venerdì 12 settembre 2025

Anche fossimo gli ultimi uomini sulla Terra

Non ho mai creduto in un mondo migliore, non davvero. Non ho mai creduto in quel sogno luccicante di un’umanità che, all’improvviso, si ravvede, lasciando indietro tutte le sue ombre. Il mondo, lo sappiamo, è un mosaico impazzito: pezzi di bellezza incastrati tra crepe di violenza, di egoismo e distrazione. Eppure, nelle persone buone sì, in quelle ci credo. Non nei santi, non negli eroi da copertina, ma in chi, ogni mattina si sveglia e decide di non cedere alla corrente dell’indifferenza e dell’odio. In chi, pur sapendo che il lieto fine è solo un’illusione, sceglie comunque di fare un passo verso la luce. 

Non si tratta di grandi gesti. Non serve cambiare il corso della storia o riscrivere le leggi del cosmo. È un’ostinazione quotidiana, quasi banale. E’ un sorriso offerto a chi non se lo aspetta, una parola tenuta a freno quando dentro brucia la rabbia. È la mano tesa verso chi inciampa, anche quando le nostre stesse gambe tremano. E’ l’essere gentili anche fossimo gli ultimi uomini sulla terra, perché essere migliori non significa vincere contro il male del mondo - quello, forse, ci sarà sempre. Significa non lasciarsi inghiottire e non diventare parte del suo ingranaggio. Ogni giorno ci mette alla prova e ci chiede chi vogliamo essere: se quelli che scrollano le spalle, che dicono “è così che va” e si voltano dall’altra parte, oppure quelli che trovano il coraggio di un gesto gentile o di una parola vera? 

La civiltà può crollare sotto il peso delle sue contraddizioni. Ma noi siamo altro. Dobbiamo essere altro. Siamo la possibilità di scegliere la bontà e la bellezza, anche quando nessuno guarda. E in quella scelta, in quella minuscola ostinata scelta, c’è tutta la grandezza di cui siamo capaci. Non per salvare il mondo, ma per salvare noi stessi.



martedì 9 settembre 2025

La Cermania fa scorta di ravioli

C’è sempre un momento nella vita dei popoli in cui, messi di fronte a un bivio, devono decidere se comprare gas oppure ravioli. E durante una riunione col capo di stato maggiore dell’esercito, è uscita fuori la questione.

“Prossimo ordine del giorno?” Chiede Merz con la verve di uno scaldabagno spento.

“Signore, ci sarebbe quella storia dei ravioli… ricotta e spinaci oppure zucca semplice.”

“In che senso?” Chiede Merz senza muovere alcun micromuscolo facciale.

“Se la Russia ci invade, i nostri concittadini dovranno mangiare Stroganoff e Pelmeni tutti i giorni. Questo è inaccettabile.”

“Certo capisco. Soluzioni?”

“Ravioli di zucca la mattina e ravioli ricotta e spinaci a pranzo. Poi se il tedesco medio ha ancora fame si mangia due crauti a merenda e chiude la giornata con i ravioli di carne.”

“Ravioli di manzo?”

“Beh no, sarebbero Pelmeni e questo è inaccettabile.”

“E dei würstel che mi dite?”

“C’è il segreto di stato signore.”

“E col gas come siamo messi?”

“Male signore. Molto male. E’ vero che i ravioli secchi bruciano bene, ma è anche vero che non possono scaldare una famiglia intera a gennaio inoltrato.”

“Ma almeno avranno la pancia piena.”

“Esatto signore. Morire di freddo si, ma con soddisfazione.”




sabato 6 settembre 2025

Trump ribattezza i ministeri: in nomine pater et filii et spirito(so) sancti

Con una mossa che ha lasciato il Congresso a bocca aperta, Trump ha annunciato una rivoluzione semantica per i dipartimenti governativi degli Stati Uniti. Dopo aver trasformato il Dipartimento della Difesa in Ministero della Guerra – perché, parole sue, “suona più forte, più diretto, più vincente” – Trump ha deciso di non fermarsi lì e ha svelato il suo piano per rinominare tutti i ministeri federali, dando loro quel tocco di “sobrietà” che, a suo dire, “riflette il vero spirito dell’Americano medio” (non il dito eh…)

“Signori, basta con questi nomi noiosi e burocratici! Voglio dei nomi che facciano tremare il nemico!” ha tuonato Trump mentre la folla agitava cartelli con scritto “Make Ministries Great Again”. 

E così, ecco il nuovo pantheon dei ministeri trumpiani, presentati con tanto di slogan e, in alcuni casi, di simboli ispirati a una galassia lontana lontana... 

Dal Dipartimento della Pubblica Istruzione al Dipartimento dell’Intelligence 

“Non stiamo più educando, stiamo creando intelligenze allo stato puro!” ha dichiarato Trump. “E voglio che ogni bambino americano sia più intelligente di un premio nobel cinese, più furbo di un premio nobel coreano e più sveglio di un presidente russo.” 

Nel suo discorso, Trump ha promesso di introdurre corsi obbligatori di “Intelligenza Trumpiana” e “Fisica di Donald” che dopo l’approvazione della legge sul maschilismo si chiamerà “Fisico di Donald”. 

Dal Dipartimento della Salute al Ministero della Forza 

Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani sarà ribattezzato in Ministero della Forza, con un simbolo che non lascia spazio a dubbi: un cavaliere Jedi con una spada laser rossa, bianca e blu. 

“Gli americani del futuro saranno forti e invincibili. Festeggeremo la festa di questo Dipartimento il 4 Maggio, così tutti potranno finalmente dire “May the 4th be with you.” 

Dal Dipartimento del Tesoro al Dipartimento della Ricchezza

Il nuovo Dipartimento della Ricchezza avrà un logo che raffigura Trump mentre sparge banconote da 100 dollari come fossero bruscolini. 

“Il Tesoro è qualcosa di noioso, hai bisogno di una mappa, lo devi cercare e devi pure decifrare decine di enigmi. E’ una roba da contabili,” ha detto Trump. “La Ricchezza invece è ciò che l’America rappresenta!” 

Dal Dipartimento della Giustizia al Ministero della Verità

E poi il Ministero della Verità, perché (dice Trump) “La giustizia è un concetto vago, la verità invece è ciò che conta davvero. Quanti amici giusti avete? Ma quanti di loro conoscono davvero la verità?”

Un giornalista chiede “E i tribunali? Il sistema giudiziario?” 

“Tribunali? Quelli li gestiremo con un reality show. Si chiamerà America’s Got Justice.”

Dal Dipartimento del Lavoro al Ministero del Successo

“E infine - continua Trump - il Dipartimento del Lavoro diventerà il Ministero del Successo. Perché lavoro è una parola da operai, successo è invece ciò che voglio per ogni americano. Niente più sindacati, niente più salari minimi, non ce ne sarà bisogno. Ognuno sarà CEO di se stesso, e costruiremo l’Università della Vita. 

Insomma sarà fantastico, il miglior rebranding della storia!”




Nota: racconto liberamente ispirato a fatti di cronaca vera (alla fine la storia del Dipartimento della Guerra è vera)

martedì 2 settembre 2025

La fiamma che scalda il cuore (e la padella)

 Mi è sfuggita la foto di un migrante, un uomo senza nome, che si cuoce due uova in una padella sgangherata sulla fiamma del Milite Ignoto a Bruxelles, altro uomo senza nome. La fiamma eterna, quella che arde per ricordare un soldato belga senza identità, caduto nella Grande Guerra, simbolo di tutti i caduti senza nome. E ora, eccolo lì, quel fuoco sacro, a scaldare una colazione di fortuna in una foto ricca di significato. Se il Milite Ignoto potesse guardare dall’aldilà, cosa penserebbe? Forse vedrebbe l’ironia amara di un mondo che non smette di perdere pezzi. Lui, che ha dato la vita per un’idea di patria, per un confine che oggi sembra più un concetto astratto che un luogo vero e proprio, ora si trova a scaldare le uova di un uomo che quei confini li ha attraversati, forse scappando da una guerra non così diversa da quella di un secolo fa. 

Non è una profanazione, come gridano in molti, con un tono che mescola sdegno e superiorità. È qualcosa di più semplice, più umano, nondimeno di più tragico. Quella fiamma, pensata per ardere a futura memoria, per la prima volta in cent’anni si fa concreta, viva e necessaria. Non solo un lume per i ricordi, ma un fuoco che nutre una persona. E non è solo il gesto, è il contesto. È il fatto che viviamo in un’epoca in cui i simboli sono tutto e niente: li veneriamo, li fotografiamo, li usiamo per scaldarci il cuore o, a volte, la padella. Il Milite Ignoto, se oggi potesse parlare direbbe: “Ero un uomo anch’io, come te. Anche io ho avuto fame, freddo, paura. Anche io sono stato dimenticato come te, se non fosse per questa fiamma.” Il problema non è a questo punto l’uomo con la padella. Il problema è che il mondo che il Milite Ignoto ha difeso, non è un mondo che ha trovato posto per quest’altro uomo, quello che oggi cucina sulle sue ceneri. È lo stesso mondo che lascia gente povera vagare per le strade, mentre noi ci indignamo per un uovo fritto ma non per le vite spezzate che lo hanno portato fin lì. 

E mentre la fiamma del Milite Ignoto continua ad ardere, forse per la prima volta, la morte di quel soldato senza nome, non è stata poi così vana.






venerdì 13 giugno 2025

Il famoso membro imperiale

 


"Il pene di Napoleone è custodito in uno scrigno da Evan Lattimer, cittadino americano residente nel New Jersey, che l'ha ricevuto in eredità dal padre, un urologo che a sua volta lo aveva acquistato in un'asta a Parigi negli anni Settanta per 3.000 dollari. Dopo la morte di Bonaparte, il suo pene fu asportato e imbalsamato dal dottor Francesco Antommarchi, che ne eseguì l'autopsia di fronte a 17 testimoni nel 1821."


Qualcuno tra gli astanti a un certo punto avrà detto "Ehi ma che cazzo sta facendo il signor Antommarchi?"
"Signori..." Esordì il medico francese facendosi passare i ferri del mestiere. "Procediamo col pezzo forte."
Intanto qualcuno sussurra al vicino di sedia "Ho scommesso 18 franchi che non supera i 10 cm" e l'altro "Mio nonno diceva sempre - il mondo si divide in imperatori che lo mettono in mostra e in mammolette che lo misurano."
"Procediamo adesso con una penectomia imperiale...intanto chiedo al pubblico, c'è qualcuno che mi sa dire di che colore fosse il cavallo bianco di Napoleone?"
Dalle ultime file qualcuno rispose - e che cazzo ne so - qualcun'altro si alzò e andò a scommettere pure sul cavallo bianco di Napoleone.
"Bene signori...cercheremo di fare un lavoro come si deve, un lavoro ad arte, insomma di non fare le cose a minchia." Poi si gira verso l'assistente. "Bisturi e metro da sarta!"

"Lor signori sono membri?" Chiese intanto un sacerdote entrato in ritardo nel teatro operatorio. "Chiedo, lor signori sono membri del Comitato Penale?"
"Comitato Penale? Veramente noi siamo qui per vedere...."
"Per vedere e misurare!" 
"...si ecco per misurare il...."
"Misurare? Cosa dovete misurare?" Chiese il sacerdote.
"Cinque centimetri!" Il dottor Antommarchi urlò soddisfatto le dimensioni della creatura, mostrando a tutti il suo dito indice fermo sul metro all'altezza del numero 5. "Cinque centimetri. Millimetro più, millimetro meno." 

E fu così che "Il membro fu acquisito da un sacerdote, poi venduto a un commerciante di libri e poi ceduto al Museum of French Art di New York, dove rimase fino all'asta vinta dal signor Lattimer."


L’articolo da cui ho tratto ispirazione:

https://www.focus.it/cultura/curiosita/che-fine-ha-fatto-il-pene-di-napoleone-bonaparte

mercoledì 1 gennaio 2025

Nel girone dei fumatori

 Nel cuor di Milano, in un giorno che ‘l sole non volle illuminar più del necessario, giunse il decreto ch’avrebbe cangiato lo destino de li signor fumatori.



Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una città oscura, ché la diritta via era smarrita da un editto che Milano impose a dura.

E io che pensavo, di goder la rossa e lo tepor di questo novo sole, mi trovai invece in una landa sconcia, dove lo fumo era bandito e lo piacere pure.

"Chi siete voi, o anima dannata, che osate sfidare lo volere del Conte Sala, patron di queste lande. Chi siete voi, che con leggerezza e ardire, fate di Milano una contrada affumicata?"

Così mi parlò un vigile, custode di codesto novo editto, che non ha pari, dove lo fumo non più accolto diviene peccato come un tradimento al pari.

"Maestro, ma dove mai potrò fumare?" domandai con voce tremante e smarrita "Non certo dove altri uomini vivono, é nei parchi, né alle fermate della vita."

E lui, con tono grave e solenne, mi indicò un angolo remoto e solitario dietro lo cassonetto immondezzaio: "Qui straniero potrai fumare, ma non dir che ti ci ho mandato se tu non voi esser multato."

Così, nel limbo della contrada, dove lo fumo è relegato ad angusti e puzzolenti spazii, cerco un angolo che mi accolga, lontano dagli occhi e da li cuori afflitti.

E mentre lo sole tramonta su Milano, penso a come un tempo, senza divieto alcuno, godevamo della nostra libertà senza saperlo, mentre ora in questa nuova era, siam prigionieri di noi stessi.