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martedì 1 agosto 2023

Negan, il mio Medico della mutua

Quando ti regalano una mazza da baseball prendi finalmente coscienza che la pensione è vicina e che hai il permesso di prendere a mazzate l’oggetto principale del tuo lavoro. Non importa che ti sia piaciuto o meno lavorare per 40 anni, l’importante è che tu possa sfogarti pubblicamente mostrando ai tuoi clienti cos’hanno rischiato tutte le volte che hanno chiesto una tua consulenza. Anzi, magari c’è qualche società disposta ad assumerti o qualche reality ha bisogno di aumentare lo share.

Solo ora comincio a capire perché il mio medico uscisse dal suo studio tutto sudato e il paziente contuso e pieno di cerotti. Forse non era il medico ad aver curato il paziente, ma quest’ultimo ad aver lenito lo stress del dottore. Un pò come la mitica riunione di condominio di Fantozzi, io in sala d’attesa ero come lo spettatore di Fantozzi subisce ancora, e Fantozzi ovviamente era il paziente. 

In effetti un pò di timore l’ho sempre avuto nel varcare la soglia del suo studio anzi, ora che ricordo, una volta il mio medico appassionato di golf mi fissò senza proferire parola per dieci lunghissimi minuti. Io mi ero appena seduto per fargli vedere il giradito che avevo da 5 giorni e avevo elencato tutte le possibilità malattie che conoscevo. Ma lui non lo guardò nemmeno un secondo, poi si alzò, prese dalla sacca da golf il ferro 9 e finse di tirare qualche palla direttamente nel suo studio. Poi dopo un lungo silenzio e una decina di fuori campo, concluse con le magiche parole “AMOXI-CILLINA”. Parole che ovviamente interpretai più o meno con: “Cosa sei venuto a fare nel mio studio imbecille?

O quella volta che sorrideva come un pazzo uscendo dal suo studio. Io avevo 40 di febbre ma ero ancora abbastanza in me per sentirlo esordire nella sala d’attesa con “sono il lupo cattivoooo” nemmeno fosse Jack Torrence di Shining. Nel gergo medico intendeva chiedere chi fosse il prossimo. 

Insomma, o siamo noi “pazienti” a esserlo poco coi nostri dottori o sono i nostri dottori ad aver visto troppe puntate di the walking dead e probabilmente Negan è l’alter ego di tutti i medici della mutua.




martedì 27 ottobre 2015

WALKING DEAD in 45 minuti

ATTENZIONE, SPOILER 
non leggere senza aver visto le prime tre puntate della sesta stagione


Cominciamo col dire che la sesta stagione ha un plot davvero ben fatto. Come nel resto della serie, le puntate non lasciano a bocca asciutta, ma la vera differenza è che tutto è in ballo da tre puntate e certamente lo sarà anche per la quarta.

Il crescendo ha inizio col dettaglio culinario di Carol, un timer settato sui 45 minuti. Ed è quello più o meno il tempo durante il quale vivremo il clou di quest'inizio di stagione. I veri walkers non sono i morti che tornano, ma i vivi che rimangono e la serie non si stancherà mai di farlo presente anzi, è il vero filone narrativo. Le scene degli zombie sono ormai diventate inutili, un corollario, non fanno paura nemmeno se ci credessimo. Un walker che uccide un vivente o una mandria di walkers che avanza verso i nostri, è ormai più che una routine, è la lenta agonia che dobbiamo sorbirci pur di seguire la sceneggiatura (la sopravvivenza dell'uomo in uno scenario post apocalittico), dove ci rendiamo finalmente conto delle basi della nostra stessa società, sopite in noi perché mai veramente conosciute.

A questo proposito è lampante il dialogo tra Rick e Deanna su come si risolvono i problemi. Da una parte la scelta apparentemente drastica di lui e da un lato la scelta apparentemente civile di lei. Lui è mosso da una conoscenza 'superiore', ha vissuto fuori in mezzo ai walkers e Michonne lo ricorda ad Heath durante la terza puntata

"Hai mai ucciso delle persone perché avevano già ucciso i tuoi amici?"
"Hai mai fatto delle cose che poi ti hanno fatto avere paura di te stesso?"
"Sei mai stato coperto da così tanto sangue che non sapevi se fosse tuo, dei walkers o dei tuoi amici?"

ma soprattutto

"Rick ha detto quello che ha detto perché a volte non si ha una scelta"

ed è di scelte che per molto tempo ci ha parlato Walking Dead, ricordiamo soltanto la principale: "aiutare e perder tempo o fuggire e risparmiare tempo?" basti pensare a quanti personaggi nell'arco delle prime cinque stagioni si sono trovati ad optare per la seconda e hanno dovuto fare poi i conti la stessa. Allora, che cosa scegliere? Certamente chi sceglie di sopravvivere per puro egoismo soccomberà, soprattutto se lo fa mettendo di proposito o gratuitamente i propri amici in difficoltà.



Dal canto suo Deanna invece gioca ancora a fare il politico in un teatro (la cittadina di Alexandria) che non li proteggerà a lungo. La civiltà sulla quale poggiano le sue scelte non può prescindere da una realtà che adesso non esiste più. E questo non riuscirà a capirlo fino a quando non le morirà il marito.

Ma torniamo al dolcetto che Carol ha messo in forno, sarà pronto quando tutto sarà finito e questo è un dettaglio cinematografico degno del grande schermo. Walking Dead parla di zombie e questi abbiamo capito non essere più i morti viventi quanto piuttosto gli uomini, capaci di uccidersi l'un l'altro pur di sopravvivere, capaci di impazzire e di uccidere gratuitamente, senza alcun motivo. Siamo in un aftermath epidemico, le regole della società civile sono tornate quelle dei primi uomini e le circostanze non permettono più di trastullarsi con le soporifere amenità che la civilizzazione ci ha dato. Lo vediamo infatti con Rick, che dopo aver fatto a pugni con Pete, rimane per l'ennesima volta attonito di fronte alle "serene" attività dei cittadini di Alexandria, come se non fosse mai successo niente. La tanto decantata Sostenibilità di questa cittadina, sponsorizzata dai cartelloni pubblicitari lungo la strada, diventa ormai "insostenibile" per Rick. Pete è infatti il violento che la nostra società può permettersi di avere e che anche Alexandria è disposta a tenersi. Ma non c'è più spazio per la Sostenibilità, non c'è più spazio per gente come Pete, ci sono cose che hanno la precedenza e Rick lo ha sempre saputo, Carol lo ha sempre saputo, così come pure Michonne e Daryl.

D'accordo ci hanno provato, hanno ripreso fiato. Ma Carol con le pistole è ormai più svelta di Clint Eastwood (non dimentichiamoci il suo poncho a Terminus) ed è più spietata di Rambo, tuttavia adesso fa biscotti per il vicinato. Rick si è persino rimesso la giacca da sceriffo con tanto di cravatta ben allacciata. Se questo non vuol dire crederci.

Ma è la coscienza a guidare il gruppo e tutti loro lo sanno.
Persino Carl lo dice al padre come in un dialogo con sé stesso: "loro sono deboli"

Tant'è che Deanna è brava a fare il leader con i problemi della vecchia società. Quando però spuntano i problemi di quelli nuova, ormai primordiale, la realtà dei fatti (la brutale e improvvisa uccisione del marito) minerà la sua leadership e la ridurrà a un breve passaggio di consegne per Rick...

"fallo" (vendica mio marito, ora, con tanti saluti alla civiltà)

e questo decreta il vero 'confine' della cittadina, il definitivo punto di rottura di Alexandria; non c'è spazio per l'indulgenza quando già il mondo (apocalittico) non ti darà una seconda possibilità.

Da lì a poco, durante il tempo di un dolcetto, l'assalto (in)umano ad Alexandria è il più vero degli attacchi dei 'walkers', walkers che sono tutto fuorché zombie. La comunità viene abbattuta come un essere vivente inerme, ingenuo e solo temporaneamente fortunato.

Fortuna che non accompagnerà nemmeno Glenn che ci lascia durante la terza puntata, ma sia la sua morte sia l'intera puntata sono già tornati ad un livello più standard per i ritmi della prima e seconda puntata.

E infatti si parla di zombie, quelli morti.





mercoledì 29 ottobre 2014

Walking Dead - anche la serie resuscita (spoiler, ma non troppo)

Con la storia del Governatore ci stavamo addormentando un pò tutti. La cittadina di Woodbury era noiosa già dalla prima e non è stato certo facile sorbircela per una decina di puntate. La sola puntata numero sei della prima stagione (TS-19) valeva molto più di tutto il brodo che abbiamo dovuto superare con la storia del Governatore. In quella puntata un medico rinchiusosi dentro a un laboratorio ermeticamente protetto, aveva creato il suo mondo personale che poco aveva da invidiare agli abitanti di Woodbury.

Il Governatore non ha mai avuto l'aspetto del cattivo, ce lo siamo dovuti figurare tale anche come pirata. Ad eccezione forse della seconda parte nella quale cerca vendetta su Michonne e Rick dopo che gli hanno distrutto la sua amata Woodbury. Ha perso una figlia, ha perso un occhio e nonostante tutto, sembra aver perso un cubo di Rubick e la lista della spesa. I momenti degni di nota sono pochi, forse quando Glenn rimane legato a una sedia con uno zombie nella stanza o forse quando Andrea scopre la figlia del Governatore in catene. Viviamo un'epidemia di polmonite alla prigione e l'agognato ritrovamento da parte di Daryl del fratello Merle, praticamente perso dalla prima stagione. Non è il migliore dei momenti certo, ma anche qui, il Governatore è poco credibile quando mette i due uno contro l'altro, in un'arena inverosimile, dove i mansueti abitanti di Woodbury si trasformano in improbabili arpie da cinema di serie B.

Viviamo poi un lungo momento introspettivo del Governatore, quando distrutta la città, cammina come un clochard lungo i paesi abbandonati del circondario. Per trovare cosa? Una nuova moglie e una nuova figlia nel giro di due puntate. Come se non bastasse riuscirà a convincere lei, la sorella e gli amici a mettersi contro 'quelli' della prigione. "E' gente pericolosa" dice, e ovviamente la donna acconsente, anche perché nessuno li ha mai difesi come ha fatto lui in questo stretto giro di episodi.

Inverosimile.

Volevamo uscire tutti da questo letargo sceso da quando si era arrivati alla prigione, ma gli sceneggiatori non sembravano dello stesso parere. Fino a quando non c'ha pensato il Governatore.

"Basta con questa prigione santo cielo! Cambiamo ambientazione..."

E forse l'unico a non  pensarla così era il povero Hershel

Il gruppo di Rick si sfalda. Le cose si fanno appena più interessanti ad eccezione forse di una puntata su Daryl e Beth. In fondo la ragazza doveva essere rapita e dunque bisognava far conoscere un poco di più del personaggio. Poi un gruppo di cacciatori entra nella casa in cui Rick, Carl e Michonne si erano rifugiati. Rick ancora ferito da quando ha lasciato la prigione, riesce ad uscire dalla casa in pieno stile navy seal e a raggiungere il figlio e l'amica che nel frattempo stavano approfondendo il passato di Michonne in giro per il paese. Ma la vendetta è nell'aria. 

La caccia è nell'aria.

Così, nel giro di  qualche puntata passata nei boschi, assistiamo all'amicizia forzata di Daryl con un fantomatico Joe e il suo gruppo di cacciatori (guardacaso). Cacciatori che sono gli stessi che si erano infilati nella casa dove alloggiavano Rick e suo figlio insieme a Michonne.

E qui ci ritroviamo finalmente faccia a faccia col problema.

La vera epidemia è soltanto l'infezione o interessa anche il comportamento? Lo scenario apocalittico forse è il vero virus dal quale bisogna guardarsi, perché resistere come esseri umani può significare morire come dei poveri zombie. Parliamo di un'infezione molto più invisibile, quella delle circostanze. Rick lo sa bene. Ha cominciato a saperlo dopo la morte di Shane e di sua moglie Lori. Se vuoi sopravvivere tra zombie che sbranano esseri umani, devi sbranare come loro. E non metaforicamente, visto che non sono certo i camminanti, quanto piuttosto gente come gli amici di Joe a nutrirsi come un'infezione sulle spalle delle 'brave' persone.

Il vero punto di svolta raggiunge l'apice nell'ultima puntata della quarta stagione. Non appena gli uomini di Joe minacciano ciò che resta della famiglia di Rick, firmano la loro condanna a morte. Rick è una brava persona, una brava persona trasformata dall'apocalisse in una macchina da guerra, un cacciatore di esseri umani. Non dimentichiamoci della velocità con la quale ha sparato in 'Grilletto facile' durante la seconda stagione. Clint Eastwood avrebbe certamente preso appunti. Questa significa che Rick sa trasformarsi, vuoi in Sundance Kid , vuoi in uno zombie. 

A fare le spese di questo nuovo Rick, cambiato nel volto e nell'animo, è chi si mette tra lui e la sopravvivenza sua e della famiglia. Non serve dunque essere uno zombie per azzannare il collo di Joe. 

E da questo momento in poi i soggetti e gli scenari interessanti aumentano. Abbiamo Carol alla prese con una bambina psicolabile e Tyreese che ascolta le confessioni sulla morte di Karen direttamente da Carol. Sono puntate importanti dove si saldano certi legami e se ne costruiscono di nuovi. Sono puntate che ci fanno respirare aria nuova dopo mesi di sedativi, quasi che ci stavamo trasformando noi stessi in "spettatori" viventi.

Poi, inserita alla perfezione e con un tempismo perfetto, arriva Terminus, luogo sinistro che suggella quanto detto prima. Gli uomini sono diventati qualcosa di più pericoloso degli zombie, tanto che i morti viventi sembrano ormai un routinario formalismo a fatti ben più inquietanti.