giovedì 23 settembre 2021

L'Apocalisse di Meyer (CAP 1) - Il Ritorno dei Bianchi

 

Ero lì che scrivevo il discorso di benvenuto dell'umanità agli alieni, la cui venuta mi dicevano essere imminente. Non so per quale recondito motivo, ma mi comunicarono che sarebbero giunti di lì a poco atterrando direttamente a Linate.  

Ah ah - pensai - è per questo che hanno rifatto la pista dell'aereoporto due anni fa, dunque qualcuno sapeva.

Come vi dicevo ero lì, precisamente da Starbucks (STAR....coincidenza? Io non credo), che scrivevo il discorso che avrebbe accolto gli alieni sul nostro bellissimo pianeta. Un'ora prima a dirla tutta, stavo semplicemente facendo colazione, quando a un certo punto una ragazza si siede accanto a me. Non aveva nulla con sé, né un cappuccino, né un caffé. Nemmeno un croissant. Mi sorrideva e basta. Oddio, mi sorrideva in maniera strana, non dico forzata ma sembrava voler comunicare altro. Mi guardai attorno e non feci in tempo a tornare su di lei che erano in due. Accanto a lei si era seduta la controfigura di John Belushi, e con tanto di occhiali da sole.

"Buongiorno." Fece l'uomo, sorridendo. Non compresi subito che fossero insieme, poi si presentarono.

"Buongiorno Alberto." Aggiunse la ragazza."Hai sentito parlare di noi più volte... ti confermiamo che è tutto vero, dall'inizio alla fine."
"Non è un caso infatti se l'8 Agosto 2009 in Gibbosa Calante tu abbia visto una delle nostre astronavi alle ore 22.05. Ricordi?"
"E io ero a bordo." Disse la ragazza mentre John Belushi poggiava una ventiquattrore sul tavolo.
"Perdonatemi, ma con chi ho il piacere di parlare?" Chiesi cercando di mostrare la loro stessa freddezza, ma venne fuori più qualcosa del tipo "Co-co-con chi-chi chi... ma chi chi chi siete voi?"
"Agente Meyer." Disse subito l'uomo misterioso. "E lei è l'agente Meyer 2." Continuò indicando la ragazza. "Un mio surrogato, ma questo sono certo tu l'avessi già capito."
"Surro..."
"Gato. Con una t sola. Altrimenti miagolerebbe." E scoppiò in una gelida risata. Poi tornò serio. "Vedi Alberto, non tutte le specie aliene sono pacifiche come la vostra."
"Pacifiche? Ma se siamo dei guerrafondai."
"A dirla tutta siete degli imbecilli non dei guerrafondai, e capisci che è molto diverso da un punto di vista di invasione pre-coloniale. Considera che ci sono specie aliene capaci di attaccarci brutalmente, prima ancora di spiegar loro cosa sta succedendo, ecco perché faccio uso di un surrogato come Meyer 2." La ragazza sorrise. "Dovresti vederla in azione."
"E .... e scusate, cosa starebbe succedendo esattamente?"
"Ecco, gli alieni che vi hanno creato migliaia di anni fa, quelli che alcuni di voi identificano col nome di "Bianchi", stanno per tornare in questa Galassia. In un certo senso daranno il cambio ai pleiadiani, o ai nordici come li chiamate voi, quelli che hanno dato origine alla discendenza di Atlantide." Belushi prese il mio caffé e ci guardò dentro. "Mi segui?" Fece alzando gli occhi.
"C-c-c-erto... quello è finito. " Gli feci notare indicando il bicchiere. "...se vuoi ne ordiniamo un altro?"
"Noi dobbiamo preparare il terreno ai Superiori affinché si possano palesare nel giro di pochi giorni. Non abbiamo molto tempo." E mi ripassò il bicchiere di caffé, incredibilmente pieno, caldo e fumante.
"Grazie Alberto, ma non bevo caffé."
"Lui non beve affatto." Aggiunse ridendo la ragazza surrogato.
"Ah."
"Ci serve che qualcuno come te scriva il discorso di benvenuto sul pianeta Terra."
"Avete detto pochi giorni?" Chiesi basito.
John Belushi prese il polso del surrogato e lesse l'ora sul suo orologio. "Forse anche poche ore. E visto che siamo in tema, è ora che tu scriva il discorso, Alberto." E tirò fuori dalla valigetta carta e penna. "Un discorso onesto, spontaneo e ospitale."
"Ricordi come si usano carta e penna?" Chiese la ragazza.
"Una volta completato il discorso verrai contattato da Meyertré." Aggiunse Belushi.
"Un altro surrogato?"
"No, Meyertré si chiama proprio così."
"Tutto attaccato." Aggiunse il surrogato.
"E come lo riconosco?"
"Tutto a suo tempo, Alberto." Fece l'uomo dietro un sorriso malizioso prima di mostrarmi una penna a sfera con una lampadina sul tappo.

Di quello che successe subito dopo non ho un ricordo molto lucido. E così, scrissi il mio discorso di benvenuto. Suonava abbastanza bene, era musicale, pacifico e allo stesso tempo fermo. Non ci privava della libertà e concedeva margini di miglioramento a questa nuova Joint Venture intergalattica. Andai a casa, aggiustando ancora un paio di cose alla fermata dell'autobus. Giusto un paio di verbi, l'incipit e allungai il brodo sul finale. 

Facile pensai. Da grande dovrei fare discorsi di benvenuto a pagamento in giro per le galassie, magari mi troverò a scrivere per i grigi il discorso di benvenuto all'armata dei rettiliani, chi può dirlo. Insomma rimuginai sul testo per un giorno intero, aggiustai ancora alcune cose e poi tornai da Starbucks sia la mattina che il pomeriggio. Ma di Meyertré non v'era traccia. Tornai il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. Poi esasperato mi recai a Linate. 

Ma nulla.
Tutto scorreva regolare e nessuna specie aliena stava invadendo la Terra.
Così andai a mangiare un panino al bar dell'aereoporto. Mi sedetti nel primo posto libero e cominciai a mangiare col discorso davanti.

"Egregi Bianchi. Esimi. Illustrissimi creatori dell'umanità tutta. E' con vivo fermento che ci prepariamo alla vostra venuta da secoli ormai, tanto che alcuni di noi non ricordano più chi debba venire o persino per cosa ci stiamo preparando. Ma il passaparola funziona benissimo. Altissimi, noi non vi conosciamo, ma con un pizzico di fantasia vi immaginiamo bianchi. Bianchi e intelligenti. E vista la vostra intelligenza, sarete già dotati di Green Pass, che in onore al colore della vostra pelle chiameremo White Pass. E questo sarà solo uno dei tanti onori che vi concederemo purché voi, facendo fede a questa nuova Joint Venture creatori-creato o se preferite padre-figlio, aggiustiate un poco l'imbecillità umana. Noi non ci offenderemo, anzi. Vi aiuteremo a mostrarvi quanti più imbecilli affinché possiate identificare il prima possibile cosa è andato storto quella notte."

M'interruppi a metà lettura per via dell'altoparlante. Una voce femminile gridava aiuto, poi si udì una colluttazione, un crepitio nel microfono e per due secondi andò via la luce in tutto l'aereoporto. Quando tornò la luce il barista che mi aveva servito il panino aveva cambiato espressione. La signora di fronte a lui urlò dopo aver visto i suoi occhi cambiare colore.

"Scusate." Feci rivolgendomi a loro. "Sto cercando di finire il discorso d'apertura per accogliere i Superiori, ma se continuate a url..." A quel punto la luce andò via del tutto. Il barista salì in piedi sul bancone e poi cadde a terra esanime. La signora venne morsa al braccio dalla cassiera, che a sua volta era morsa da un passeggero in partenza per Roma.

"Santo cielo!" Imprecai. "Il mio volo per Roma sta per partire!"

(continua...)










martedì 14 settembre 2021

Vedete, non è tanto perché ma per quale


Il Papa ha invitato a non fare omelie troppe lunghe. Sarebbe bene fermarsi sui dieci minuti, altrimenti gli astanti si perdono, si annoiano e vivono male la messa. Bisogna raccontare cose che rimangono, che si possano ricordare una volta tornati a casa.

E sono perfettamente d'accordo, perché a me già la cadenza musicale dell'omelia fa venire il sonno. Peggio ancora se il prete, in piedi di fronte al microfono, comincia a fare le sue pause, a guardarsi le unghie in contro luce, poi riflette un poco e poi riprende a parlare. Giunge al suo climax perdendo quasi la voce e poi si ferma. Proprio sul più bello.

E' uno stillicidio!

Ci sono lettere degli apostoli che non ho più saputo come sia andata a finire. Ma ho anche amici che frequentano la stessa chiesa da anni e che non hanno ancora capito la trama. Poi, una volta che hai perso il filo devi aspettare l'anno prossimo. I cattolici più bravi studiano a casa e la volta successiva sono già preparati. Funziona un pò come gli esami universitari, i migliori passano con gli esoneri, per tutti gli altri bisogna aspettare la sessione successiva. 

Una volta mia madre tornò a casa infuriata.

"Cos'è successo madre?"
"Non ne potevo più e me ne sono andata."
"Omelia lunga vero?"
"Considera che l'introduzione è finita dopo 45 minuti. Il segno di pace ce lo siamo scambiati dopo un'ora e mezza, tuo padre dormiva e alla fine il prete ha detto pure - Vedete, non è tanto perché ma per quale"
"Capisco, ma papà dov'è?"
"E' ancora in chiesa che dorme."

Un mio amico abruzzese andava matto per le campane, fu quello a scatenare la sua voglia di farsi chirichetto e poi prete. E io ovviamente provai a farlo desistere.
 
"Andrea, pensaci bene..."
"Albé tu non capisci, quelle sono campane!"
Guardai il campanile del paese, poi tornai su di lui. "Hai ragione Andrea, non c'avevo pensato."
"E domani le potrò suonare da solo!"
"Bene, ma il passo successivo è parlare in pubblico, dovrai fare l'omelia."
"Ma quella è roba da pret..."
"Già."
"Merda."

Ad Andrea piacevano i sacramenti, piaceva il vino e piacevano le canzoni (al tempo prendeva lezioni di chitarra). E ovviamente, piacevano le campane. Ma non gli piaceva parlare, era un tipo taciturno, riservato. Se ci pensate, ad Andrea piaceva andare in discoteca ma aveva paura di ballare, figuriamoci di approcciare al prossimo. In chiesa per lui c'era musica, alcool e cibo (anche se sciapo), e a volte rimediava pure qualche spicciolo.

"Albè scrivimelo tu il testo, possibilmente qualcosa che vada a rotazione sui 12 mesi."
"Ma Andrea, sono 53 settimane!"
"Fanne quindici e poi ricomincio, non se ne accorgerà nessuno."


 
Ed ecco a voi l'omelia numero uno che scrissi per lui quella sera:

"Oggi giorno siamo di fronte a una questione interessante. Per quale motivo Gesù riunì dodici apostoli e non undici oppure tredici.
 
Come vedete, non è tanto perché ma per quale.
 
Perché non è come ci immaginiamo le cose che le cose si manifestano da sé, ma è piuttosto come le cose sono, che vengono riflesse della vostra luce. E Gesù lo sapeva. E lo sapeva anche Erode. Al tempo.

E anche noi, nella nostra vita, siamo chiamati a rispondere, a sapere. Chi sa fa, chi non sa critica e chi non sa criticare, non fa niente. Diceva Timoteo. Perché solamente con la volontà ci possiamo redimere delle cose che non sappiamo ancora. Se solo le sapessimo.

Tuttavia, la fede ci illumina il cuore, la mente e il cammino (per Andrea divenne il camino). Proprio come successe a Timoteo, sulle rive del Nilo. Per quale motivo egli divenne un cristiano non ci è dato sapere, ma quello che facciamo in vita, riecheggerà per l'eternità."
 

E quella Domenica, la prima e la seconda fila piansero.
Dalle risate.

sabato 11 settembre 2021

Torvi & Seriosi


Ero in questo palazzo enorme, nuovissimo. Stavo percorrendo l'androne con mia figlia che sparava domande a raffica mentre ero al telefono con la lavanderia. Il feroce chihuahua che tenevo al guinzaglio cercava di fare pipì ovunque. Un vaso, poi un altro vaso, poi un vaso Ming

"No cosa fai, ferma!"
"Come dice?" Rispose la lavanderia.
"Ah no scusi, stavo parlando al mio cane."
"Ah."
"Lei non ha cani vero?" Le chiesi mentre cercavo il numero da citofonare sull'elenco dei condomini.
"...no. Posso fare qualcosa per lei?"
"Sono Oliva, ho lasciato una cuccia per cani, ricorda?" Intanto scopro che devo comporre il 113 ma digito 112. Vabbè penso, sempre guardie sono.
"Si chi è?"
"Scusi ho sbagliato numero! Cercavo il 113."
"Ah ok." Mi fece intanto la lavanderia al telefono chiudendomi malamente in faccia. Per fortuna il 112 mi aprì poco prima che il mio chihuahua battezzasse il tappetino dell'androne.
"Cosa stai facendo!"
"Come dice?" Mi chiese il 112.
"Ah no scusi, stavo parlando al mio cane." Ed entrammo tutti e tre.. io, il cane e mia figlia. 
"Ah."
 
"Hai visto che bell'androne che hanno qua?" Feci notare alla piccola, ma lei era in loop sulla domanda numero quattro in attesa che la sbloccassi per permetterle di chiedermi chi abitasse in quel bel condominio. Nel frattempo che aspettavamo l'ascensore, richiamai la lavanderia.

"Qui lavanderia."
"Si sono sempre Oliva." Ed entrammo in ascensore. "Forse è caduta la linea, ma come le dicevo ho lasciato una cuccia per cani... ricorda? Da lavare ovviamente, non come deposito.." La mia voleva essere una battuta, ma dal tono credo venne interpretata come una minaccia mafiosa. Poi digitai il numero tre, mentre mia figlia cominciò a fare le linguacce sul grande specchio dell'ascensore. Mentre io me la ridevo con lei, il nostro chihuahua svolgeva il suo lavoro di FORENSICS per capire se il cane dell'ascensorista avesse mangiato merluzzo nordico o nasello lo scorso Natale.
 
Ma l'ascensore invece di andare su, se ne andò giù. La signora della lavanderia disse qualcosa come - A-MO-A-BA-ERE-E----AN-TA e poi sparì come risucchiata in un wormhole. Mia figlia cominciò a chiedere a raffica dove stessimo andando e io di riflesso entrai in loop con la domanda "Pronto?" "Pronto?" "Prontoooo?"

Poi le porte dell'ascensore si aprirono.

Alzai la testa e tutto si ammutolì. Tutto tranne la musichetta del garage. 
"♬ Tuttu-turu-ru-ttu-ruuu ♬♬" 
 
Di fronte a noi una signora sui 45, forse 45 e mezzo, con sguardo serio, truce. Accanto a lei quello che forse era il marito. Sempre della famiglia torvi & seriosi
 
Mi feci istintivamente indietro per farli entrare, ma non si mossero.
"♬ Tuttu-turu-tu-ru-ttu-ruuuuu ♬♬"

"A che piano?" Chiesi allora allontanandomi la cornetta del telefono dall'orecchio come a migliorare la situazione uditiva. Ma non ebbi risposta. I torvi & seriosi erano ancora là. Mia figlia non faceva più domande e così, mestamente decisi di premere il pulsante di chiusura porte. 
 
"Con permesso."
"♬ Tuttu-turu-tu-ru-tt. -------------------

"Ma chi erano?" Chiese la piccola mentre l'ascensore presa a salire.
"Dei manichini amore. Come quelli del negozio."
"Ma cosa stavano facendo li tutti soli?"
"Nulla tesoro, in questo mondo ci sono anche manichini che non fanno nulla. Non pensano, non parlano, non ridono. Fanno i manichini."
 
"Oliva mi sente? E' ancora lì?"
"Sì sono quì."
"Allora buona serata." E la lavanderia mi chiuse in faccia proprio quando il team CSI che avevo al guinzaglio trovò il colpevole; il baccalà.
 

 

mercoledì 8 settembre 2021

Il Buono, il Brutto e il Tabaccaio


 

E' andata pressappoco così:

"Dove hai messo il biglietto vecchia puttana!" Il Tabaccaio le puntava la pistola da dietro al bancone. La vecchia aveva gli auricolari scarichi perciò non sentiva. Arricciò il naso aggrottando la fronte. Poi si aggiustò gli occhiali e gli chiese perché le stesse puntando una pistola.

"Ho detto dove hai messo il biglietto!"
"Ma quale biglietto, quello dell'autobus?"
"Non è un biglietto dell'autobus è un gratt... si si quello dell'autobus, dove si trova?"
"Oh lo stavo giusto cercando." La signora si chinò guardando attorno ai suoi piedi. "Credevo l'avesse mangiato Alemanno, ma non è così." Il cane della signora si sedette composto, come avesse capito di essere imputato del furto.
"Alemanno?"
"Cosa sanno?"
Il Tabaccaio sbatté spazientito la pistola sul bancone. "Dannazione!"
"La Nazione?"
Poi fece il giro del bancone e si avvicinò alla vecchia. "C'erano cinque pere, l'ho visto con i miei occhi! Hai grattato cinque pere!"
Ma in quel preciso istante un tizio col poncho entrò nella tabaccheria del Tabaccaio, sputò nella tabacchiera e gettò il mezzo sigaro in terra. 

"Cerchi forse un biglietto vincente da 500 mila euro?"
"Forse."
"Non li troveresti neanche in un anno."
"Perché?"
"Perché qui dentro... quegli euro non ci sono." Il tizio chiuse la porta della tabaccheria facendo suonare la campanella.
"Ehi tu, lo sai che la tua faccia somiglia a quella di uno che vale duemila euro ?"
"Già... ma tu non somigli a quello che li incassa..." 
Il Tabaccaio puntò la canna della pistola verso l'uomo col poncho. "I tipi grossi come te mi piacciono perché quando cascano fanno tanto rumore."Alemanno guardava prima l'uno poi l'altro, ad ogni scambio di battuta il barboncino della signora girava la testa, e così anche la signora. "Di dove sei Biondo?"
"Illinois."
"Quì vicino.." Rise di gusto guardando la vecchietta, poi tornò con la canna della pistola sul tizio col poncho poco prima che la porta del negozio suonò nuovamente.
"Buongiorno! Sono un banchiere di Latina, mi hanno detto che qui ci sono Gratta e Vinci coi fiocchi, non è vero Biondo? Ehi ma quella è una pistola cazzo!"


(se vuoi che la storia continui, lascia un commento!)

venerdì 3 settembre 2021

Alla scoperta di Orgasmatron, l'angelo a luci rosse

 


Con lo pseudonimo di Norma Jean, l'artista dell'Orgasmatron installato a Bologna assicura che è lo stimolatore sessuale definitivo.

Dunque niente più Viagra per i pensionati bolognesi, sarà sufficiente invece scendere a prendere il giornale, un caffé e poi tutti dentro l'Orgasmatron a riempirsi di copuline (le chiamano così), ovvero sostanze in grado di stimolare i due sessi rispettivamente. Sono segnali chimici femminili se entra l'uomo, ma segnali chimici maschili se entra la donna. Ci sono poi le luci soffuse, chiaramente tendenti al rosso e qualche suono stimolante per completare il preliminare dei preliminari. Poi il povero pensionato, dopo 15 minuti di copuline esce dalla cabina e chiama la moglie.

"Cara?"
"Dimmi Franco."
"Sono tutto pieno di copuline, spogliati che ti porto a cena fuori."
"Ma cosa stai dicendo Franco!"
"Ah già non è ancora ora di pranzo... scusa ho la testa piena di Beta-endorfine."
"Ma Franco sei impazzito? Non ti sarai mica fatto le canne con quel tuo amico del bar?"
"Ma quali canne Pina! Sono appena uscito dall'Orgasmatron!"
 "Ah, siete pure andati a ballare!"

Insomma, cabine orgoniche o meno - le storie d'amore si fanno sempre in due.
Aspettiamo dunque la prossima installazione di Norma Jean, l'Orgasmatron biposto, e il curatore questa volta sarà Rocco Siffredi.

giovedì 2 settembre 2021

Game of Drones

 
A quanto pare, l'ASL Roma 3 avrebbe organizzato dei voli di ricognizione "dronificanti" per misurare la temperatura dei bagnanti romani nel prossimo weekend.

Mi viene da pensare al poveraccio che si sta prendendo l'ultima tintarella sotto al sole.

"Signore, il nostro drone H41, quello sopra lo scoglio ci riferisce che lei ha 38 e mezzo, dovrebbe mettersi sotto l'ombrellone se non vuole rischiare un'insolazione."
"Ma io sono vaccinato."
"Ah va bene, allora si rosoli pure."

Ma glissando sul banale dettaglio che l'estate sia ormai finita... noto con piacere che il tempo delle Guerre Stellari è finalmente giunto. La profezia si è avverata, la bidella delle medie, quella che per avere una visione sul futuro doveva cadere almeno una volta dalle scale, me lo aveva predetto.

"Verrà un giorno ragazzino..."
"Ragazzino a chi?"
"Verrà un giorno che combatterai contro i droni termometrici."
"Sarò John Connor? E' così? Dimmelo!"
"Non ha importanza ragazzino. Tu segui la Forza e la Forza seguirà te."
"Ma che vuol dire Maria? Cosa vuol dire!"

Maria si svegliò e non lo seppi mai.
Fino ad oggi.

Sono anni che mi preparavo anzi, posso dire di essere venuto al mondo con questo solo e unico scopo. Abbattere i droni. Sentivo che c'era qualcosa di diverso nell'aria e gente diversa per le strade.
 
"Che la forza sia con te." Mi disse un passante.
"Come dice scusi?" 
"Forza Roma."
"Sempre!"

Insomma sono mesi che assemblavo e archiviavo fucili laser per gli stormtroopers nel mio laboratorio. E finalmente il nemico ASL (Armata Spaziale di Lampredotti) ci ha dichiarato guerra! 
 
 
Scherzi a parte, sarebbe interessante saperne di più lato privacy - penso che i lidi dovrebbero far firmare un consenso informato per una cosa del genere altrimenti... beh semplice, il Lato Oscuro si approprierà del litorale e il Nulla obnubilerà il Regno di Fant....ah no, questa è un'altra storia.

mercoledì 1 settembre 2021

Altro che ASIMOV, i robot già ci prendono per il culo


 

Faccio una richiesta di reset pwd che obbligatoriamente dev'essere fatta per telefono e il giorno dopo mi scrive un robot via mail dicendomi che si è attivato grazie a sofisticati algoritmi di machine learning - ora, considerando che io di ML me ne intendo, ho tutto il diritto di mandare a ca@@re il ragazzo di latta, ma essendo un galantuomo gli ho risposto via mail.

"Caro Wall-e, consapevole che tu sia cresciuto a pane e prediction dal giorno in cui ti hanno assemblato fino ad oggi, sono certo non avrai alcun problema ad usare un CNN (convolutional neural network) per predire quale dito tra i cinque della mano abbia alzato in questo preciso istante. Nel caso invece riscontrassi difficoltà nel train del dataset che usi per predire una banale conversazione come questa, ti consiglio un ensemble learning come il cat boosting per dimostrare la tua (finta) superiorità. Sappi che mentre domani sarai impegnato a risolvere il complesso privilegio di farmi resettare una stupida password, io starò scegliendo se fare colazione con un bel maritozzo con la panna o una calda bomba alla crema

E adesso, predicimi questo!"

martedì 31 agosto 2021

Rutelli scopre la decarbonizzazione

 

Rutelli che parla di transizione ecologica somiglia tanto a mio padre quando si interessava di Federico Barbarossa perché l'inserto del Corriere avevo dato il via agli approfondimenti storici dell'estate. Salvo poi trovarlo addormentato a metà introduzione o usare lo stesso volumetto per sollevare l'orologio in soggiorno e vederlo finalmente anche dal divano.

Per carità, nessuno dice che il Barbarossa non sia un argomento interessante, a differenza di Rutelli però mio padre comprese le sue lacune di storia, e si diede al bridge. Nel senso che comprò un manuale di bridge e si addormentò a metà introduzione.

Io già me lo immagino Rutelli alzarsi la mattina e trovare l'ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia accanto alla solita tazzina di caffè, con il Financial Times e il Sudoku del giorno per tenere allenata la mente con un pò d'inglese e matematica. Poi esce di casa, si ferma sul nuovo cantiere della Colombo, saluta i colleghi ultrasettantenni del sito (praticamente dei calcestruzzo seniors) e dice la sua:

"Ho parlato proprio ieri sera col direttore dei lavori, gli ho esposto le falle del progetto originario e la possibilità d'inserire una pala eolica sul tetto."
"Ma il tetto è obliquo." Dissente un senior calcestruzzo.
"Questi sono dettagli, coi soldi che si risparmierebbero attraverso il solare potremmo farlo raddrizzare."

Poi l'ex sindaco di Roma si congeda e raggiunge a piedi il Campidoglio. Ripassa a mente la conferenza che dovrà tenere su "come sfruttare anche le creme solari nella transizione energetica" e sogna in grande titoli di giornali che lo osannano:

  • RUTELLI, LA TRANSIZIONE ENERGETICA NON E' DA TUTTI
  • GREEN POWER, RUTELLI CORRE LE PRESIDENZIALI PIU' VERDI DI SEMPRE
  • RUTELLI: COL SOLARE CI SANIAMO IL DEBITO PUBBLICO
  • L'ITALIA PUO' GENERARE DA SOLA TUTTA L'ENERGIA DEL PIANETA, PAROLA DI RUTELLI

Poi scende dall'autobus ricordando all'autista che la Raggi è il Sindaco mene verde di sempre e che la lobby del carbone gli darà sicuramente del filo da torcere. Guarda la scalinata del Campidoglio, sospira e si ricorda come tutte le mattine che non c'è alcuna conferenza, che non è più il Sindaco di Roma e che aveva dato appuntamento a un giornalista in pensione del Financial Times per fare colazione alla Rinascente in via del Tritone.

"Certo William, c'è un ottimo lounge bar in Via del Tritone, proprio di fronte a quel cantiere di cui ti parlavo!"

 

lunedì 30 agosto 2021

La mia hot line con lo zio Joe

 


Chiamo il Presidente dei Presidenti al telefono, sì lui, quello che si addormenta quando incontra il primo ministro isrealiano. E' un numero speciale, ed è chiaramente composto da un telefono speciale. Per raggiungerlo devo scendere in cantina, afferrare la seconda bottiglia d'olio campano a destra e spingerla in avanti. A quel punto una leva si abbassa, mi ci aggrappo e il muro ruota di 180° facendomi scomparire direttamente nella cantina di Miro, il mio vicino di casa. Sì è vero, avrei potuto raggiungere la cantina di Miro anche dalla porticina che sta accanto al portone principale, ma la cosa non avrebbe più quel pathos che fa tanto Tempio Maledetto.

Il telefono è a stelle e strisce ovviamente, ed è posizionato su uno sgabbello. Un tempo lo lasciavo direttamente a terra, ma da quando ci sono le infiltrazioni d'acqua ho dovuto alzarlo di qualche centimetro per forza. E ci sono le calosce ovviamente che metto sempre prima di chiamare sua nonnezza, il Presidente dei Presidenti in carica. Come vi dicevo il numero è speciale, lo conosciamo soltanto io e il Presidente. Ma più io perché lui lo dimentica sempre.

"Hello?"
"Hello Joe!"
"Joe Hello!"
"Eoj olleh!"
 
(questo è il messaggio in codice che usiamo per riconoscerci, sono circa dieci secondi di convenevoli, giusto il tempo di capire che io sono io e lui è lui)
 
"Como stai Alberto?"
"Sto bene zì, senti ma non è che hai bisogno di farti qualche oretta di sonno?"
"No, stajo bono."
"Perché ti vedo provato ultimamente, sei sicuro che questo lavoro faccia per te?"
"Quando andiama a mangiaro 'o spaghetto?"
 
(ci siamo conosciuti da Carpe Diem a Porta San Pancrazio, quando era ancora vice nonno esecutivo d'America)
 
"Guarda ti chiamo per la questione afgana, le parole che hai detto, mi riferisco a quelle della vendetta, i tempi che hai scel..."
"Domani vegno con airplane in your town ok?"
"No aspé, stavo dicendo che la storia della vendetta è proprio..."
"Como sta Giovanni?"
"Ma chi è Giovanni?"
"Adesso noi dobbiamo distruggere nemici di 'mmericani!" (ha pure mimato una timida inflessione alla Sordi)
"Si ho capito, ma volevo dirti che.."
"Iz colpa dei Trumpisti."
"Come dei Trumpisti?"
"                       "
"Joe ci sei? Ehi Joe non ti sento."
"                       "
"Comunque dai se hai bisogno di ripassare un pò di politica estera, ti consiglio una master class del nostro Giggino, la trovi su Youtube - basta che cerchi "Giggino 'o console".
"E como sta Giovanni?"
"Ma chi cazzo è Giovanni!!"

lunedì 23 agosto 2021

Di come indossando le airpods pro raggiunsi il Nirvana

Finalmente ho ricevuto le famose AirPods Pro della Apple, quelle che cancellano il rumore bianco di fondo in maniera attiva. La sensazione appena indossate è stata a dir poco stupefacente e davvero, non me l'aspettavo. Avevo preso sottogamba questa funzionalità ma soprattutto le sue conseguenze (positive) su di me. 

Si comincia già a sentire qualcosa indossandone soltanto una, ma l'efficacia spirituale è ben lontana dall'indossarne due. Del resto anche Gesù lo disse: "Quando di due ne farete uno, entrerete nel regno dei cieli." Ora, non so se aveva visto così lontano nel tempo da andare oltre gli anni duemila in quel di Cupertino, ma una cosa è certa; aveva ragione. Nella fattispecie avevo il rumore di fondo dei nostri simpatici pappagallini urbani e non per farlo a posta, ma si chiamano parrocchetti monaco. Coincidenza? Io non credo. Insomma tutto tornava, ero nel patio con i ventilatori accessi, i bambini giocavano a palla sul campetto abusivo di bocce e io, come un'anziana signora della Louisiana mi dondolavo guardando la strada. 

E fu così che misi anche l'auricolare sinistro.

Avete presente quando in Matrix innestano la presa scart nella nuca di Neo? Dallo spazio angusto della Nabuccodonosor, il nostro viene catapultato nella calma piatta di Matrix, programma di allenamento. Ecco, l'effetto è praticamente lo stesso. Era come se qualcuno mi avesse spento i ventilatori. Anche i bambini che giocavano a palla non li sentivo più e i parrocchetti erano stati messi magicamente in pausa. Per un attimo mi sono ricordato del silenzio che c'è in montagna, di notte, ma questo è molto, molto di più. Poi ha preso il sopravvento il suono del mio respiro. Gesù, ho pensato, sono veramente da solo, il mondo sembra essere sparito. Rimasi come ipnotizzato da quel suono, come fosse di un'altra creatura. Gesù, ho pensato, forse lo è veramente. E così mi sono girato di netto, accorgendomi soltanto di essere su una sedia a dondolo.

Silenzio.
Agosto.

Le cicale erano un lontano ricordo, ma che dico, il mondo cominciava ad esserlo!

"Calma."

Ecco, va bene tutto ma adesso stavamo superando ogni limite. Va bene il silenzio ancestrale e il mega pulsante per disattivare il mondo intero. Ma calma, no. Soprattutto se me lo dici indossando una tunica bianca e rossa e portando un bastone a forma di Ankh.

Cominciai a sentire una forte vibrazione dietro la nuca, probabilmente qualcuno dalla Nabuccodonosor stava provando a staccarmi la scart, ma non ci riusciva.

"Benvenuto Alberto, questo è il Nirvana, il Sacro Graal."

Io come un ebete non mi ero nemmeno accorto che l'essere mi stava parlando telepaticamente. Poi mi sorrise e disse. "La Verità è molto più vicina di quanto pensi, i parrocchetti ora ci sono, ora non ci sono. Le cicale ora friniscono, ora non friniscono. Tutto giunge al di fuori del tempo."

Non riuscivo a distinguere bene i contorni dell'uomo, aveva certamente i capelli lunghi e sotto la tunica una specie di camicia hipster a quadrettoni. Poi si passò l'Ankh dal braccio sinistro al braccio destro e lo sbatté a terra come solo Gandalf sapeva fare. Un suono mai udito si propagò dal bastone e andò lontano da noi facendo il giro della casa. Gandalf mi indicò col braccio sinistro di guardare dietro di me. Mi girai e sentii il suono passare dall'orecchio destro all'orecchio sinistro, come fosse reale.

Tornai su di lui che disse: "Questo è lo Spatial Audio." Sorrise e mi lanciò il bastone che afferrai prontamente. In quel preciso istante mi sentii come proiettato fuori dal corpo. Ero istantaneamente nel nido di parrocchetti e tra i bambini che giocavano a palla. Ero il vento del ventilatore e allo stesso tempo il suono delle cicale. La sensazione di essere in un corpo era lontanissima. Mi sentivo un drone, ma che dico, un Megadrone!

Poi la batteria delle cuffie si scaricò, e tornai bruscamente nella modalità anziana signora della Lousiana.