mercoledì 9 agosto 2023

5 metodi per raffreddare la Terra

 Alla Nasa si stanno scervellando su come abbassare la temperatura della Terra e diminuire il più possibile l’emissione di CO2.

“Allora..” Il direttore apre la riunione mostrando alcune slide. “Come potete vedere, i francesi hanno provato a superarci con idee stravaganti per la CO2 ma gliel’abbiamo messa in quel posto brevettando le museruole per i rutti delle vacche.” Il direttore fa una pausa e guarda i colleghi con sguardo truce. Poi annuisce e continua. “Il nostro collega Jerry Scuba ha pensato bene di estendere la cosa alle scoregge delle mucche da latte. Certo - voi direte - non è che adesso il mondo è in ebollizione perché 7 milioni di bufale scorreggiano all’unisono, ma come si dice, se prevenire è meglio che curare allora non scorreggiare è meglio che ruttare.”

E cambia slide.

“Per la questione della temperatura invece sono al vaglio diverse ipotesi. Abbiamo escluso la creazione di una cintura tipo anelli di Saturno per manifesta complessità e pure il mega ombrellone lunare perché i negazionisti dell’allunaggio si sono incatenati a Westminster appena l’hanno saputo. Per non parlare poi del colore dell’ombrellone, inutile dirvi che il solito arcobaleno fosse il più gettonato, ma tradurre la scritta ANDRA’ TUTTO BENE in 26 lingue, ci è sembrato come prendere per il culo mezzo mondo. Poi abbiamo la spazzatura orbitante che ci farebbe una discreta ombra, e prenderemmo anche due piccioni con una fava, ma al Presidente non piace l’idea di avere la monnezza francese che gira sopra la sua testa. Siamo però in grado di far eruttare il Krakatoa e creare uno strato di nubi a piacere su almeno metà della superficie terrestre e per almeno 24 anni solari.”

“Ma direttore, i produttori di creme solari ci farebbero causa.”

“Proprio così Beckenbauer. E infatti come ultima opzione, abbiamo le scie chimiche al pan di zenzero. Col cherosene che abbiamo stoccato in questi anni, possiamo far volare aerei per i prossimi due secoli e coprire il cielo con milioni di Gingerbread polarizzati.”




lunedì 7 agosto 2023

Fuga da Alcatraz

Lo chiameremo Frank Morris, l’anziano di 92 anni che è riuscito ad evadere in maniera rocambolesca dall’ospizio in cui era stato messo. Oggi non li chiamano più ospizi, ma RSA, probabilmente per invogliare ancora di più i loro futuri ospiti a soggiornarvi. 

“Dai papà, ti troverai bene nella RSA 51.”

O ancora…

“Mamma, se guardi ancora la D’Urso giuro che ti portiamo nella prima RSA che troviamo!”

E ancora

“Oh, ma che bello quest’albergo!”

“Non è un albergo papà, è una RSA. E cerca di comportarti bene o il tortino del Giovedì non te lo daranno.”

Insomma il nostro Frank Morris aveva studiato i movimenti delle guardie degli inservienti in maniera scrupolosa anzi, li aveva proprio imparati a memoria. Aveva allenato per mesi la lingua in modo da poter nascondere la solita pillola per dormire e aveva fatto flessioni come nemmeno in gioventù. E per finire, si era iscritto all’annoso corso di cartapesta, architettando il più che famoso trucco della sagoma nel letto.

“Guardie! Dov’è il detenuto Morris?”

“Ho appena controllato direttore, è nel suo letto che dorme.”

“Bene, si è arreso finalmente.”

“Con i sonniferi tutti si arrendono, signor direttore.”

“Noi non creiamo buoni cittadini, però creiamo dei buoni pensionati.”

Ma Frank invece aveva lasciato una perfetta copia di cartapesta di sé stesso ed era uscito all’aperto nell’ultimo disperato tentativo di tornarsene a casa e lasciarsi finalmente alle spalle il centro di detenzione per colpevoli di anzianità.

“Ahahhaah, guarda che spasso!” Avranno pensato le guardie i tecnici visionando poi le telecamere di sorveglianza della recinzione esterna. Il povero Frank infatti era stato dieci minuti buoni a tentare le migliori acrobazie degne in un novantenne, col solo intento di scavalcare la recinzione e raggiungere la libertà. Ma il cervello e la capacità di adattamento gli funzionavano ancora bene, tanto che ha pensato bene di strisciare sotto la recinzione e percorrere dieci chilometri di notte in direzione della sua casa natale.

Avessero venduto casa, non gli avrebbero di certo aperto:

“Buonasera sono Frank Morris, evaso dalla RSA di Alcatraz, un ospizio di massima sicurezza le cui giornate sono scandite dalle pessime battute della capo sala di 120 chili e dal sottofondo di applausi finti che si alternano alla voce della d’Urso.”

Piuttosto un parente deve avergli aperto o forse, gli aveva lasciato le chiavi di casa il primo giorno d’ospizio:

“Papà, ti lascio le chiavi di casa. Ti ricordi il film con Clint Eastwood che mi facesti vedere a 15 anni vero?”



 

giovedì 3 agosto 2023

Dress Code alla discoteca Montecitorio

Mentre il deputato Piero Fassino elemosina qualche spicciolo alla Camera per arrotondare lo stipendio da 4.718 euro netti al mese, va in onda il surreale dibattito su come bisogna essere vestiti quando si entra il Parlamento.

Siamo tutti d’accordo che le infradito non siano del tutto appropriate, ma qualcuno fa notare che a condizionatori spenti i piedi sudano di più. Il parlamentare Girolamo Giradito mostra persino le diapositive del suo piede d’atleta, incolpando le scarpe chiuse che è costretto a indossare financo in Agosto. 

“Poi la gente si chiede perché d’estate facciamo tutte queste assenze!”

“Esatto collega.” Aggiunge Sandro Pigrone. “Tu hai il piede d’atleta, io una fascite plantare e il mio medico mi ha pure detto di stare a riposo per sei mesi.” Pigrone mostra il certificato medico a tutta l’aula. “E invece sono qui.” Sottolinea poggiando il piede con la fascite sul banco.

“Bravo collega. Poi la gente si chiede il perché di tutti questi “fascisti”, sono fasciti, FA-SCI-TI signori miei.”

Il dress code in discussione, vorrebbe imporre la cravatta a tutti, come è già in uso al Senato, ma soprattutto bandire l’uso di scarpe da ginnastica, camicie coreane, papillon alla Mercalli e l’uso di scarpe senza calze.

“E poi basta signori con questi pantaloni a caviglia alta, che fate schifo senza calze!”

“Ben detto bravo!”

“Sembra che avete lavato tutto a 90° invece che a 30° !”

“Bravo! Finalmente uno che dice le cose come stanno!” 

“Ci vuole decoro!” Aggiunge un deputato passato da sinistra a destra per poi essere eletto nella coalizione di centro. “Basta indossare la prima cosa che capita, bisogna scegliere i vestiti per quello che siamo!”

“Esatto collega, già ma cosa siamo?”

“Deputati signori! Deputati!”



 

Stipendi d'oro ne abbiamo?

 Il deputato Piero Fassino esorta i colleghi a non chiamare il loro stipendio da 4.718 euro uno “stipendio d’oro”. 

"Gli stipendi d’oro sono altri." Dice Fassino. "Con lo stipendio d’oro non hai problemi a scegliere il ristorante dove portare tua moglie e tua moglie non avrà problemi a scegliere come vestirsi. Eppure la gente paragona il nostro stipendio a quello di un privilegiato, manco fossimo dei raccomandati." 
 

Fassino si guarda attorno in aula. Seguono alcuni secondi di silenzio.

"Se volevo fare la persona benestante mica entravo in politica! Mi ci hanno costretto, anzi il senso civico me l’ha imposto, quello stesso senso civico che mi fa fare la spesa nel supermercato più economico o che mi fa fare un check-up nella ASL più vicina. Dal nostro stipendio lordo viene tolto più del 50% a dimostrazione che diamo più di quello che riceviamo. Siamo dei benefattori e ci vengono a parlare di stipendi d’oro…"

Fassino guarda i colleghi, poi fissa di nuovo il suo cedolino.

"Io non mi compro un paio di scarpe da sei mesi, non vado al Billionaire e non gioco a padel. Non so nemmeno cosa sia questo padel se non quello che usa mia moglie per farmi due uova al tegamino nei giorni di festa. Io non ho Netflix e l’ultimo film che ho visto è stato “Il caso Mattei” di Francesco Rosi. Non ho la macchina ma solo un auto blu, non ho il monopattino ma solo il monopettine e mia moglie cucina scondito.

Allora, se sentite dire che i nostri stipendi sono stipendi d'oro, vi esorto di rispondere che non è vero, è una menzogna: sono certamente una buona indennità, ma non sono degli stipendi d'oro."



 

Toco, l'uomo che è diventato un cane

Un ragazzo giapponese di nome Toco ha speso circa 12 mila euro per diventare un cane. Decisione legittima, seppur un pelino stramba. Peraltro dal catalogo dei cani pare abbia scelto una razza a pelo lungo, di quelle che quando fa caldo dormi nella doccia e quando fa freddo dormi in balcone. Ma vogliamo credere che Toco sia un animalista e che pertanto dormirà sul letto, sotto le coperte, come tutti i cani domestici che si rispettano.

Il giovane YouTuber ha poi fatto la sua prima uscita pubblica con la padrona - non si capisce se figurante, “dog” sitter o cos’altro, ma poco importa. L’importante è che non abbia scelto strade pieni di bisogni altrimenti gli toccava pure odorarli. La padrona nel vestirlo gli avrà anche chiesto “dove vuoi pisciare, a destra o a sinistra?” e poi gli avrà messo l’antipulci tipo acqua di colonia.

Il buon Toco dimostra di saper rotolare bene ma non è molto agile come uomo cane, anzi diciamo che è proprio un cane, a fare il cane. E’ comunque abbastanza grosso da spaventare gli altri colleghi e abbastanza silenzioso da non attirare la loro attenzione, cosa che gli tornerà utile per non farsi odorare il di-dietro. 

Insomma, possiamo dire che adesso a Toco non resta altro che sviluppare il fiuto per gli affari, altrimenti gli toccherà fare una vita da… cani.




Ho provato l'artificio intelligente del Drive-Through

“Buongiorno, come posso aiutarla?
“Un attimo che scelgo cosa prendere.”
“Come posso aiutarla?”
“Si mi dia un secondo per favore, che scelgo cosa prendere.”
“Certo faccia con comodo.”
Guardo il menu, vado più o meno sulle solite cose e faccio l’ordine.
“Allora ho fatto, mi sente? E’ ancora là?” Silenzio.
“Mi sente signorina?”
“Buongiorno come posso aiutarla?”
“Sono sempre io, faccio l’ordine…”
“Certo faccia con comodo.”
“No dico, faccio l’ordine.”
“Si mi dica pure.”
“Allora, prendiamo due cheesburger...”
“Si…nient’altro?”
“Due cheeseburger, tre patatine grandi, una coca e un double cheese.”
“Le posso suggerire il menu double cheese a un prezzo inferiore?”
“Ah si grazie, allora un menu double cheese.”
“Bene aggiungo un menu double cheese all’ordine, nient’altro?”
“No siamo a posto così, grazie.”
“Allora riepilogo: due cheeseburger, tre patatine grandi, una coca, un double cheese e un menu double cheese. Corretto?”
“No aspetti, il menu deve metterlo al posto di una patatina, una coca e un double cheese…”
“Ok allora, tolgo una patatina, una coca e un double cheese. Corretto?”
“Si corretto.”
“Allora riepilogo: due cheeseburger, tre patatine grandi, una coca e un double cheese. Corretto?”
“No mi scusi, così ha tolto il menu.”
“Vuole aggiungere il menu al posto di una patatina, una coca e un double cheese?”
“Scusi, ma me l’ha suggerito lei.”
“Allora le suggerisco di aggiungere il menu al posto di una patatina, una coca e un double cheese.”
“Si… in sostituzione per favore.”
“Nient’altro?”
“No grazie!”
Intanto dietro si forma la fila.
“Allora riepilogo: due cheeseburger, due patatine grandi, una coca e un menu piccolo double cheese. Corretto?”
“No scusi, perché piccolo?”
“Preferisce un menu grande?”
“Certo!”
“Allora sono due cheeseburger, due patatine grandi, un menu piccolo double cheese e un menu grande double cheese. Corretto?”
Comincio a spazientirmi, anzi cerco proprio di capire se posso uscire dal Drive-Through. “Guardi, le dico io l’ordine definitivo, d’accordo?”
“D’accordo signore, sono 17.50 € alla cassa più avanti. Grazie e buona giornata!”
“No scusi, ma è impazzita? Mi sente? Pronto..?”
“Sì buongiorno, come posso aiutarla?”
“Mi ascolti bene, le dico io come può aiutarmi; ho appena fatto un ordine, lei mi ha sbagliato l’ordine più volte. Per l’ultima volta, questo è quanto voglio ordinare…”
“Mi dica pure signore, correggiamo subito l’infornata.”
“L’infornata?”
“Sì nient’altro?”
“Ma cosa dice, mica state facendo delle pizze!”
“Non abbiamo pizze signore, mi spiace.”
“Ma chi la vuole la pizza!”
“Allora aggiungo un menu grande al posto di una patatina, una coca e un double cheese. Nient’altro?”
“Beh si, ma deve togliere il menu piccolo che ha aggiunto prima.”
“Benissimo allora riepilogo: due cheeseburger, una coca e due patatine grandi. Corretto?”
“Manca il menu grande!”
“Che menu desidera signore?”
“Un double cheese!”
“Le posso suggerire il menu double cheese a un prezzo inferiore?”
“Ma così mi toglie un panino e una patatina!”
“Nient’altro?”
“Si, vada a quel paese!"
“Non sono programmata per ottemperare quanto richiesto.”



martedì 1 agosto 2023

Negan, il mio Medico della mutua

Quando ti regalano una mazza da baseball prendi finalmente coscienza che la pensione è vicina e che hai il permesso di prendere a mazzate l’oggetto principale del tuo lavoro. Non importa che ti sia piaciuto o meno lavorare per 40 anni, l’importante è che tu possa sfogarti pubblicamente mostrando ai tuoi clienti cos’hanno rischiato tutte le volte che hanno chiesto una tua consulenza. Anzi, magari c’è qualche società disposta ad assumerti o qualche reality ha bisogno di aumentare lo share.

Solo ora comincio a capire perché il mio medico uscisse dal suo studio tutto sudato e il paziente contuso e pieno di cerotti. Forse non era il medico ad aver curato il paziente, ma quest’ultimo ad aver lenito lo stress del dottore. Un pò come la mitica riunione di condominio di Fantozzi, io in sala d’attesa ero come lo spettatore di Fantozzi subisce ancora, e Fantozzi ovviamente era il paziente. 

In effetti un pò di timore l’ho sempre avuto nel varcare la soglia del suo studio anzi, ora che ricordo, una volta il mio medico appassionato di golf mi fissò senza proferire parola per dieci lunghissimi minuti. Io mi ero appena seduto per fargli vedere il giradito che avevo da 5 giorni e avevo elencato tutte le possibilità malattie che conoscevo. Ma lui non lo guardò nemmeno un secondo, poi si alzò, prese dalla sacca da golf il ferro 9 e finse di tirare qualche palla direttamente nel suo studio. Poi dopo un lungo silenzio e una decina di fuori campo, concluse con le magiche parole “AMOXI-CILLINA”. Parole che ovviamente interpretai più o meno con: “Cosa sei venuto a fare nel mio studio imbecille?

O quella volta che sorrideva come un pazzo uscendo dal suo studio. Io avevo 40 di febbre ma ero ancora abbastanza in me per sentirlo esordire nella sala d’attesa con “sono il lupo cattivoooo” nemmeno fosse Jack Torrence di Shining. Nel gergo medico intendeva chiedere chi fosse il prossimo. 

Insomma, o siamo noi “pazienti” a esserlo poco coi nostri dottori o sono i nostri dottori ad aver visto troppe puntate di the walking dead e probabilmente Negan è l’alter ego di tutti i medici della mutua.