solo, se ha ancora bisogno di noi, non esiti a contattarci!"


(da solo un cazzo!)


domenica 16 agosto 2015

niente ristorante questa sera

il pacco non arriva martedì all'indirizzo A, così chiamo il servizio clienti via chat per una riconsegna di mercoledì all'indirizzo B

Victor: allora, Alberto
Victor: se vuoi mi prendo in carico la tua situazione e mi occuperò personalmente di questo problema, faccio anche una segnalazione al corriere così la consegna sarà fatta al nuovo indirizzo

(se voglio? e perché non dovrei volerlo? bah...e poi già ti vedo che ti occupi 'personalmente' del problema, col frac, dentro la tua Lamborghini che tampini il camion del corriere, lo affianchi, guardi il conducente senza dire nulla, poi lo superi e nel giro di dieci secondi ti catapulti dentro al furgone, al posto di guida e col povero corriere bulgaro che viene sbattuto fuori nella scarpata)

Alberto: ok d'accordo, l'importante a questo punto è che arrivi all'indirizzo B
Victor: certo nessun problema, come dicevo prima, mi prendo in carico la situazione

(si si ok)

Victor: vedo che hai pagato anche 4,91 per la spedizione, questa spesa sarà restituita...il problema è che non posso fare oggi il rimborso della spesa, sarà fatto domani

(oh gesù, e se volessi andare al ristorante?)

Alberto: nessun problema
Victor: Alberto, posso fare altro per te?
Alberto: a posto così grazie

IL PACCO NON E' MAI ARRIVATO ALL'INDIRIZZO B
I 4,91 EURO SONO STATO CIUCCIATI DALLA CARTA ALL'ISTANTE

niente ristorante questa sera

venerdì 31 luglio 2015

Una valigia, due sciaccali e cinque biglie

"Ho con me una valigia, due sciacalli e cinque biglie. Uno sciacallo mi dice le cose, l'altro me le spiega. Poi lancio le biglie." esordí in questo modo lo strano personaggio che salí sul treno mentre anni fa tornavo dai tre giorni, diventati poi cinque. Si sedette di fronte a me, era un ragazzo di 25 anni o poco più, io ero intento a leggere riviste di ufologia per ingannare il tempo, ma pensavo già di spostarmi visto l'esordio infelice del tipo. Ebbene non riuscii più a leggere, né a spostarmi, conosceva tutti gli argomenti scritti nella rivista, e mi parlò di stelle e pianeti come fosse un astronomo. 

"oh non sono un astronomo, perdonami, è solo passione, conoscenza" era estremamente logorroico "tu pensi ci possano essere alieni sulla terra?" 

sorrisi, gli dissi che nel caso avrebbero dovuto usare un mezzo simile al teletrasporto per superare la barriera siderale dello spazio 

"esattamente!" il tizio guardava spesso il corridoio e ora che ci penso non c'era quando passò il controllore... la discussione continuò poi sul telescopio che aveva regalato al padre, sulla storia di Trevis Walton e su Stonehenge. Poi si alzò e prima di congedarsi disse: "cinque biglie figliolo, una valigia, due sciacalli e cinque biglie" uscì dalla cabina e non lo vidi più.

Nel corridoio intanto rotolavano lente, cinque biglie.


lunedì 27 luglio 2015

la classe dirigente italiana

ciao sono Tizio (direttore)
oh ciao
bla bla bla
Tizio: ok allora adesso sento Caio e gli dico di richiamarti a metà settimana per farti sapere quando inizia il progetto
(il progetto in questione è un progetto impellente, tempi strettissimi, insomma nella norma, solo che per questo progetto mi hanno tolto una settimana di ferie)
(otto gg dopo, non si fa sentire nessuno...ergo chiamo 'sto Caio)
ciao Caio, hai notizie da Sempronio?
notizie? per cosa?
come per cosa? mi ha detto Tizio che l'avresti sentito per capire se devo rimanere su questo progetto (Roma nord) o proseguire nell'altro (Roma sud)
ahhhh si si, ma magari sentilo tu Sempronio
ma avevi detto che non possiamo interfacciarci con questa società...
ah no no chiama chiama pure, tanto siete amici ormai
(amici? Sempronio è un sessantenne con cui ho parlato 20 minuti in piedi davanti a un metal detector)
ooook
(chiamo Sempronio)
Oliva chi?
quello del metal detector
ahhhh si si
quando devo venire da voi?
da noi per cosa?
(...) il progetto, quello impellente (quello mortacci tua.)
ma io non so nemmeno se questo progetto parte sinceramente
ah. (respiro profondo)
guarda, adesso sto entrando in una riunione importantissima, ci risentiamo in giornata
(click)

12 minuti dopo mi squilla il telefono
pronto?
ciao sono Sempronio
(alla faccia della riunione)
il responsabile del progetto sarà in ferie per quella settimana, tu intanto vieni in società e poi vediamo.

(andate a fare in culo)
click.


(leggi la puntata successiva)

mercoledì 17 giugno 2015

Autismo moderno - atto II°

(prosegue da atto I°)

...quando entrai nell'ascensore era lì, che cantava, ma quel giorno c'era qualcosa di strano, aveva cambiato canzone, non era più ♫ ♩ prisencolinensinainciusol ma qualcosa di più simile a un blues, forse J.L.Hooker... forse...sì era lui ♫ Talk that talk, walk that walk ♫ ♩ e anche il fucile a pompa che portava sul suo fianco era a tono, nessun pezzo fuori posto, nessuna nota priva di senso... stava per cominciare a gesticolare e sapevo bene che prima mi avrebbe fatto uscire dall'ascensore.




scesi al mio piano, mi girai. 
aveva bloccato le porte.
adesso non cantava più.

sabato 11 aprile 2015

Come uscire dalle sabbie mobili

Una volta rimasi bloccato nelle sabbie mobili.
Stavo accompagnando il Maestro in un luogo remoto a Nord di Champawat e in quel periodo dell'anno le piogge avevano formato nel terreno dei pericolosi blocchi di sabbie mobili impossibili da scorgere per chi non era del luogo come me

"Ascolta!"

mi fece Zufar dalla collina alle mie spalle mentre io lentamente (nonché pericolosamente) scendevo di centimetro dopo centimetro

"Se non capisci prima la dinamica del luogo in cui sei finito rimarrai preda delle sabbie mobili. Bisogna dare qualche colpo a sinistra, qualche colpo a destra, bisogna farsi aiutare ma questo sarebbe impossibile senza dare nulla in cambio o senza compiere alcuno sforzo, anzi ti farebbe persino male, e allora dovrai aiutarti anche con le tue mani, fin dove arrivi...ma non agitarti troppo, non ti gioverebbe e non rimanere immobile altrimenti affonderesti, un buon metodo quando ci s'impantana in questo modo è quello di tornare sui propri passi come se stessi salendo una scala al'indietro, ma di sicuro, senza la voglia di uscire dalle sabbie mobili i tuoi sforzi saranno vani, a meno che non ti capiti la fortuna di ricevere una bella spinta dal basso verso l'alto!"


giovedì 15 gennaio 2015

Flucht aus Dresden - nebel

provai una seconda fuga appena due giorni dopo, approfittando delle previsioni del tempo diramate dal dottor Dechenclaft - domani è prevista nebbia, più o meno come quella nella quale si sono perse le vostre menti - e così gabbando due guardie con il trucco del ginocchio sinistro e infilandomi in un carrello delle medicine grazie alle mie qualità di acrobata, mi ritrovai nuovamente sulla collina dei morti viventi mezz'ora prima che venisse diramato l'allarme

bene, pensai voltandomi verso il manicomio dal quale nessuno era riuscito mai fuggire. e adesso dove vado con questa nebbia? il manicomio non si vedeva. la libertà nemmeno. l'allarme suonò. in meno di sette minuti i cani del dottor Dechenclaft mi raggiunsero. 

soltanto ora capisco le parole del vecchio Uhlvart "il cane è il miglior amico dell'uomo, se saprai addestrarne uno ti donerà la libertà"




Flucht aus Dresden - minus acht Grad

martedì 13 gennaio 2015

Flucht aus Dresden - minus acht Grad

nel gennaio di quell'anno riuscii a fuggire dal manicomio di Dresda. contro ogni previsione gabbai una delle guardie con il trucco dell'occhio destro e in meno di dodici minuti ero fuori, sulla collina dei morti viventi. alle mie spalle la fortezza da cui nessuno è mai riuscito a fuggire. fino ad oggi. 

si ma adesso, dove cazzo vado con la sola camicia di forza e otto gradi sotto zero? 

mi tornano in mente le parole del vecchio Uhlvart: "lascia stare figliolo, piuttosto aiutami con questo gomitolo di lana..."




Flucht aus Dresden - nebel

venerdì 27 giugno 2014

Roma, 2014 d.C.

Era una mattina di Marzo, i gabbiani volavano bassi e qualche fiocco di neve scendeva lento dal cielo per posarsi sul lago davanti casa. Potevo sentire il trimotore di un grosso yacht anche con le finestre chiuse, qualcuno a bordo rideva e brindava ancora, facendo tintinnare i bicchieri mentre la neve scendeva sempre più lenta, come a dire che tutto prima o poi, si sarebbe fermato.

Ma figuriamoci, era già tutto fermo da un pezzo ormai, la signora del piano di sopra stava sbattendo i tappeti in balcone con tanto di sporcizia che scendeva lenta fin nel giardino del piano terra, i gabbiani avevano puntato il rarissimo camion della spazzatura, e di certo non per predarlo ma per far valere i loro diritti sui sacchi della mondezza buttati in strada. Intanto qualcuno se la rideva di prima mattina sfasciando i vetri delle macchine parcheggiate davanti casa e la latrina di fronte che non drenava più acqua dalle piogge dall'autunno scorso, era finalmente piena delle schifezze del tappeto della signora di sopra.


venerdì 27 novembre 2009

L'Imperatore Senza Nome

C'era un impero nel deserto, con un imperatore molto giovane. Era l'Imperatore Senza Nome. Nessuno sapeva come si chiamasse, ma era il Re e sapevano che era più saggio di tutti nonostante i suoi quattordici anni, lo era stato sin dai primi giorni e l'avevano scelto come imperatore sin da quando l'avevano scoperto nel deserto che piangeva e che strillava...

Era molto piccolo e col tempo dimostrò di essere anche molto fragile fisicamente. Nonostante questo esistevano in lui due opposti, la fragilità fisica e un'immensa forza d'animo, un qualcosa di sconosciuto che nulla avrebbe potuto scalfire.

A causa di questa sua fragilità fisica però necessitava di bere più degli altri, aveva bisogno di più acqua di tutti, nessuno sapeva perché, forse per il fatto che era stato abbandonato per chissà quanti giorni nell'arido e selvaggio deserto. Era un miracolo la sua stessa sopravvivenza. Così a intervalli regolari, tutti i giorni l'obbligavano a bere acqua, tanta acqua, di modo che potesse sopravvivere felice e guidare il regno con tutta la sua saggezza.

Lui conosceva il suo regno, conosceva le sue persone, le arti e la bellezza. E sapeva che doveva bere in maniera costante, lo sapeva perché era quello che faceva da quando aveva memoria o meglio, era quello che gli facevano fare.

Un bel giorno però, l'acqua finì.

In tutto il regno non vi era più acqua, non ce n'era più, i pozzi si erano prosciugati e le sorgenti erano lontane e con poc'acqua anch'esse. L'imperatore vide i suoi agitarsi sempre più e preoccuparsi per lui in modo eccessivo. Sapeva che doveva bere e quando gli dissero che l'acqua era finita, capì di non capire.

"L'acqua è finita imperatore."
Rifletté su quella frase, sembrava una sentenza di morte eppure era ancora vivo, che cosa ne avrebbe dovuto fare di quelle parole? Erano qualcosa di nuovo, di mai udito.
"L'acqua è finita imperatore."
Allora rispose: "Va bene, se è finita perché me lo dite?"
I consiglieri non capirono la sua domanda e intanto il tempo passava, passavano le ore e tutti si guardavano l'un l'altro senza trovare una via d'uscita. D'improvviso, l'imperatore sentì qualcosa. Si alzò, uscì fuori all'aria aperta e sentì ancora quella cosa, sempre più forte, sempre più incessante.
"Che cos'è?" Chiese. "Cos'è questa cosa che sento!? Ditemelo!"
"E' la sete imperatore." Risposero i consiglieri. "E' la sete."
L'imperatore cominciò a sentire, stava sentendo una cosa che non aveva mai provato, stava sperimentando la sensazione d'aver sete. Aveva sete, doveva bere, si sentiva sempre più stanco. Stava perdendo le forze.

Poi si rivolse ai suoi consiglieri. "Ma se io provo sete ora che non ho acqua, l'acqua non mi stava salvando, l'acqua non mi stava tenendo in vita, mi stava uccidendo! L'acqua era una pietra tra me e le mie necessità, se solo avessi saputo che io ho sete vi avrei detto di fare delle scorte, centinaia di scorte d'acqua!" L'imperatore era disperato non sapeva cosa fare per la prima volta in vita sua.
"Voi mi avete sedato con l'acqua per avere una saggia guida, ma vi siete messi tra me e quello che devo sapere di me. Vi siete messi tra me e voi e tra voi e voi stessi! Avete voluto qualcosa solo per voi e quel qualcosa adesso vi lascerà senza un imperatore!"
I consiglieri erano come pietrificati.
"Come potrei guidarvi se non so nemmeno di avere sete? Come potrei insegnarvi a bere, se non conosco la sete? Adesso, l'assenza di acqua è la mia vera acqua."
Il giovane imperatore era sempre più stanco, ma trovò le forze per avvicinarsi a loro. "Allora vi chiedo, perché ho sete?"
"Perché siamo nel deserto." Gli risposero.
"Ma anche voi lo siete, e perché io ne ho di più e mi sto sentendo male?"

I consiglieri si guardarono l'un l'altro. "Lei ha vissuto da piccolo nel deserto, è li che l'abbiamo trovata, era appena nato e se non l'avessimo preso noi, sarebbe morto di sete, di fame o mangiato dagli animali. Era indifeso sotto tutti i punti di vista, forse è per questo."
L'imperatore non sapeva questa storia, che pure lo riguardava, sapeva solo che stava per morire.

"Non mi ucciderà l'assenza di acqua, né la sete, ma morirò perché non sapevo di provare sete....morirò perché non sapevo chi fossi. Adesso vi chiedo, per salvare il Regno, ditemi chi sono."

"Tu sei l'Imperatore Senza Nome."