domenica 9 maggio 2010

Il Giustiziere Hoofeny

Maggio, mese che mi ricorda la città di Parma e il suo formaggio, o meglio, la fattoria di Sir John Crockette O'Deeny. Lì mio padre mi soleva portare in questo periodo per il carotaggio delle forme, forme che nella mia testa di futuro nonché brillante assicuratore d'autoarticolati di Schengen, erano sinonimo d'olezzo di mucca Brambilla (la nostra cara vecchia vacca) e caglie stagionate.

Ecco, questo profumo che mi portavo in classe il primo giorno della settimana era tale che la maestra trovava sempre una scusa poco calzante per buttarmi fuori dall'aula del tipo "Franco mi sembra ti abbia chiamato il preside...vai a controllare" e io ci cascavo routin meschino.

Ma è anche vero che la meschinità mi forgiava lo spirito creando in me più d'una risorsa per dialogare segretamente con le vacche del Crockette. Perché sapevo in cuor mio che l'olezzo del caglio era la mia chiave per la libertà. Stavamo infatti organizzando un'oscura e segreta rivoluzione per riuscire a boicottare caglio parmense nelle mense dei dirigenti della Crockette & Bros. Ma avevo un assoluto bisogno di codificare in maniera unilaterale gli appunti presi da Madre Brambilla, l'unica e sola vacca che mi fece latte alla vaniglia. E per far questo ci servimmo di un antico alfabeto bovino di alcune remote zone dell'Emilia.

Ma ciò solo per dire che se per me la scuola finiva certamente cominciava il travaglio del caglio e mio padre e tutti i mandriani di Crocketteville non ammettevano alcun errore. In quel periodo davano tra l'altro le prime puntate italiane del Giustiziere della Notte e li imparai i veri ideali di Giustizia, Lavoro e Notte. Notti come quelle che passo tutt'ora al Frank & Tonight, che augurerà la stagione estiva questo sabato 15 maggio con la Divina Commedia cantata in swing old metal dal Casto Divo, cioé a dire me medesimo. Patatine omaggio se accompagnati, non importa da chi.

Ecco sì, posso dire che la mia felicità stava nascendo nei cunicoli oscuri dei miei carotaggi, quando tra una biada e l'altra, organizzavo la prima vera rivoluzione che mai mucca alcuna vide. In certi ambienti fienili si parla ancora delle mie mirabili prodezze pianificatorie atte al boicotto fraudolento, nonché del mio abile dialetto fiorentino che mi valse più d'una soffiata. Arrivai perfino ad anagrammare la settimana enigmistica di Sir Crockette e a porla nelle forme secondo la ben nota serie di Fibonacci. Un lavoro da maestri alchemici, altroché rebus della settimana o il caso poliziesco. Stavo dando vita alla rubrica "Strano ma vero".


Il B-Day

Comunque sia, il piano Brambilla scattò il giorno B alle ore 12.00 ZULU e prevedeva una contenuta presa di coscienza societaria dei carotaggi inopportuni in compagnia del caglio, alla mensa della Crockette & Bros.
Fu memorabile e per l'occasione tatuai tutte le mucche del circondario con il vessillo "mens sana in corpore sano" e le feci sfilare di fronte a mio padre durante il compito in classe di Italiano.

Tema: "La primavera è ormai nel suo splendore, se tu fossi la Natura come giudicheresti l'uomo di oggi?"
Svolgimento: "Secondo la Legge di Bronson. Charles Bronson. "


Venni bocciato, ma non per il tema ovvio, bensì per porto illegale d'armi...quelle che usavo per i carotaggi...ne avevo tre, una che mi regalò Sir Crockette con la frase "hai un ottimo futuro davanti a te giovanotto, sii il formaggio che vuoi vedere nel mondo", una che mi regalò mio padre con la frase "è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo e non guardare me cazzo" e una che mi regalò Charles Bronson in persona con la frase "don't be stupid little man, grab your life and you will Know then"





martedì 4 maggio 2010

Nessuno è solo

"Nessuno ha mai aperto un varco simile."
"Questo perché hai un concetto della parola Nessuno che non corrisponde al mio."
"In che senso? Dico solo che nemmeno tu sai di cosa parli."
"Ecco, con quest'affermazione mi lasci pensare che non credi nemmeno in ciò che dici. Ma chi è per te Nessuno?"
"Se mi guardo indietro, vedo persone che hanno fatto un centesimo delle cose che dici accadranno. Quando dico Nessuno, dico proprio questo, la Storia."
"E' vero. Ma la Vita non è passata alla Storia e mai verrà ad Essa."
"Secondo me sei un visionario, un piacevole visionario. E nelle tue visioni è tutto corretto, ma quella in cui vivi è la "realtà" della tua mente, mio caro filosofo-visionario."
"Ciò che dici è il carbone del tempo e da entità priva di un corpo, dici quello che Io ho ideato di sentire."
"No no sei fuori strada, tu t'illudi di sentire e t'illudi anche di scrivere. Dovrai lavorare molto su questo e poi forse avrai un barlume delle cose che sono, come dici tu."
"Leonhard, vi è un tempo per il seme e un tempo per il fiore. L'acqua del seme non basterà a mantenere in vita il fiore e l'acqua del fiore ucciderebbe il seme stesso. Io do Vita all'Idea secondo i tempi della Terra."
"Tu leggi troppo e scrivi poco. La prima volta che abbiamo parlato eravamo in quella biblioteca tedesca, ricordi?"
"Come potrei dimenticarlo."
"Bene, anche lì la tua mente filtrava tutto e come oggi non potevi sapere cosa fosse la verità. Inoltre non puoi nemmeno creare, ma solo interpolare ciò che hai già sperimentato e vissuto."
"Esatto, è così. Ma tu parli della legna mentre il Fuoco brucia la legna."
"E tu sei il Fuoco scommetto?"
"No, io sono l'Idea dietro al simbolo del Fuoco che brucia la legna."
"E che devo pensare del fatto che dicono tu abbia parlato col Principe?"
"Cosa pensi, ha meno importanza di Chi pensa. Se tu sapessi Chi è che pensa non penseresti più in questo modo. E ogni dubbio cesserebbe."
"Volevo sapere di cosa tu credi abbiate parlato."
"Non abbiamo parlato, non servono le parole. E se servissero potrei dirti che non ho parlato io con lui, ma lui con me."
"Già, capisco." Eulero aprì un libro e i suoi occhi presero coscienza della parola...

Maha Avatara

"Non è quello che penso vero?"
"No, infatti."
"E non sei solo scommetto."
"Nessuno è solo."




sabato 17 aprile 2010

Il Presente è un presente

La vita è un concetto, un concetto fatto di tante piccole cose "nascoste".

Quando porgiamo a chi amiamo un fiore, porgiamo un concetto, il concetto di ciò che siamo in quel momento, non descrivibile con le parole o con un film, quanto piuttosto con una rosa.

Quando regaliamo qualcosa dovremmo regalare questo concetto, affinché la persona che riceve il regalo non abbia con sé l'ennesimo oggetto da consumare, quanto piuttosto noi stessi a farle compagnia, ovvero il concetto di ciò che eravamo in quel momento.

Viceversa, quando parliamo esprimiamo un concetto, non esprimibile negli stessi tempi e nella stessa situazione d'un "sentire".

Tanti sono i modi di comunicare, ma uno solo è il concetto percepito dal "percipiente". Quando il concetto di quest'ultimo coincide con il concetto comunicato si percepisce l'assolutezza del messaggio.
Un assolutezza dunque relativa.

Come un artista regala un concetto nel suo quadro, ciò che chiamiamo Dio regala il suo concetto nel Creato, ma un artista lascia sempre parte di sé nel suo "concetto" estetico, perché nulla può essere inventato che non sia stato già creato.


lunedì 5 aprile 2010

La Medaglia

"Se conosceste il significato della vostra esistenza agireste in base al soddisfacimento di quest'ultimo. Potreste condividerne o meno le finalità, ma in un senso o nell'altro non avreste dubbi sulle vostre modalità d'azione.

La condivisione di questa finalità sarebbe peraltro frutto della vostra esperienza e del vostro conseguente ragionamento deduttivo. Se questo vostro ragionamento calzasse col fine dell'esistenza umana "rivelata" agireste verso quel fine altrimenti vi muovereste in maniera tanto opposta quanto la differenza tra la vostra deduzione e quella assoluta.

Ora, una condizione per la manifestazione somatica del vostro essere ovvero, per l'incarnazione, è proprio la scomparsa di quella che chiamiate esperienza o memoria 'stricto sensu'.

Non essendoci in questa 'realtà' mai nulla di definitivo, è possibile però recuperare la memoria vissuta dal Nous alterando il vostro stato d'essere attuale. Questo è possibile anche solo attraverso il respiro che può aiutarvi ad uscire dal destino/sonno nel quale siete immersi ed agire in piena libertà secondo la nota legge di Lavoisier. Questa legge è applicabile in molti più campi di quanti ne sono stati enunciati finora ed è la stessa legge che permette all'uomo di non morire con il soma o se vogliamo, di non nascerne senza.

Il pensiero è conseguenza d'uno stato d'essere, è tale nello stato di veglia, è altro nello stato di sonno, altro ancora negli stati di mezzo, ma è pur sempre frutto del vostro stato d'essere così come lo sono le percezioni dei sensi.

La consapevolezza di cui si parla spesso è una parola curiosa che sembra pretendere il podio che spetterebbe di nascita al vostro stato d'essere.

Dunque, di fronte al vostro inevitabile camminar sul bordo della medaglia, dovreste cercar di rimanere in equilibrio, allenando corpo e mente, croce e testa. Poiché se volete muovervi in direzione della felicità, non avete che una moneta con i suoi opposti e la sua forza, quel bordo sul quale potete rotolare."



Le immagini del prato tornarono lentamente a riempire ogni angolo dei miei occhi...
...e il Barbalbero era scomparso.





lunedì 29 marzo 2010

Ad Honorem Lillibus

...ricordo con orrore la mia prima mattina di pensionamento anticipato (la mia nuova banca con conto ZeroDiZero fa bonifici solo al 20 del mese)

ebbene, quella mattina mi sono sentito come James Bond in "Licenza di uccidere", solo che invece di una tarantola era Lilli, lo scorpione del mio ex

non è tanto il colore, un forte marrone scuro quasi nero, né il suo letale pungiglione in grado d'iniettare cationi di potassio come nemmeno il mio professore di chimica era in grado di fare, ma il nome

ooooh...il nome!

"Pandinus Imperator" mi disse il mio Simon, io a bocca aperta con la bava che colava da almeno mezz'ora, "dai tranquillo lo terremo in gabbia"

gabbia.

la nostra dimora era diventata una gabbia e mi chiedevo perché dovessi condividere la casa con un....Imperator

io.
il futuro Casto Divo.

e ora mi ritrovavo con un fidanzato in meno e l'Imperator fuori dalla cuccia -.-

era parecchio che non gli davo da mangiare ma solo perché ero impegnato notte e giorno con i provini del "Frank & Tonight"...non lo feci a posta, tuttavia mi rimaneva il dubbio di come fosse potuto uscire dalla gabbia con serratura computerizzata e codice 123

"è un codice stupido, Frank" mi disse il mio Simon

"non credo sia in grado d'impararlo il nostro acerrimo Imperator"

"mai sottovalutare uno scorpione" ribadì il mio Simon, nato peraltro a Novembre...

e infatti, mi lasciò per una donna e sono certo lasciò aperta la gabbia di Lilli per porre fine alle mie pene d'amore prima d'andarsene per sempre dalla mia vita

Lilli ora, sembrava indugiare con alcuni peli del mio torace, il sudore mi colava dai piedi evitando di passare per il villo pettorale onde lasciar tranquillo l'Imperator Lilli, scorpione omosessuale o diversamente etero come lo chiamava sempre il mio Le Bon

ebbene, ora comprendevo il significato della metempsicosi iperuranea, quella facoltà che ci permette di trasferire un nostro pensiero in mondi paralleli e fu così infatti che oltre a qualche vaffanculo indirizzato al mio bel Le Bon mandai ampollose richieste d'aiuto agli dei più disparati ch'abbian mai visitato questa Terra

"ma questo non esiste!" mi disse di rimando uno di loro sentendo il nome di Casto Divus

"vabbé, è il pensiero che conta" come dissi a Cerere scusandomi di non aver acceso una candela per il compleanno di sua figlia e fu infatti lei che mossa a compassione mi salvò

in un batter di ciglia ero ora seduto sul cesso proprio davanti alla mia camera da letto che osservavo Lilli ancora a mezz'aria che infilzava l'etere un tempo occupato dal mio villo

fu uno slancio di una potenza incredibile ch'ebbe come unico risultato quello di far fare a Lilli un triplo avvitamento su se stessa per ricadere poi sul materasso infilzandosi da sola

io, teletrasportato da Cerere in quel del water osservavo basito il Seppuku di Lilli che con mal celata armonia lasciava questa Terra col più eroico dei gesti

questo per dire, che ci son cose peggiori di un simpatico grilletto/cavalletta/locusta come ad esempio una donna che ti soffia il compagno o un compagno mosso a compassione

ma stasera canterò per lui al "Frank & Tonight" un gran pezzo di Melita Kingston de La Vega, classe 1901..."Remeber who is the Imperator my little little little Procrastinator"

ovviamente ho dovuto cambiare il titolo della canzone e qualche accorduccio onde evitare le ire della famiglia de La Vega

stasera, solo per voi...

Frank 'The Singer' Hoofeny

canterà...

"I am NOT an Imperator, only a little very little Terminator"


ore 23.00
noccioline gratis
ingresso 1.5 euro
(se si è soli, è gratis)




venerdì 26 marzo 2010

Frank 'The Singer' Hoofeny

...ricordo quando alla festa d'addio per la mia pensione erano tutti in lacrime tranne me, che invece ero felice di andarmene, anche perché la limousine nera che mi aspettava fuori non esitava certo a far girare il tassametro solo perché qualche ex collega inginocchiato in lacrime mi pregava di ripensarci

fu melodrammatico certamente, ma anche estatico poiché finalmente era il 21 giugno

data memorabile anche perché non mi ero mai legato a quelle persone in virtù del fatto che non potevo certo partecipare a un dolore sì forte con il cuore ma al massimo con una mente schermata da false ipocrisie

se anche il cuore si fosse lasciato a pensieri tanto scabrosi come quello di rimanere a lavorare su quelle quattro fesserie di cui non condividevo né l'idea (se mai ve ne fosse stata una) né il modus operandi (se mai qualche dotta mente NON pensante ne avesse compreso la necessità) allora l'autista della mia limousine avrebbe certamente svoltato quel giorno, poiché i festeggiamenti non avrebbero certo avuto fine, allorché tenessi in capo ancor la mia corona di sire

fu quando feci notare a tutti di quanto non me ne infischiasse un fico secco di vedere le foto del cane appena "comprato" o della stanza del nipotino non ancora avuto, ma preventivamente curata nei minimi dettagli (compreso un ghirighori della Roma in un posto tanto strategico quanto le tattiche del generale Patton) che due o tre persone andarono in collasso cardiovascolare e altre tre ebbero crisi di panico per la prima volta in vita loro (il che lo ritengo un processo di forte quanto potenziale maturità)

del resto feci la Storia in quegli uffici e per sempre il mio nome echeggerà negli anfratti meccanici di tutti i distributori di merendine e di caffé, nonché tra i faldoni delle pratiche auto non andate a buon fine per scadenza dei termini probatori inerenti l'udienza di ultima istanza in merito al caso della signora Wilftrott, rea del fatto non addotto ma usurpato dalla chimerica giuria della contea di Memphis del 1954 (era tanto che lo volevo dire perdonate me e il mio mentore P.Mason)

entrai in guerra controllata per il raziocinante ottenimento di cibo nell'era preginseng, ne uscii nel postgingseng e ne vado fiero anche se, non lo rifarei, così come non affitterei una limousine proveniente dal centro della città a 52 euro l'ora, almeno, non in questa vita

piuttosto ho molto gradito il vaffanculo onesto e cordiale da parte dell'AD quando gli ho insultato la moglie attraverso la candida poesiola di un Bukowski alle prime armi ma già efficace quanto l'urina del mio cane nella scarpetta della Signora Krakoff, moglie del presidente

ho molto gradito anche la cenere del mio sigaro che consumava le calze anteguerra della moglie di Winston, nonché figlia della cugina del nuovo direttore di produzione 

..davvero, mai visto scena più raccapricciante

ma è stato un piacere, che potrò raccontare a Igor, barman dei sobborghi di questa città, che attende il mio arrivo in limousine presso il rinomato locale "Frank & Tonight", la mia discesa da questa Mercedes allungata come il membro del presidente in visita al maniero di Hefner sarà ricordata nella storia futura del mio secondo lavoro e unico da pensionato:

"il casto divo del Frank & Tonight"

ode a Bellini.
amen.



Frank 'The Singer' Hoofeny

venerdì 19 marzo 2010

Memorie

...dalle corde dei violini partiva quella musica che era in grado di accendere la speranza di chi fosse al fronte e di chi con loro respirava nel buio di una stanza, immobile, seduto in poltrona ad attendere La Notizia che come il gelido inverno non si sarebbe fermata di fronte a niente e nessuno.

Quegli uomini, sporchi in viso, con ferite nel corpo e tutti, con ferite nell'anima, trascinavano i loro pesanti pensieri fuori dalle unghie della Guerra, fuori dalle trincee piene di topi e di fango e di morte e di lacrime, affinché potessero varcare con i loro occhi la soglia della Sofferenza, una Sofferenza che aveva scavato solchi così profondi nel loro Cuore da far sembrare le trincee dei semplici rivoli d'acqua.

Le note del grammofono volavano nell'aria e sulla superficie del fango portando un Dio che sembrava essere la più nefasta delle follie.

E anche quel Dio era in trincea.


dalle Foreste di Hürtgen,
11 Nov 1944



venerdì 27 novembre 2009

L'Imperatore Senza Nome

C'era un impero nel deserto, con un imperatore molto giovane. Era l'Imperatore Senza Nome. Nessuno sapeva come si chiamasse, ma era il Re e sapevano che era più saggio di tutti nonostante i suoi quattordici anni, lo era stato sin dai primi giorni e l'avevano scelto come imperatore sin da quando l'avevano scoperto nel deserto che piangeva e che strillava...

Era molto piccolo e col tempo dimostrò di essere anche molto fragile fisicamente. Nonostante questo esistevano in lui due opposti, la fragilità fisica e un'immensa forza d'animo, un qualcosa di sconosciuto che nulla avrebbe potuto scalfire.

A causa di questa sua fragilità fisica però necessitava di bere più degli altri, aveva bisogno di più acqua di tutti, nessuno sapeva perché, forse per il fatto che era stato abbandonato per chissà quanti giorni nell'arido e selvaggio deserto. Era un miracolo la sua stessa sopravvivenza. Così a intervalli regolari, tutti i giorni l'obbligavano a bere acqua, tanta acqua, di modo che potesse sopravvivere felice e guidare il regno con tutta la sua saggezza.

Lui conosceva il suo regno, conosceva le sue persone, le arti e la bellezza. E sapeva che doveva bere in maniera costante, lo sapeva perché era quello che faceva da quando aveva memoria o meglio, era quello che gli facevano fare.

Un bel giorno però, l'acqua finì.

In tutto il regno non vi era più acqua, non ce n'era più, i pozzi si erano prosciugati e le sorgenti erano lontane e con poc'acqua anch'esse. L'imperatore vide i suoi agitarsi sempre più e preoccuparsi per lui in modo eccessivo. Sapeva che doveva bere e quando gli dissero che l'acqua era finita, capì di non capire.

"L'acqua è finita imperatore."
Rifletté su quella frase, sembrava una sentenza di morte eppure era ancora vivo, che cosa ne avrebbe dovuto fare di quelle parole? Erano qualcosa di nuovo, di mai udito.
"L'acqua è finita imperatore."
Allora rispose: "Va bene, se è finita perché me lo dite?"
I consiglieri non capirono la sua domanda e intanto il tempo passava, passavano le ore e tutti si guardavano l'un l'altro senza trovare una via d'uscita. D'improvviso, l'imperatore sentì qualcosa. Si alzò, uscì fuori all'aria aperta e sentì ancora quella cosa, sempre più forte, sempre più incessante.
"Che cos'è?" Chiese. "Cos'è questa cosa che sento!? Ditemelo!"
"E' la sete imperatore." Risposero i consiglieri. "E' la sete."
L'imperatore cominciò a sentire, stava sentendo una cosa che non aveva mai provato, stava sperimentando la sensazione d'aver sete. Aveva sete, doveva bere, si sentiva sempre più stanco. Stava perdendo le forze.

Poi si rivolse ai suoi consiglieri. "Ma se io provo sete ora che non ho acqua, l'acqua non mi stava salvando, l'acqua non mi stava tenendo in vita, mi stava uccidendo! L'acqua era una pietra tra me e le mie necessità, se solo avessi saputo che io ho sete vi avrei detto di fare delle scorte, centinaia di scorte d'acqua!" L'imperatore era disperato non sapeva cosa fare per la prima volta in vita sua.
"Voi mi avete sedato con l'acqua per avere una saggia guida, ma vi siete messi tra me e quello che devo sapere di me. Vi siete messi tra me e voi e tra voi e voi stessi! Avete voluto qualcosa solo per voi e quel qualcosa adesso vi lascerà senza un imperatore!"
I consiglieri erano come pietrificati.
"Come potrei guidarvi se non so nemmeno di avere sete? Come potrei insegnarvi a bere, se non conosco la sete? Adesso, l'assenza di acqua è la mia vera acqua."
Il giovane imperatore era sempre più stanco, ma trovò le forze per avvicinarsi a loro. "Allora vi chiedo, perché ho sete?"
"Perché siamo nel deserto." Gli risposero.
"Ma anche voi lo siete, e perché io ne ho di più e mi sto sentendo male?"

I consiglieri si guardarono l'un l'altro. "Lei ha vissuto da piccolo nel deserto, è li che l'abbiamo trovata, era appena nato e se non l'avessimo preso noi, sarebbe morto di sete, di fame o mangiato dagli animali. Era indifeso sotto tutti i punti di vista, forse è per questo."
L'imperatore non sapeva questa storia, che pure lo riguardava, sapeva solo che stava per morire.

"Non mi ucciderà l'assenza di acqua, né la sete, ma morirò perché non sapevo di provare sete....morirò perché non sapevo chi fossi. Adesso vi chiedo, per salvare il Regno, ditemi chi sono."

"Tu sei l'Imperatore Senza Nome."