giovedì 23 marzo 2017

Le mistiche parole dell'avatar Adhavan



Mi scrive il famosissimo Adhavan, urca penso io il satguru del mio nobile maestro Zufar Khan II che nel 1657 venne da lui istruito sui profondi misteri dell'Universo e le mirabili possibilità dell'essere umano... cosa vorrà mai ho pensato, vorrà forse che erga per lui un pashram romano o che divenga il più potente jyotisha mai conosciuto sulla terra? E da dove mi starà scrivendo? E il nobilissimo Zufar sarà al corrente di tutto questo? Stanno forse bramando di svelare a pochi eletti i quattro arcani dei sette candelabri d'oro... alché decido subito di prendere dell'ottima mirra rimasta in frigo e accendere un pò d'incenso per creare la giusta atmosfera di devozione verso il mistico avatar di Adhavan, nonché guru del mio guru.

Mi siedo nella posizione del loto e proseguo la lettura col terzo occhio:

"Myself Adhavan and my team have been searching for a suitable CV on a job portal for a new project as SAP Consultant and found yours. I like to know your availability to take an interview with us. So, please address to this email to understand your professional fit with our available job opportunities and to fix a meeting within the month. The job location is in Paris and the contract is for six months."


A quel punto ho visto il cero spegnersi da solo e farmi i più distinti saluti prima di uscire dalla stanza. Le trombe dell'Apocalisse hanno fischiato stonate nell'aria e i quattro angeli giunti ad ascoltare le parole di Adhavan se ne sono andati insieme a vedere vecchie puntate di Masterchef.

domenica 19 marzo 2017

L'ansia legale

Ringrazio tutti gli allarmisti e complottisti dell'ora illegale perché questa mattina per un attimo ho temuto di avere delle superstringhe quantiche aperte e sparse per casa.

Il fatto è che dopo aver passato diversi minuti a sincronizzare in avanti tutti gli apparati al quarzo da me posseduti, compreso il pendolo a cucù della signora Ingrid e l'orologio automatico di mio nonno, mi sono reso conto di aver fatto un lavoro del tutto inutile. Lavoro che gli allarmisti dell'ora legale ormai ci ricordano anche due settimane prima dell'evento stesso.

screenshot tratto da Il Messaggero

Che strano ho pensato stamattina, l'orologio della signora Ingrid si è sincronizzato da solo, e così anche quello automatico di mio nonno. Fenomeni paranormali? Entità che mi aiutano nelle rognose faccende di casa? O semplicemente mi hanno instillato l'ansia illegale da ora solare?

A questo punto, visto che mancano ancora sette giorni alla fine dell'ora solare, mi si pone un'arduo problema: portare nuovamente indietro gli orologi, facendo fatica tripla o lasciarli così per una settimana facendo la sola fatica mentale di sottrarre un'ora all'ora letta?
L'autismo che è in me grida forte in dialetto tedesco di riportare il tutto a una situazione che sia più gestibile, più in linea con i principali eventi astrologici del secolo e ovviamente in fase col movimento di nutazione dell'asse terrestre, ma soprattutto che non sia in grado di aprire pericolosi gravitoni tra la cucina e il bagno.


mercoledì 15 marzo 2017

Ci siamo sposati su Messenger



Per fortuna è solo la mia vista a fare cilecca, ma tranquilli arriveremo anche a questo, è solo questione di tempo. I due sposini daranno l'annuncio su Facebook ciascuno sulla propria bacheca e poi creeranno il loro evento, l'addio al nubilato e l'addio al celibato. E trasmetteranno il tutto LIVE solo per gli amici. Quelli veri.

Poi ci sarà l'Evento con la E maiuscola. Ma non tutti potranno partecipare, sarà un evento a invito ovvio, con tanto di pulsante per le donazioni. E ci sarà una pagina dedicata con foto, video e commenti/pettegolezzi/insulti. Tutti stando rigorosamente a casa propria s'intende. 

E per finire, il giorno delle nozze convoleremo tutti su Messenger, loro due in alto nella chat, sempre fissi e visibili a tutti. Lo scoiattolo in questione pronuncerà il rito solenne, entrambi diranno SI LO VOGLIO o meglio, lo scriveranno in chat, e le trombe suoneranno invitando tutti a uscire dalla chat per trasferirsi sulla pagina dell'evento, dove ci sarà il rinfresco sottoforma di buoni sconto Foodora.

Finché Internet non vi separi.
Amen.

Il mistero del nastro doppio

Credo che ormai siate abbastanza maturi da potervi raccontare la storia dei nuovi nastri al controllo bagagli di Fiumicino.Sono mesi ormai che in quest'aereoporto hanno installato un intelligentissimo sistema di smistamento clienti, peccato soltanto che nell'analisi del sistema non abbiano considerato il vero collo di bottiglia: i clienti.

Per capirci, il meccanismo è molto semplice; se prima avevamo un passeggero alla volta che metteva computer, cellulare, valigia e quant'altro sul nastro per i controlli (la funzione di distribuzione degli arrivi era del tutto simile a quella del suo smaltimento) adesso abbiamo quattro passeggeri per ciascun nastro che possono fare altrettanto, dimezzando i tempi di smaltimento a prescindere dalla funzione poissoniana di arrivo ai controlli di sicurezza. Attenzione, non è che per una persona che prima veniva servita adesso ne abbiamo quattro, ma considerando T il tempo di svestizione di un passeggero, avremo certamente 3 svestizioni in più per ogni T ovvero ogni 4 passeggeri, il che abbassa notevolmente il tempo di servizio totale del singolo cliente.

Se il cliente stesse al gioco.



Infatti, nonostante il criterio di smistamento sia piuttosto semplice da capire anche per il novizio (i simboli a terra sono giganti e gli addetti al controllo fanno di tutto per aiutarti) puntualmente si assiste a scene del tipo.. "Signore può andare, c'è una postazione libera." Faccio io indicando una delle due postazioni libere per la svestizione. Ma niente. Il tizio guarda fisso l'orizzonte oltre il metal detector, forse oltre l'oceano. "Sir, you can go. Free step ahead!" Ma anche qua niente, un caso clinico. L'uomo è certamente un animale abitudinario, e fin quando il passeggero non vedrà il cliente davanti a sé decollare dalla pista principale, non si azzarderà nemmeno a poggiare lo zaino dentro una vaschetta.

Eppure il sistema ti viene incontro, hai davanti a te un nastro statico e delle vaschette libere pronte all'uso. Prendi vaschetta-riempi vaschetta e dal nastro statico la sposti su quello scorrevole. Semplice! Ma niente....Sir you can go 'mpar de palle.

Ma voi penserete, vabbé forse era anziano. NO! Ho visto giovani tedeschi con un MBA e quattro lauree lasciarsi prendere dal panico, ragazzi che mettevano il computer sul nastro scorrevole e il portafogli su quello statico. Una ragazza, quando gli ho fatto cenno del posto libero mi ha pure risposto NO, THANKS!

E poi per ultimo, dulcis in fundo....il recupero bagagli e vassoi dalla parte opposta.... il criterio è lo stesso, un nastro che scorre e uno che è fermo. Un pò come quando al ristorante giapponese prendi dal binario la ciotola rosa, la ciotola gialla e così via... bene, qui scegli una delle quattro postazioni libere, prendi la tua vaschetta che arriva sul nastro scorrevole, la poggi su quello statico, ti rivesti e cestini la vaschetta ormai vuota nel raccoglitore. Semplice.

Se non si hanno clienti.

Ma ogni aereoporto che si rispetti ha almeno un cliente. Eh lo so, sono strani questi aereoporti. E sono abbastanza certo che anche con un solo cliente sorgerebbero rallentamenti e code improvvise.

Ma veniamo proprio all'ultima fase del controllo. Il cliente medio aspetta la sua vaschetta come Homer Simpson aspetterebbe un hamburger al drive-through, invece di un controllo bagagli per lui dev'essere una sorta di self service in pausa pranzo. In effetti gli elementi ci sono tutti, c'è un nastro, ci sono i vassoi e bisogna aspettare. Con la valigia cotta a puntino e il suo computer che esce dal tostapane lo vedi agitare le sue manine e saltare felice sui piedi. Evviva evviva è fatta, si mangia!! E non sarà certo il vetro messo poco prima delle quattro postazioni d'uscita a fermarlo dal recuperare il bagaglio, perché Homer, invece di rilassarsi posizionandosi in una di queste postazioni vorrà recuperare la valigia proprio mentre scende dal nastro rischiando di farsi venire un ernia per lo sforzo.

LESSON LEARNT N.1
Un sistema è davvero intelligente quando supera il test del passeggero

LESSON LEARNT N.2
Il team building tra clienti non funziona

lunedì 13 marzo 2017

Gli orologi di un tempo

Ragazzi sono tre settimane che ci soverchiate i maroni con questa storia dell'ora legale, qualcuno di voi ha cominciato a ricordarcelo appena dopo la befana, nemmeno fossero le primarie del PD. Lo sappiamo che arriverà anzi, ormai non c'è nemmeno più bisogno di saperlo visto che fanno tutto gli smartphone e gli orologi sparsi per casa.

Ma non era bellissimo invece quando tutto avveniva all'ultimo momento e il giorno dopo scoprivi che c'era qualcosa che non andava nel mondo per la sola differenza di luce nell'aria, o per quel languorino precoce allo stomaco? Il tuo orologio biologico era completamente sfasato che ti sembrava di essere arrivato da New York. Quello sì che era viaggiare e potevamo ancora dire d'esser poeti e marinai.

"Mamma che è successo?" Chiedevi, mentre tuo padre era intento a spostare la scala per la diciottesima volta cambiando quello che sembrava il diciottesimo orologio al Plutonio sparso per casa. "Ce l'ho ce l'ho! Passami la batteria al Bario per favore..." Sussurrava piano a mia madre che faceva da assistente mentre io me la dormivo ancora alla grande e rigorosamente in piedi. Insomma era un evento tale che mio padre dimostrava di essere un vero capofamiglia.
"Questa casa supererà l'ora legale anche quest'anno, cascasse il mondo!" Diceva a mia madre prima di andare a dormire il Sabato sera, concentrato e più cattivo che mai.

Magicamente quella mattina di Ottobre o di Marzo, gli orologi erano perfettamente allineati al flusso canalizzatore e all'unisono ti ricordavano che prima o poi saresti dovuto tornare indietro nel tempo.

"Nel passato?"
"No, nel futuro!!"




domenica 12 marzo 2017

La Tarallucci&Vino Enterprise

Mi arriva l'ennesimo annuncio di lavoro via mail, da parte della rinomata azienda Tarallucci&Vino Enterprise (nome di comodo come avrete brillantemente intuito).

credits by Cookthelook.it


Oggetto della mail: "Occasione per IoT Project in ambito Internazionale"

Testo della mail: "La Tarallucci&Vino Enterprise sviluppa Soluzioni e Applicazioni di Mobile Internet su cross platform e multiscreen con la più avanzata User Experience tramite un approccio User Centered delle più comuni tecniche dell'IoT. Con un fatturato in forte crescita si stabilisce rapidamente nel mercato Italiano e Internazionale. Se sei interessato inviaci pure il tuo cv."

Alché anche il laureando fuori corso si fa una grassa risata e lo usa subito come case history per la sua tesi di laurea. Che poi quel simpatico pure nell'ultima frase, io lo trovo di un'innocenza unica, roba da bimbetti con la spada finta di Excalibur che uccidono il magico drago invisibile.


sabato 11 marzo 2017

Mezzo o intero?

Esco a prendere una pizza, magari anche al trancio.

Mi fermo da Mega Pizza il cui nome in giorni di abbondanza glicemica mi avrebbe fatto girare alla larga subito, ma quando hai un calo di sano glutine e ottimo olio di colza, pagheresti oro per una fetta di amido e rosmarino.

E così entro nella pizzeria che vorrei già uscire. Pizze rattrappite e sparpagliate con millimetrica precisione in modo che il bancone sembri pieno. Un pò come quando a mensa chiedi le patate al forno e te ne mettono cinque a forma di stella in un piatto rigorosamente a parte.

Ma torniamo alla pizzeria. Torniamo a lui, il proprietario e al suo sorriso prostatico che giustamente vedendomi entrare se ne va sul retro. Bene. Penso. Un'ottima scusa per filarmela.
"Dicaaaa." Ma la moglie mi ferma proprio mentre mi dirigo verso la porta.
Allora guardo l'orologio, manco stessi aspettando un collega alla stazione, poi riguardo il bancone e poi ancora mi guardo attorno, attonito e con stile. "Mah...!! Ma senta... il pollo ruspante non l'avete?"



Ecco, in un mondo normale, una pizzeria che a stento ha la pizza bianca difficilmente avrà del pollo allo spiedo croccante che gira sopra un letto di patate succulente. Alché rispondendomi no mi spiace me ne sarei andato felice in un'altra pizzeria.

"Quanto mezzo o intero?"

In un mondo normale.


Mal-pensa-nti



Trenord verso Malpensa pulito quanto il bagno pulito di una stazione di servizio della A1.

Scendo al Terminal 2 pensando "Comodo sto trenino arriva fin dentro al Terminal". Beh non è proprio così perché arriva fuori dall'aereostazione, bisogna fare circa 350 metri a piedi per arrivare agli imbarchi e poi altri 400 metri dentro l'aeroporto solo per raggiungere il gate. Praticamente quasi un km dal treno al gate, ok ok sarò stato sfigato io da avere il gate D15 pazienza.

Ma al controllo sicurezza già mi sorgono i primi nefasti dubbi sulla service adaptability di questo aereoporto nonché sul senso dell'umorismo di chi gli ha dato il nome. Eravamo tipo in dieci a percorrere avanti e indietro come dei cretini la coda statica per arrivare al controllo sicurezza. Ma roba che per 5 metri in verticale sono riusciti a fartene fare 80 in orizzontale. Dopo il settimo tornante ho anche preso un Travelgum. Alché alla dodicesima volta che vedo questa simpatica coppia di anziani sfilarmi accanto e in senso contrario li saluto. Lei sorride, lui un pò meno. Poi mi ferma un tipo da spiaggia, palesemente addetto a rompere le palle.

"Biglietto per favore." Tiro fuori il biglietto pensando che fosse il controllo per gli aereoporti sprovvisti di tornelli... no no era proprio l'addetto a rompere le palle. "E questa cos'è?" Mi fa pensando di avermi colto in castagna.
"Quella è l'integrazione del posto, l'ho cambiato due giorni fa pagando la differenza."
"Non capisco."
Eh figliolo lo so. Penso sottovoce. "E' la fattura che mi ha fatto la compagnia aerea per aver cambiato posto; dalla fila 7 sono passato alla 4. Poi la compagnia mi ha spillato la fattura sul foglio che tiene in mano."
"Ma non capisco che vuol dire 11.01 chili?"
Chili? Dove cazzo hai letto chili? "Quelli sono 11.01 ...euro"
"Ahhhhh, lo speedy boarding!"
Poverino.
"Sì bravo! Proprio quello."
"Ok vada."


venerdì 10 marzo 2017

Finché la barca va

Ma voi ve la immaginate una nave da crociera puntare verso il balcone di casa vostra?
Voglio dire, soltanto il clacson dovrebbe essere già in grado di tirar giù almeno un paio di quadri, stendere i panni e tirare lo sciaquone.

"Ehi, non sapevo ci fosse un'eclissi di sole oggi! Ah no è soltanto la prua di una nave!"

In questo video poi il tipo non ha nemmeno la ringhiera nel terrazzo di casa, certo non che questa possa frenare le intenzioni della nave, ma almeno un maggiore senso di protezione lo darebbe, o quanto meno riusciresti ancora a dire..

"Tu-non-puoi-passaaaaaaaaaaaaare!!"

Video Frame by Yasmine e Bill Todhunter

giovedì 9 marzo 2017

L'immortale


Foto by Fabio Cimaglia / LaPresse
E poi mi sono immaginato questo Silvio al Mac.

Ma lo vedo passare prima dal Drive-Through, rigorosamente solo e con occhiali da sole stile Terminator. Solo che la sua macchina non ci passa.

Alché lo vedo scendere dal camion-porsche-suv e prendere le misure. Poi un calcetto alla ruota e qualche alzata di braccia come a dire "ma chi l'ha progettato questo ca$$o di Drive-Through cribbio!"

E parcheggiando con mestizia il camion-porsche-suv, si appresta ad entrare nel Mac con la stessa camminata che avrebbe entrando nel cesso di casa sua, ovvero mano destra in tasca, testa che ciondola come quando si torna a casa dall'edicola e paso doble appena accennato al primo scalino del Mac Donald's (ohh beata gioventù).

Poi si siede. E poi il menu.
Lui non capisce nulla di quello che c'è scritto ed è un pò come leggere il proprio testamento scritto da un altro. La pasta semplice al sugo non c'è. L'acqua frizzante forse. Caffé! Oh cribbio questo c'è! Lo conosco. Ordinerò un caffé!

E così, sulle note di un musical francese che risuonano nella sua testa insieme alle onde del mare, attende romanticamente che giunga quella cameriera seducente che però, non arriverà mai.

Ma lui non lo sa, ed è questo a renderlo immortale.