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martedì 15 novembre 2022

Monetine - Episodio 1

 

"Se foste in grado di vedere tutti i livelli di esistenza contemporaneamente, non sopportereste la loro vista per più di 5 secondi."

"Ma cosa c'è di così sconvolgente?" Chiese il ragazzo.

"Per chi vi è abituato, niente. Per chi invece come te, non ha mai visto nulla di questi mondi, lo spavento è tanto. Credimi."

"Voglio vedere."

Il grande Mago sorrise, guardò il ragazzo e poi un punto indefinito alla sua sinistra. Alché prese la sua agendina da dentro il cappotto, fece alcuni segni con la sua penna e la richiuse.

"Vedi quella zona verde prima del ponte?"

"Si la vedo."

"Proprio di fronte a quel vecchio ponte ecco, la dentro, in quella macchia di piccoli arbusti dove non passa nessuno, abita un leprecauno."

"Un lepre-che?"

"Beh non uno solo a dire il vero, sono due famiglie, ma al momento c'è soltanto lui."

"Lui chi?"

"Il leprecauno." Il Mago sorrise, poi fece un gesto con la mano e alcune piante a distanza di venticinque metri sembrarono muoversi.

"Voglio vedere, andiamo!" Il ragazzo si alzò in piedi. Il Mago scoppiò a ridere.

"Fermo là, non puoi vedere un bel niente. E poi dobbiamo ancora pagare..."

"Oh si certo." Il giovane frugò nelle tasche e tirò fuori un paio di euro a pezzi da dieci e venti centesimi. "Ecco.. dovrebbero bastare."

"Questi teniamoli per Clifford." Fece il Mago strusciandololi sul tavolino in direzione del ragazzo. "La colazione la offro io. Loro adorano le monetine."

 


 

giovedì 15 settembre 2022

L'attacco dei droni - I contatori intelligenti (episodio 4)

I droni cinesi erano i soldati dei Contatori Intelligenti. I lavori sporchi li facevano loro e cominciarono dandoci la sveglia al mattino:

“Buongiorno, sono le 6.45 e lei deve andare a lavorare.”

“Bisogna produrre, signore.” Aggiungeva l’assistente del drone.

Poi giunse l’inverno, s’incattivirono e non ci diedero più del lei. Al mattino esordivano con un - cosa cazzo stai facendo ancora a letto ? E ti facevano la lista di tutti gli errori fatti il giorno prima.

“Il contatore N4001 ci ha riferito che ieri avete acceso la TV per 2 ore e 28 minuti, un tempo non tollerato secondo la Nuova Carta dei Diritti dell’Uomo. Avete acceso la luce in 3 stanze contemporaneamente e avete preso l’ascensore anche per scendere.”

“Questo è intollerabile.” Aggiunse l’assistente drone.

Ma mi ritenni fortunato, a un mio collega bloccarono l’ascensore da remoto perché dissero che stava consumando troppa corrente. E’ per l’Ucraina - fece una voce che non capimmo mai da dove provenisse. Ma intanto il mio collega quella volta dormì in ascensore.

Nel frattempo nascevano come funghi laboratori di ogni tipo per la produzione di energia. Nel mio quartiere due ingegneri e un idraulico costruirono una pompa idrotermica che scaldò otto palazzine per tutto l’inverno. Un seguace di Tesla catturò così tanti fulmini che ci caricò 128 batterie al litio da 25 kg l’una.

“Ma come hai fatto a non smaterializzarti?” Gli chiesi ingenuamente.

“Albertoooo, non stai pensando quadrimensionalmente!”

“Giusto giusto.”

Io invece nel mio garage avevo 7.257 candele da 5 cm e 11.921 candele da 1 cm. Secondo i miei calcoli, coibentando bene una vecchia stufa austriaca e alimentandola con la ruota di una Graziella e un anemometro digitale, avrei generato agevolmente 1.69 KWh al giorno. Ovviamente pedalando 24h.

Per fortuna i droni non ci capirono nulla.

“Costa stai facendo elemento K748 ?”

Il drone cinese e il suo assistente illuminarono a giorno il mio balcone.

“Sto pedalando imbecilli, mi tengo in forma per produrre anche di notte!”

“Ottimo lavoro elemento K748 !” Aggiunse l’assistente drone.

 


 

 

Leggi l’EPISODIO 1 !


 

giovedì 23 settembre 2021

L'Apocalisse di Meyer (CAP 1) - Il Ritorno dei Bianchi

 

Ero lì che scrivevo il discorso di benvenuto dell'umanità agli alieni, la cui venuta mi dicevano essere imminente. Non so per quale recondito motivo, ma mi comunicarono che sarebbero giunti di lì a poco atterrando direttamente a Linate.  

Ah ah - pensai - è per questo che hanno rifatto la pista dell'aereoporto due anni fa, dunque qualcuno sapeva.

Come vi dicevo ero lì, precisamente da Starbucks (STAR....coincidenza? Io non credo), che scrivevo il discorso che avrebbe accolto gli alieni sul nostro bellissimo pianeta. Un'ora prima a dirla tutta, stavo semplicemente facendo colazione, quando a un certo punto una ragazza si siede accanto a me. Non aveva nulla con sé, né un cappuccino, né un caffé. Nemmeno un croissant. Mi sorrideva e basta. Oddio, mi sorrideva in maniera strana, non dico forzata ma sembrava voler comunicare altro. Mi guardai attorno e non feci in tempo a tornare su di lei che erano in due. Accanto a lei si era seduta la controfigura di John Belushi, e con tanto di occhiali da sole.

"Buongiorno." Fece l'uomo, sorridendo. Non compresi subito che fossero insieme, poi si presentarono.

"Buongiorno Alberto." Aggiunse la ragazza."Hai sentito parlare di noi più volte... ti confermiamo che è tutto vero, dall'inizio alla fine."
"Non è un caso infatti se l'8 Agosto 2009 in Gibbosa Calante tu abbia visto una delle nostre astronavi alle ore 22.05. Ricordi?"
"E io ero a bordo." Disse la ragazza mentre John Belushi poggiava una ventiquattrore sul tavolo.
"Perdonatemi, ma con chi ho il piacere di parlare?" Chiesi cercando di mostrare la loro stessa freddezza, ma venne fuori più qualcosa del tipo "Co-co-con chi-chi chi... ma chi chi chi siete voi?"
"Agente Meyer." Disse subito l'uomo misterioso. "E lei è l'agente Meyer 2." Continuò indicando la ragazza. "Un mio surrogato, ma questo sono certo tu l'avessi già capito."
"Surro..."
"Gato. Con una t sola. Altrimenti miagolerebbe." E scoppiò in una gelida risata. Poi tornò serio. "Vedi Alberto, non tutte le specie aliene sono pacifiche come la vostra."
"Pacifiche? Ma se siamo dei guerrafondai."
"A dirla tutta siete degli imbecilli non dei guerrafondai, e capisci che è molto diverso da un punto di vista di invasione pre-coloniale. Considera che ci sono specie aliene capaci di attaccarci brutalmente, prima ancora di spiegar loro cosa sta succedendo, ecco perché faccio uso di un surrogato come Meyer 2." La ragazza sorrise. "Dovresti vederla in azione."
"E .... e scusate, cosa starebbe succedendo esattamente?"
"Ecco, gli alieni che vi hanno creato migliaia di anni fa, quelli che alcuni di voi identificano col nome di "Bianchi", stanno per tornare in questa Galassia. In un certo senso daranno il cambio ai pleiadiani, o ai nordici come li chiamate voi, quelli che hanno dato origine alla discendenza di Atlantide." Belushi prese il mio caffé e ci guardò dentro. "Mi segui?" Fece alzando gli occhi.
"C-c-c-erto... quello è finito. " Gli feci notare indicando il bicchiere. "...se vuoi ne ordiniamo un altro?"
"Noi dobbiamo preparare il terreno ai Superiori affinché si possano palesare nel giro di pochi giorni. Non abbiamo molto tempo." E mi ripassò il bicchiere di caffé, incredibilmente pieno, caldo e fumante.
"Grazie Alberto, ma non bevo caffé."
"Lui non beve affatto." Aggiunse ridendo la ragazza surrogato.
"Ah."
"Ci serve che qualcuno come te scriva il discorso di benvenuto sul pianeta Terra."
"Avete detto pochi giorni?" Chiesi basito.
John Belushi prese il polso del surrogato e lesse l'ora sul suo orologio. "Forse anche poche ore. E visto che siamo in tema, è ora che tu scriva il discorso, Alberto." E tirò fuori dalla valigetta carta e penna. "Un discorso onesto, spontaneo e ospitale."
"Ricordi come si usano carta e penna?" Chiese la ragazza.
"Una volta completato il discorso verrai contattato da Meyertré." Aggiunse Belushi.
"Un altro surrogato?"
"No, Meyertré si chiama proprio così."
"Tutto attaccato." Aggiunse il surrogato.
"E come lo riconosco?"
"Tutto a suo tempo, Alberto." Fece l'uomo dietro un sorriso malizioso prima di mostrarmi una penna a sfera con una lampadina sul tappo.

Di quello che successe subito dopo non ho un ricordo molto lucido. E così, scrissi il mio discorso di benvenuto. Suonava abbastanza bene, era musicale, pacifico e allo stesso tempo fermo. Non ci privava della libertà e concedeva margini di miglioramento a questa nuova Joint Venture intergalattica. Andai a casa, aggiustando ancora un paio di cose alla fermata dell'autobus. Giusto un paio di verbi, l'incipit e allungai il brodo sul finale. 

Facile pensai. Da grande dovrei fare discorsi di benvenuto a pagamento in giro per le galassie, magari mi troverò a scrivere per i grigi il discorso di benvenuto all'armata dei rettiliani, chi può dirlo. Insomma rimuginai sul testo per un giorno intero, aggiustai ancora alcune cose e poi tornai da Starbucks sia la mattina che il pomeriggio. Ma di Meyertré non v'era traccia. Tornai il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. Poi esasperato mi recai a Linate. 

Ma nulla.
Tutto scorreva regolare e nessuna specie aliena stava invadendo la Terra.
Così andai a mangiare un panino al bar dell'aereoporto. Mi sedetti nel primo posto libero e cominciai a mangiare col discorso davanti.

"Egregi Bianchi. Esimi. Illustrissimi creatori dell'umanità tutta. E' con vivo fermento che ci prepariamo alla vostra venuta da secoli ormai, tanto che alcuni di noi non ricordano più chi debba venire o persino per cosa ci stiamo preparando. Ma il passaparola funziona benissimo. Altissimi, noi non vi conosciamo, ma con un pizzico di fantasia vi immaginiamo bianchi. Bianchi e intelligenti. E vista la vostra intelligenza, sarete già dotati di Green Pass, che in onore al colore della vostra pelle chiameremo White Pass. E questo sarà solo uno dei tanti onori che vi concederemo purché voi, facendo fede a questa nuova Joint Venture creatori-creato o se preferite padre-figlio, aggiustiate un poco l'imbecillità umana. Noi non ci offenderemo, anzi. Vi aiuteremo a mostrarvi quanti più imbecilli affinché possiate identificare il prima possibile cosa è andato storto quella notte."

M'interruppi a metà lettura per via dell'altoparlante. Una voce femminile gridava aiuto, poi si udì una colluttazione, un crepitio nel microfono e per due secondi andò via la luce in tutto l'aereoporto. Quando tornò la luce il barista che mi aveva servito il panino aveva cambiato espressione. La signora di fronte a lui urlò dopo aver visto i suoi occhi cambiare colore.

"Scusate." Feci rivolgendomi a loro. "Sto cercando di finire il discorso d'apertura per accogliere i Superiori, ma se continuate a url..." A quel punto la luce andò via del tutto. Il barista salì in piedi sul bancone e poi cadde a terra esanime. La signora venne morsa al braccio dalla cassiera, che a sua volta era morsa da un passeggero in partenza per Roma.

"Santo cielo!" Imprecai. "Il mio volo per Roma sta per partire!"

(continua...)










venerdì 25 giugno 2021

Jonny senz'acca - il gabbiano armato

 


 

Jonny Balzella era un vecchio commercialista della mala ormai in pensione, che di tanto in tanto riceveva qualche telefonata per rientrare nel giro, abitava a Roma. Correva l'anno 2021, il mese di Giugno per l'esattezza. E no, non sarebbe rientrato nel giro.

"Cara vado a buttare la spazzatura." Disse alla sua cagnolina Rometta prendendo i sacchi della mondezza che aveva accumulato in tre giorni. Aveva 61 anni, non era tanto vecchio per ritirarsi dal malaffare ma nemmeno tanto giovane per stare dietro a falsi in bilancio e blitz della finanza. Così chiuse la porta e cercò di prendere le buste della spazzatura lasciandosi libera una mano per chiamare l'ascensore.

Ma l'ascensore era ferma qualche piano più su. Jonny senz'acca avrebbe voluto gridare tanto "ehi vaffanculo, vuoi mollare questo cesso di vecchia ascensore ? Hai sentitooo ? " Ma si limitò a sbuffare con la speranza che qualche condomino più in alto lo potesse sentire, e cominciò a scendere le scale. 

Jonny senz'acca abitava al primo piano.

E così giunse presto al portone, fece il vialetto condominiale e attraversò la strada. In giro non si vedeva ormai nessuno. Il coprifuoco della pandemia era stato spostato a mezzanotte. Ma nella zona dove abitava, a partire già dalle otto di sera si vedeva poca gente e poche macchine passavano da quelle parti anche durante il giorno. La spazzatura di Jonny puzzava. O forse no ?  Forse erano i secchioni, forse era il marciapiede. Diamine se puzzava il marciapiede. Per non parlare degli escrementi dei cani che nessuno aveva raccolto e a guardarli bene non erano certo quelli di un barboncino. Per fortuna non sono sceso in ciabatte pensò Jonny, anche se il suo capo gli proibiva di indossare ciabatte. 

"Ma io non ho più un capo.." Disse tra se e se salendo attentamente sul marciapiede. L'ultima volta che ne aveva pestata una dovette buttare le scarpe tanto erano sporche, in compenso vinse centomila euro alla lotteria degli scontrini esattamente il giorno dopo. Ma non sfidò la sorte per arricchirsi camminando alla cieca o guardando i gabbiani. Anche perché centomila euro non erano niente in confronto a quello che aveva pianificato negli ultimi mesi di morbido lockdown.

Intanto nel cielo volteggiavano i gabbiani, attirati dalla mondezza, e forse anche dalle merde di cane, o dai topi che si cibavano del pesce andato a male nella gola dei gabbiani stecchiti dalla puzza di mondezza. Quella città era un fottuto uroboro del vomito. Jonny non era mai stato fuori dall'Italia, ma era così che si immaginava la peggiore delle città indiane. Anzi, forse riflettendoci un pò su, a Varanasi si stava anche meglio. Poi si fermò e mimando il lancio del martello alle Olimpiadi di Seoul, lanciò una ad una le buste della spazzatura verso il secchione. Ma nessuna di queste entrò dentro, rimbalzarono tutte sul marciapiede e un paio si aprirono cadendo a terra.

"Dannazione!" Imprecò incrociando la vista di un topo. Jonny non amava sporcare la strada e anche col secchione pieno e la spazzatura che ne impediva l'accesso, avrebbe piuttosto svuotato il cassonetto pur di non lasciare la sua spazzatura fuori. Questo perché nessuno doveva scoprire le sue abitudini ma soprattutto l'oggetto del suo business. Anche tritando la carta accuratamente, se c'era una remota possibilità di risalire a Jonny, quella possibilità doveva essere annichilita. E poi era una persona pulita, i soldi sporchi erano solo un'obbligata formalità del suo mestiere.

Sistemata la spazzatura tirò fuori il fazzoletto dal taschino, si asciugò la fronte, si pulì le mani con del disinfettante portatile e lo buttò nella spazzatura poco prima di sentirsi dire. "Mani in alto."

Jonny non usciva mai senza il ferro, dopo quella volta che dal gommista gli puntarono una pistola alla tempia dicendo "Dammi tutto quello che hai vecchio bastardo!" Ma tutto quello che aveva Jonny era solo Rometta, il suo barboncino. "Non ho nulla di valore con me ami..." E in meno di un secondo disarmò quel povero tossicodipendente come qualsiasi commercialista avrebbe saputo fare, per poi finire a fumarsi una sigaretta insieme a lui a bordo strada, con le ruote ancora da gonfiare.

Jonny senz'acca non fumava sigarette.

E l'unico momento in cui si separava dal ferro era proprio quando andava a buttare la spazzatura. 
"Ho detto mani in alto Jonny..."
 
 
 (continua...)



domenica 8 marzo 2020

Walking Dad Diary

Giusto per verificare fosse tutto ancora funzionante, ho riaperto da qualche giorno il bunker antiatomico che avevo preparato durante la serie Walking Dead. Otto mesi di scavi con caterpillar e quattro mesi di ristrutturazione con le migliori tecnologie sul mercato. Tutte rigorosamente italiane. L'ho subito riempito di libri, prevalentemente romanzi e saggi scientifici, fedeli compagni di viaggio che non tradiscono mai. E di cibo ovviamente. Certo, i cannoli e la pastiera napoletana saranno utili per "addolcire" solo i primi giorni, ma ho anche cibo che possa sostentarci per ben 18 lunghissimi mesi.

Qualche mese dopo....

18 Maggio 2020
"Sono ormai 2 mesi che siamo tappati in questa stupida depandance condominiale con rialzo di 5 cm sul terreno antistante per protteggerci dai monsoni che si abbattono su Roma ormai da 10 anni a questa parte. Non avrei mai detto che le lamiere in ferro potessero creare un effetto serra anche durante le notti di Aprile, eppure così è stato. Notti in cui sentiamo camminare sul tetto più di un sorcio in direzione della pastiera. Pastiera che per inciso, non abbiamo mai mangiato con l'illusione che tutto potesse finire presto, molto presto. Una sorta di portafortuna, per il quale però oltre ai sorci, ci sentiamo ormai accerchiati anche dai gatti randagi che ne avranno certamente sentito l'odore. Sembrano quasi ululare la sera quando ci mettiamo attorno a un ottimo piatto di fagioli in scatola. Ma loro vogliono la pastiera, questo è chiaro.

Con oggi ho finito di leggere anche i miei 3 Diabolik e il saggio di sopravvivenza  "Come sopravvivere senza telefono per più 40 minuti". Riflettendo questa sera di fronte alle candele di Tiger, rigorosamente spente altrimenti ci affumichiamo, ho come il sentore che qualcosa nei piani sia andato storto."

Credit: scene from Fear The Walking Dead (AMC)

domenica 15 ottobre 2017

La mia prima riunione condominiale

Di quella riunione ho pochi ricordi. Uno soltanto si staglia vivido nella mia mente come fosse ieri. Olga, 93 anni. Single.

Io e Olga eravamo seduti vicini, lei alla mia destra, io alla sua sinistra. Lo Champagne ce l'avrebbero portato dopo. Lei portava un baschetto come quello di Luca Sardella di Linea Verde e invece della convocazione aveva in mano il mazzo di chiavi di casa, a mò di minaccia se la riunione fosse andata troppo per le lunghe.
Olga mi ha fissato per quasi tutto il tempo che siamo stati seduti uno accanto all'altro. Mi ha passato l'acqua circa tredici volte e quando mi giravo verso di lei ne approfittava per chiedermi "Ma lei è nuovo?" e come un pirla le rispondevo sempre "Sì sono nuovo" e la storia continuava sempre uguale "E dove abita?" "E come si chiama?" per finire poi sul "Io me ne vado a letto, sono stanca, parlano troppo e non c'è musica." e dopo cinque minuti l'interrogatorio ricominciava "Ma lei è nuovo?"

La Torre di Babele

Questo siparietto si sarà ripetuto sei o sette volte quella sera. Mentre gli altri condomini discutevano del cambio amministratore e sentivano le ragioni di quello vecchio, io ero impegnato a rispondere al terzo grado di Olga. Mi disse più volte che Dio aveva creato un solo linguaggio e che questo linguaggio era la musica. Poi mi parlò dei suoi cani e della Torre di Babele, ma il nesso mi è sempre sfuggito. Feci anche una gaffe, dandole un valido motivo per tornarsene finalmente a casa.
"E sa bel giovine, io ho anche una macchina!"
Alché il mio timore era che fosse decappottabile e che mi volesse portare al Drive In. "Ah ma non mi dica, non sapevo...!! E la guida pure?" E niente, qui si offese proprio.
"Come sarebbe a dire se la guido? Certo che la guido!! Ma che domande!"
Cercai disperatamente di riallacciarmi all'ordine del giorno, di fare un qualche intervento che mi togliesse da quell'impasse, anche perché il nuovo amministratore l'avevo portato io e per quel che ne sapevo avrebbe potuto dire a tutti. "Oliva mi ha promesso che pagherà lui tutto il mio stipendio mentre voi mi dovete solo le spese di cancelleria. Accettate?"

A quel punto Olga si congedò e la proprietaria di casa l'accompagnò alla porta.
E proprio in quel frangente l'ho sentita chiedere alla padrona di casa chi fossi.




sabato 16 luglio 2016

Il doppione

Cerco un libro su Amazon su suggerimento di uno strano personaggio sedutosi al mio stesso tavolino la scorsa settimana mentre facevo colazione, ma non è in stampa, troppo tempo per poterlo riordinare, così cerco la versione Kindle, ma non esiste, lo cerco su IBS sia cartaceo che elettronico, niente da fare, stessa storia, ripiego sull'usato e lo trovo in una libreria al centro, libreria nella quale giungo tutto sudato a 10 minuti della chiusura lasciando la macchina in un parcheggio a pagamento, soddisfatto pago e col libro sotto l'ascella me ne torno a casa, ne leggo subito un paio di capitoli e forte del suo contenuto lo ripongo nel marasma della mia libreria proprio sott....ma un momento, questo libro ha lo stesso tit......merda.
5€ di parcheggio + 10€ di libro usato per avere una copia dello stesso libro che anzitempo comprai probabilmente nella stessa libreria lasciando la macchina nello stesso parcheggio.
Stamane si presenta nuovamente il tale sedendosi al tavolino accanto al mio. Sorride di gusto e manda giù il suo caffé. "Ha trovato poi il libro che le ho suggerito?"
"Sì l'ho trovato, ma l'avevo già comprato a suo tempo e riposto con cura nella mia libreria."
"Bene."
"Bene?"
"Certo. E' un'ottima lezione questa che ha ricevuto e dovrebbe farne tesoro." Il tipo manda giù l'ultimo sorso di caffé poi si pulisce il palmo e il dorso della mano sulla sua giacchetta nera."
Lo fisso, alquanto basito. "Ho come l'impressione che lei..."
"Che sapessi della copia che ha comprato il 12 Giugno 2013? Oh ma certo, altrimenti non le avrei fatto perdere tempo con tutta questa faccenda."
"Posso sapere chi è lei?"
"Voi vi preoccupate sempre di sapere chi siano gli altri, ma ignorate volutamente di conoscere chi siate voi stessi." Il tizio si alza mettendosi tra me e il sole, lascia 20€ (VENTI) per il suo caffé e sorride guardando lontano. "C'è una pagina nel libro che parla di questo nostro incontro, quando la riconoscerà avrà il suo insegnamento." E indicando i soldi sul tavolino aggiunge. "Prenda pure i soldi che ha speso, ma lasci la mancia al cameriere!"


martedì 5 luglio 2016

Trieste Trasporti

foto by triesteprima.it


Ore 21.00 collega dimentica zaino con computer e hard disk portatile sul bus in centro.
Ore 21.30 ceniamo vicino la stazione contattando la ditta dei trasporti pubblici.
Ore 22.25 un'impiegata slovena della Trieste Trasporti riporta lo zaino al collega a 200 mt dal ristorante.
Festeggiamo con un gelato da Grom.

Ho immaginato la stessa cosa a Roma:
Ore 21.00 collega dimentica zaino con computer e hard disk portatile sul bus in centro.
Ore 21.05 il computer viene formattato e caricato su un furgone blu.
Ore 21.30 ceniamo vicino la stazione contattando la ditta dei trasporti pubblici.
Musichina d'attesa.
Dopo 10 minuti squilla il telefono e risponde un operatore, tempo mezzo secondo e cade la linea.
Riproviamo.
Musichina d'attesa.
Dopo soli 5 minuti squilla il telefono e risponde un operatore.
Maschio.
Sovrappeso.
Ansimante.
"Pront... ATACCHE"
"Sì guardi abbiamo avuto un problema sul 46, il collega si è dimenticato lo zaino a bordo dell'autobus, come possiamo fare per recuperarlo o contattare l'autista?"
"Che collega?"
"In che senso?"
"Che collega ha perso?"
"Non ho perso il collega, ho perso lo zaino del collega!"
"Ambé e mò so cazzi, er collega tuo 'o sa che j'hai perso 'o zaino?"
"Santo cielo è il collega che ha perso lo zaino!"
"Sur busse? E quanno 'o ritrovi fraté!? 'O sai come se dice a Roma?"
"Senta io ho bisogno di capire se l'autobus sta andando in rimessa o se sia contattabile quantomeno il conducente."
"Quello-che-èpperso-èpperso."
"Grazie è stato di grande aiuto."
"Se figuri, per qualsiasi cosa non esiti a ricontattacce, bonasera."
Nel frattempo arrivano gli involtini primavera.
Il collega ha perso l'appetito, noi mangiamo cercando una soluzione.
Poi chiamo la polizia che mi switcha su un fantomatico numero d'assistenza oggetti smarriti di Roma Capitale.
Musichina d'attesa.
Dopo 10 minuti squilla il telefono e risponde un operatore.
Maschio.
Sovrappeso.
Ansimante.
"Pront... zero sei zero sei zero sei come posso aiutatte?"
"Ah ma è lei?"
"Lei chi?"
Attacco.
Squilla il telefono del collega.
"Si pronto?"
"Abbiamo il tuo hard disk. Sappiamo dove sei e cosa state mangiando. Ci vediamo a 200 mt dal ristorante. Porta con te 1000 euro e riavrai l'hard disk."

martedì 10 novembre 2015

Mondi paralleli

mi concentrai. aguzzai la vista ed entrai in un mondo parallelo. cominciai a vedere città perfettamente organizzate, vegetazione che cresceva dove nemmeno la nostra civiltà avrebbe mai osato farla crescere, esseri che si muovevano a destra e manca in spazi che a noi sembrerebbero fin troppo angusti, ma che loro sfruttavano con grande sapienza. vidi persino oggetti volanti innalzarsi sino al cielo silenti e strane luci dalle quali sgorgava acqua per tutti.

poi richiusi il Philadelphia e controllai la data di scadenza. 
23 agosto 2012.





mercoledì 14 ottobre 2015

la Torre di Babele

Mi disse che dopo la pioggia dell'altro giorno non vedeva più i suoi canali preferiti.
"La televisione ha qualche problema. Può aiutarmi giovanotto?"
"Sì, certo."
"Mi segua, allora."

La mia vicina di casa soffre di Alzheimer. Mi avrà incontrato una cinquantina di volte per le scale e ogni volta mi da del lei come se non mi conoscesse. Poi come un rituale mi chiede se abito nel palazzo o se ho animali in casa. E per finire mi racconta la storia di Babele.

Ho sempre pensato che vivesse al piano terra e invece mi sbagliavo. Il piano terra è solo una facciata. Una sorta di iceberg, un termitaio. La vita vera era sotto, sotto al giardino, sotto al palazzo.

"Oh beh, lassù non ci vado quasi mai." Mi fa indicando il suo appartamento al pian terreno. "Io vivo qua sotto, vede?" Ed entriamo in un secondo grande appartamento proprio adiacente ai box. Eravamo passati dal giardino e attraverso una scala a chiocciola eravamo finiti in un chiostrino e poi dentro casa sua.

"Questa è la cucina." Mi fa chiudendo la finestra. "Anche quella è guasta." E mi indica un mobile anni '70 con sopra una piccola televisione a tubo catodico, forse un quindici pollici. Friggeva su un canale tra il grigio e il grigio scuro. Mi guardai attorno. La cucina era sporca, maleodorante e qualsiasi alimento si fosse conservato la dentro sarebbe di certo scaduto nel giro di qualche giorno. Lei adora gli animali, e non stento a credere che in frigo non ne tenesse qualcuno imbalsamato.



L'olezzo di cibo per gatti era nauseabondo, così come quello dei gatti. Probabilmente la cucina serviva solo a loro. Lei ormai è troppo vecchia persino per provare appetito. Sui fornelli c'erano tre piccole padelle bruciate, con dentro del pane bruciato e della carne bruciata. A terra, il gatto arancione si preoccupava della mia presenza, mentre quello nero e senza la coda aveva deciso di mangiare tutto prima che lo facessi io al posto suo. Erano sporchi e rassegnati. Molto più rassegnati di quanto lo fosse Olga.

Ci spostiamo in salone. Il salone del sottoscala. L'odore è ancora forte. Ci sono tre divani e un pianoforte a coda. Tutto in penombra. Fanno luce una televisione a schermo piatto e una lampada accanto al divano. Vestiti e libri sono ovunque. Mi ricorda la clochard che stava accanto alla sinagoga, proprio dietro la camionetta dei carabinieri, probabilmente per sentirsi protetta. Viveva in cinque metri quadri di cianfrusaglie, vestiti, coperte, giornali. E lì dentro, sotto un telone trasparente leggeva il suo giornale come fosse nel salone di casa. Un giornale come quello che era poggiato sul divano, proprio accanto agli occhiali da vista di Olga.



"Quella oggi mi ha lasciato proprio una bella PATATA!"
Pensavo si riferisse alla donna delle pulizie, ma avevo capito male. "Una patata? Chi signora?"
"Come chi? La gatta! Non la vede? Ha cagato proprio qua, sul divano."

Ahhhh. Una cagata. Certo.
Mi dissi che dovevo metterci il minor tempo possibile. La puzza era vomitevole.

"E' suo quel pianoforte?"
"Eh?"
"Il pianoforte! E' suo?"
"E certo, di chi sennò? Sono insegnante di musica."

Intanto controllavo i cavi e avviavo la sintonizzazione automatica dei canali.

"Suona ancora il pianoforte?"
"No, io no. Ma Leo lo fa per me." E sorrise.
Il gatto nero mi guardava di striscio pulendosi i baffi. Camminava lento verso il pianoforte.

"E l'altro gatto come si chiama?"
"Come?"
"L'altro gatto! Come si chiama?"
"Non hanno un nome! A che servirebbe?"
"Non ha detto che quello si chiama Leo?"
"Nient'affatto! Mio marito si chiamava Leo."

Ah.
Il tanfo di cibo per gatti mi arrivò tutto insieme.
La sintonizzazione era al 40%.
Il gatto nero saltò sul pianoforte. Olga intanto si alzava e andava nella stanza accanto.
Mi guardo attorno. Vedo il gatto rossiccio che mangia in cucina. Il gatto nero si era steso sul pianoforte.

"Ecco! Questo è l'altro telecomando." E mi porge un telecomando per anziani con i tasti grandi.
"Non credo che ci serva adesso, ha le stesse funzioni dell'originale."
"Come vuole ragazzo." Poi si gira, e con gli occhi di fuori mi fa... "Si segga!"
Sapevo me lo avrebbe detto. E non era un invito, era un ordine. Guardo il gatto mangiare, l'altro poltrire, e ne entra un terzo dalla camera alle nostre spalle. Penso ai secchioni della mondezza che hanno rovistato in giornata, proprio di fronte al giardino che da sulla strada. Penso alle loro zampette sudice e chissà cos'altro. Su tutti e tre i divani c'è un lenzuolo bianco per proteggerli dalla polvere. Ma non è stato sufficiente per proteggerli dalla PATATA. E mi sembra proprio di vederla, là sul divano, di fronte a me.

Opto per il tavolino di fronte alla televisione e mi siedo.
"Ha quasi finito."
"Ma io non vedo niente!"
"Qualche minuto e si vedrà signora."
"Come dice?"
Sospiro.
Il gatto sul pianoforte comincia a fare le fusa.
Quello rossiccio finisce di leccare la sua ciotola e si accascia davanti alla porta che da sul chiostrino.


"Lei deve sapere una cosa."
"Sì..."
"Tanto tempo fa il Signore fece costruire la cosiddetta Torre di Babele." Col braccio destro gesticolava come per entrare in trance. Erano movimenti automatici che l'aiutavano a ricordare la storia. "E diede a ciascuno di noi una lingua diversa. Ma ne lasciò una comune a tutti. Lei sa qual'è? Me lo dica."
La prima volta risposi l'amore. Ogni volta rispondevo l'amore.
"No! E' la MUSICA."
"Ahhh è vero!"

....SINTONIZZAZIONE 76%

"E sa cosa fece poi il Signore?" Domandò puntando con forza il suo bastone in terra.
"Non lo so, lo ammetto."
"Fece un regalo all'uomo, il regalo più grande!"

Sapevo avrebbe detto il cane. Lo diceva tutte le volte.

"Regalò all'uomo il cane!" Il gatto nero aumentò le fusa. Poi in cucina si sentì un rumore. Cadde qualcosa dalle credenze. Il gatto rosso era lì, che dormiva per terra.

....SINTONIZZAZIONE 82%

Sarà stato il terzo gatto, pensai. Ma quando mi girai verso Olga era in braccio a lei.

"Qualcuno dice pure che regalò all'uomo il cavallo..."

L'idea del cavallo mi diede i brividi, pensai a una testa di cavallo nel frigo. Forse aveva dato quella da mangiare ai gatti. Posai il telecomando sul tavolino. Pensai che forse era così che sparivano le persone. Un'amabile vecchina, tre gatti, un cavallo.

....SINTONIZZAZIONE 91%

"Lei ha un cavallo forse?"

Sentii una nota nell'aria. Mi girai. Ne sentii un'altra. Il gatto nero era ancora sul pianoforte. Non c'era molta luce in quella direzione e qualcosa sicuramente si muoveva sopra la tastiera. Forse un quarto gatto.

....SINTONIZZAZIONE 96%

"Noi avevamo un cavallo una volta."
"Ah sì?"
"Sì. E avremmo tanto voluto un figlio."

....SINTONIZZAZIONE 98%

Non staccavo lo sguardo dal pianoforte.
Poi, le note cominciarono ad essere intonate.
Qualcuno stava suonando.

SINTONIZZAZIONE 100%


Pieter Bruegel, 1563

martedì 13 ottobre 2015

il Cliente aveva sempre ragione

Mi si rompe l'aspirapolvere e per fortuna è in garanzia, una garanzia che prevedere un rimborso parziale. Vado al negozio, mostro le carte e l'addetta ai rimborsi (con aria affranta, capirò solo dopo perché) mi fa: "Va bene, aspetta qui. Anzi per guadagnare tempo vai al reparto aspirapolveri e mostra loro che non funziona."

A parte l'abbandono immediato del 'Lei' che non mi offende, ma che denota quasi sempre poca professionalità (e così sarà) mi ha sorpreso il fatto che mi si chieda di dimostrare che quanto dico sia vero. Sorvoliamo sul fatto che il CLIENTE (cioé io) abbia sempre ragione, ma se poi mi chiedete numero di scarpe, fedina penale e 730 che senso ha dubitare?

"Guardi vengo proprio adesso dal reparto aspirapolveri, mi hanno detto che tanto loro non la provano e di venire direttamente qui da lei."
"Ah ok, aspetta un momento allora."



Intanto si accumula gente al bancone. Non so per quale strana logica hanno messo un display con i numeri da servire senza l'erogatore dei numeri. E infatti un paio di persone mi chiedono dell'erogatore. "Guardi credo facciano a spanne, forse il secondo che capita a tiro."

Passano dieci minuti e l'addetta non mi si copre proprio più. Faccio cenno col braccio, ma l'abilità oculare nel non guardarmi è da professionisti. Così mi rivolgo a una delle due colleghe che cammina autisticamente avanti e indietro con dei fogli in mano. "Scusi, devo ricevere il rimborso per quest'aspirapolvere."
"Perché che cos'ha?" Domanda che sentirò per quattro volte nel giro di un'ora, questa è la terza.
"Non funziona più e fa un rumore molto strano ad un terzo della potenza."
"D'accordo si metta in fila (dieci persone ormai) e la mia collega la servirà."
Rido di gusto. "No guardi, ero in fila. E sto aspettando la sua collega che sta però servendo tutti gli altri."

La ragazza rimane basita. Si avvicina all'imputato (che chiameremo Automa Non Programmato), parlano in uno strano idioma venusiano e poi si salutano come farebbero i Klingon.

"Guardi si accomodi che adesso la mia collega arriva." E mi indica una sedia dietro al bancone. Praticamente era come stare in punizione dietro la lavagna.

Attendo dieci minuti. Nulla.
E proprio mentre mi convincevo sempre più a cercare il Direttore arriva Automa Non Programmato.

"Allora, che cos'ha quest'aspirapolvere?" Dovevo aspettarmelo. Le spiego quello che le avevo già spiegato. Ma lo faccio in venusiano.
"Va bene, ma hai lo scontrino?"
(nooo, vengo qui sulla fede) "Eccolo."

Lo guarda, lo gira. Lo riguarda, lo rigira. "Ma che cacchio!"
"Che succede?"
"Non si legge la transazione!!"
Guarda se questi non s'inventano una balla per non sganciare i liquidi.
"E' un problema?"
"Beh ma non si legge niente! Certo che è un problema!"
"Mi scusi, intendevo...è un problema mio?"
"Ma non hai fatto una fotocopia di questo scontrino?"
(certo, faccio sempre fotocopie degli scontrini appena torno a casa) "Ma perché si leggerebbe meglio la transazione su una fotocopia?"
"Ma hai almeno la carta cliente?"
"Sì."




Intanto che procediamo comincia il questionario.... "Nome? Cognome? Codice Fiscale? Data di nascita? Fai uso di droghe? Hai mai lavorato fuori degli Stati Uniti?"
"Ma siamo in Italia!"
"Ah no scusa...codice reparto aspirapolveri?"
"Chiede a me?"

Si gira e chiama la collega pascolante. Andava avanti e indietro con delle Mentos in mano, ne offre una ad Automa Non Programmato, a me nulla. Sono il nemico. Non trovano il codice sullo scontrino, anzi lo trovano ma erano solo le iniziali del prodotto. Chiamano una terza collega, intanto al bancone sono in quindici. Avrei tanto voluto far loro una foto, ma avrei certamente detto addio al rimborso.

"Guarda qua..." Fa una indicando lo schermo.
"Clicca."
"Gestione sinistri."
"Fai avanti..."
"No abbiamo sbagliato, dovevi cliccare ANNULLA."
"Tasto destro? Niente. Vabbé io stacco."
"Ma ci sono venti persone..."
"Eh....aspettano."

"Allora..." Mi fa Automa. "Dobbiamo reinserire i dati. "Roma, Via...? Numero di auto? Ma questo è lei?" Mi chiede indicando la patente.

"EH NO CAZZO!"




p.s.
per la cronaca, ricevo il mio rimborso dopo un'ora e dieci minuti....molti astanti al bancone hanno desistito dal cambiare prodotto e se lo sono tenuto anche se non gli serviva a nulla, Mentos è andata veramente in pausa pranzo, mentre Automa mi ha congedato con un

"merda...." non aveva salvato la pratica




complimenti al direttore del negozio

p.p.s.
"indirizzo email?"
"bla bla gmail.com"
"e la chiocciola dov'è?"

(eh... da mò che se n'è andata)

sabato 3 ottobre 2015

Lezione numero 4

corsia geriatrica, prima di cominciare l'allenamento mi guardano tutti e cinque e mi fanno
"tu sei nuovo?"
"si ma sono già venuto altre volte" insomma metto mano alla fondina della mia katana, non si sa mai
"così giovane...vuoi cominciare tu per primo?"
"oh no tranquilli, io ancora mi devo riscaldare, vi seguirò con calma oggi"

un signore sui 65 fa da apripista, alto più o meno un metro e settanta per il doppio del mio peso.
parte che è una bellezza, elegante, sicuro, attentissimo al cronometro

lo chiameremo "il panza", segue uno spilungone di due metri sui 55 anni, quattro bracciate ed è arrivato, e lui infatti sarà "il Quattro bracciate", al cancelletto di partenza c'è un 70enne indefinito e in questa breve storia sarà ricordato infatti come "l'indefinito", mi concede di passare, parto.

a seguire donna sessantenne che chiameremo "il nemico" e il solito 70enne che segue a ruota libera.
lui è "il matusa"



RIEPILOGO
in corsia conduce il panza, seguito da Quattro bracciate poi ci sono io, "il nuovo", tallonato dal nemico, tallonato a sua volta dal matusa e per finire l'indefinito che fa il gioco sporco

giusto per specificare, il panza se l'è sempre comandata, non ha mai arrancato, nè mai sbagliato una ripartenza

come al solito verso la trentesima vasca il sangue comincia a salutare la mia testa e devo fare uno sforzo maggiore per ricordarmi dell'esercizio che avevo cominciato venti metri prima, ma oggi c'era il coefficiente difficoltà, ovvero il nemico....

"allora fate 100 stile a due minuti poi 100 misti a due e mezzo, 75 stile a uno e quaranta e 50 rana a 1 minuto, il tutto per due volte"
in corsia recepiamo le direttive del maestro come un vero e proprio reparto di geriatria


"allora....ha detto a due minuti ok?" il Quattro bracciate è rivolto verso il panza che guarda il soffitto alla Verdone come per ricordare la data della presa della Bastiglia, poi il Quattro continua "due minuti a stile, poi due minuti misti"

"no stile sono due e mezzo, poi misti per due minuti" fa il matusa nel suo linguaggio (porta la dentiera)

alché osservo, manco fossi Rosolino "come fa a essere di meno a misti? ha detto 100 stile a due e 100 misti a due e mezzo"

"sì, per due volte" mi spalleggia il matusa senza interpellare prima il suo fisico

"e poi com'era?" il nemico vacilla, il panza guarda sempre il soffitto e capisco solo ora che stava invece memorizzando il tutto...il Quattro bracciate ripete ad alta voce "poi 50 rana a un minuto e...."

"c'era un 75" fa il nemico
"sì, un 75 stile a uno e venti" ribadisce il matusa perfettamente sereno
"uno e quaranta..." lo correggo

insomma, mentre in corsia uno stanno per partire con la seconda sessione, noi ci appropinquiamo con la prima

l'indefinito abbandona di soppiatto, mentre il matusa cambia corsia dopo quattro vasche, forse i conti non gli tornavano oppure eravamo davvero troppo lenti

rimaniamo io, il nemico, il panza e il quattro bracciate che in una vasca fa il gradasso e la termina in tre...poi a ogni giro, il nemico mi fa "adesso com'è?"
"adesso sono tre vasche a stile in un minuto e 40!"
"ok"
e dopo tre vasche... "mi sono persa il conto, adesso?"
"cinquanta rana in un minuto"
"ok"

intanto il panza spingeva che era una bellezza, le sue ripartenze sembravano più una sessione di nuoto sincronizzato, instancabile, cominciava a mandarci messaggi a metà vasca "STO PER DOPPIARVI FEMMINUCCE"

intanto il nemico puntuale "adesso che dobbiamo fare?"
"come prima, un'altra sessione, 100 stile, 100 misti, 75 stile, 50 rana"
"ah ok, ma adesso che facciamo?"
(rifletto...ma mi sta prendendo in giro?) "partiamo con quattro vasche a stile ok?"
"ok"
partiamo.
intanto a bordo vasca il panza aveva lasciato dei pizzini anonimi "VI ASFALTO"
mentre il suo braccio destro cercava di terminare una sola vasca in due bracciate.
non ci riuscirà.

"e adesso?"
adesso ti ficco in bocca il galleggiante, stacco questo cordolo e ti lego come una salsiccia penso, quando mi accorgo che il panza ci doppia.
segue a ruota il quattro bracciate.

ecco hai visto? ma.....
ma il nemico era partita senza rispettare il cronometro, e soprattutto.... il mio turno.

arranco per le ultime otto vasche dietro al nemico e quando mi fermo il maestro stava già dando istruzioni per il prossimo esercizio anzi, aveva già finito

parte il panza, parte il Quattro, fermo a stento il nemico "scusa che dobbiamo fare adesso?"
"senti il maestro" e si tuffa sott'acqua subito dietro al Quattro.

bottana.




venerdì 2 ottobre 2015

3000 metri

prima lezione, da solo in vasca: "i ragazzi in genere fanno 2700/3000 metri, vediamo il tuo livello Alberto" e che voi vedé? te lo dico subito con un solo, semplice verbo.... ARRANCARE 

"forza Alberto se non ce la fai riposati dieci secondi" dieci secondi? dieci secondi è il tempo che mi prendo per frenare! 


seconda lezione
"in che corsia entro maestro?" 
"vai nella terza Alberto" - nella terza corsia c'era un settantenne, giuro...andavamo praticamente alla stessa velocità, non so se io piano o lui veloce, sta di fatto che io ansimavo, lui sorrideva 
"forza Alberto, a dieci riparti!" ma non era il maestro a parlare bensì il vecchio a ogni cambio sessione...poi non ricordo più nulla, in genere il sangue mi abbandona la testa dopo 40 minuti di agonia

terza lezione: signora 50enne, doppiato a gambe. crampo mortale al secondo km. 
ricordo vagamente la doccia.

"bene così Alberto! Bene!"

mercoledì 30 settembre 2015

Ogni mattina



Ogni mattina un anziano si sveglia e sa che dovrà andare alla posta prima che questa apra.
Ogni mattina un guidatore si alza e sa che dovrà lasciare la macchina in doppia fila davanti la posta, altrimenti l'anziano che ha preso l'autobus che non riesce a passare per via della macchina in doppia fila, pagherà il bollettino prima di lui.
Ogni mattina un camion della mondezza si alza e sa che dovrà svuotare tutti i secchioni che non ha fatto durante la notte.
Ogni mattina una vecchia si alza e sa che dovrà accompagnare a scuola i suoi due nipotini. Col Suv. Parcheggiandolo in tripla fila accanto al tizio in doppia fila.

Ogni mattina, mi alzo sapendo che dovrò attendere l'autobus che porta l'anziano alla posta dove c'è il tizio che ha lasciato l'auto accanto al Suv della vecchia che ostruisce il camion della mondezza.

Ogni mattina due vigili urbani si guardano le spalle a vicenda.
"Attento, ore nove.... arriva un tizio con aria pretestuosa."
"Non ti voltare, ore dodici donna sulla cinquantina."
"Fischietto in bocca fischietto in bocca!"
"Pssst... due tizi ore undici, fingi di verbalizzare fingi di verbalizzare!"

martedì 22 settembre 2015

1942

"Signore e signori della giuria, vostro onore, non abbiamo forse tutti noi sognato di nascere in epoche remote o quantomeno diverse dalla nostra, quando eravamo più giovani? le ragazze si immaginavano invitate a gran balli di corte, i ragazzi magari in addestramento tra i Marines, o a correre gare automobilistiche....e tra questi sognatori mi chiedo, vi chiedo, eravamo forse tutti già eruditi? o non è forse il sogno quella speranza di arrivare là dove il tempo e l'erudizione non ci ha condotto ancora?

ma prendiamo questa ragazza, una donna ormai, una donna piena di impegni, che riesce a conciliare lo sport con la moda, con la famiglia, una donna che riesce a dare priorità che molti di noi a 40 anni ancora si sognano....non è forse la miglior candidata a diventare Miss Italia? e cosa giudicherete quand'anche ella chiederà ai suoi figli "dimmi un'epoca nella quale avresti voluto vivere" ....chi giudicherete? lei o la figlia? dunque lei o i genitori? e quando aprirete la porta del vicino e vedrete lei, la signorina della porta accanto sorridervi e dirvi:

"sapete? questo condominio è del '42... quanto mi sarebbe piaciuto nascere nel '42 avrei finalmente visto la II Guerra Mondiale di cui tutti parlano, l'assedio della penisola di Bataan, i tedeschi che lanciano l'Operazione Paukenschlag, la famosa Battaglia di Guadalcanal...per non parlare poi della Battaglia di Ain el-Gazala. Il '42 è un anno molto significativo per me, e 42 è la media punti della mia squadra!"


"ma signorina, se lei fosse nata in quell'anno non avrebbe vissuto molto della seconda guerra mondiale"
"beh, ho una mente ferrea, cioé mi ricordo."
"signorina, vorrebbe testimoniare per noi a questo processo che la vede imputata di deficienza?"
"certo!"
"signorina, da quanti anni pratica sport?"
"praticamente da quando sono nata, non nel '42 è chiaro (risata)"
"la sua squadra vince molto?"
"primi l'anno scorso e secondi negli ultimi tre anni"
"ritiene il basket uno sport maschile?"
"decisamente, anche se noi donne ci adattiamo benissimo ai maschi, e con questo non intendo che il nostro spogliatoio puzza ma che..."
"capisco....capelli corti, basket, il tatuaggio di un'icona come Michael Jordan....può forse dire che in lei c'è una forte componente maschile?"
"beh si perché no, in fondo ho i capelli corti"

"vostro onore, signori della giuria, vorrei far notare che la signorina non ha mai avuto il tempo materiale (referto A e referto B) né le sono stati forniti gli strumenti giusti per comprendere gli effetti devastanti di una guerra, sia su chi questa guerra la combatte al fronte, sia su chi questa guerra la vive tra le mura della propria città, o del proprio cuore"

"sia messo agli atti avvocato Oliva, continui"

"certo vostro onore, alla luce di tutto questo, vi chiedo allora e mi rivolgo in particolar modo ai signori della giuria, cosa facevate a diciott'anni, studiavate certo, ma praticavate dello sport? e se sì, era uno sport agonistico? e se sì ancora, partecipavate ad altre gare, diciamo...di bellezza? e se sì, avevate forse gli occhi di tutti gli italiani puntati su di voi e ancora...!! (pausa, fiato) se sì, vostro onore... non è forse una guerra d'immagine, di record, di estremismi quella che sono costretti a vivere i nostri figli al giorno d'oggi?"

"concluda avvocato"

"certo....se sì allora, la nostra Miss è colpevole di aver dedicato il suo tempo a far vincere la sua squadra e a rendere reali i propri sogni col più importante concorso di bellezza, un giorno non troppo lontano potrebbe persino gareggiare per Miss Universo e magari far vincere l'Italia"

(sguardo alla giuria, sguardo al giudice)

"è tutto vostro onore"



domenica 20 settembre 2015

Extremely strong


Mi scrive Oliver, mai sentito in vita mia.
Oggetto della mail 'Unique Opportunity'.

"Hi Alberto, I hope you're well.
I'm currently recruiting for a fantastic job with a leading company in the beautiful city of Berlin. Your profile looks extremely strong for this very good role. They offer car, phone, benefits and a very competitive salary.

Let's talk about it with Skype!

best regards,
Oliver T."


Hi Oliver, how much time. I hope your family is fine and the sun is shining all over the Germany. I've heard this year is going to snow more than past years, specially in the North. They say "Winter is coming". Anyway, I'm currently working in the beatiful city of Rome where the sun is high from March to November. The job is not fantastic, neither the money. But I work for the glory.
So, call me when you can offer some glory more.

all the best
A.Oliva

sabato 19 settembre 2015

Il Circuito Zeta

Mi mancano alcune fatture.
Chiamo il call center.
La voce automatica mi dice che devo digitare il numero utente.
Lo digito e la stessa voce, un pò contrariata, mi risponde a tutta velocità

"Le-ha-digità-no-quà-ò-sé-nò-dù-uhn-nò-cì-ot. ?ema-ero-?-?fermare."

Mi sono fidato, ho premuto lo -ero.

"Le sta per rispondere H72541." Bene, ormai siamo vecchi amici.

"Buongiorno cosa posso fare per lei?"
"Ho bisogno delle prime quattro fatture del 2014 e di quelle del 2013. Dal vostro sito non è possibile scaricarle."
"Certo, posso mandargliele via mail, ma soltanto due, mi dispiace."
"In che senso?"
"Possiamo mandare solamente due mail per cliente."
"Guardi, mi accontento di una mail soltanto. Ci metta dentro le prime quattro fatture del 2014 e quelle del 2013."
"Non posso."
"Perché?"
"Perché possiamo mandare solamente due mail per cliente."
"Con un allegato soltanto?"
"Un cliente, una mail. Una mail, un allegato."

Ero di fronte a qualcosa di patologico. 

"Va bene invii pure le prime due del 2014. Immagino dovrò richiamare per avere le altre, non è vero?"
"E' così signore. Mi dispiace. Attenda un secondo in linea che le invio le mail."
Tre minuti di attesa, per sentirmi poi dire "Ok, inviate. Arrivederci!"

Aggiorno la mia tabella di marcia: H72541 mi ha mandato due mail, mi mancano altre otto fatture, ergo altre quattro chiamate. Dovrò sorbirmi altre quattro volte 'Le-ha-digità-no-quà-ò-sé-nò-dù-uhn-nò-cì-ot. ?ema-ero-?-?fermare' e parlare con altri quattro H72541.

"Le sta per rispondere O77771."
"Buongiorno cosa posso fare per lei?"
"Ho bisogno di due fatture del 2014 e di quelle del 2013. Dal vostro sito non è possibile scaricarle." Ci provo subdolamente.
"Le posso mandare soltanto le prime tre del 2013, mi spiace." Non capendo perché avesse optato per le prime tre del 2013, non ho avuto il coraggio di sondare i motivi del perché fossero tre e non due.
"Va bene, mi mandi pure le prime tre del 2013."
"Non vuole sapere perché?"
"Ho già dato, grazie."
"Ok, attenda un secondo in linea che VADO A INVIARLE le mail."
Mi sono immaginato O77771 che andava di corsa dal dott.Tomas ad attivare il Cicuito Zeta 
e tornando mi avrebbe detto "Email inviate signor Oliva. La sua soddisfazione è il nostro miglior premio!"

Vieni avanti cretino, 1982 - con L.Banfi e A.Tomas


Ma la risposta è stata peggiore.
O77771 alza la cornetta e tutta trafelata mi fa: "Tante care coseee!"

p.s.
che poi di mail me ne ha inviate CINQUE, quattro del 2013 e una del 2014


venerdì 18 settembre 2015

Razzismo aziendale

Da un pò di tempo a questa parte lavoro da un cliente il cui parcheggio è amorevolmente bandito ai consulenti. Ergo devo lasciare la macchina a un chilometro e mezzo di distanza, così d'estate è un problema al mattino, soprattutto se siamo a Luglio....e d'inverno è un problema alla sera, con la strada al buio, e mostruose creature lungo la via.




Ma ormai, dopo aver superato il mese di Luglio o forse dovrei dire 'dopo aver superato LUGLIO 2015', questo scirocco settembrino mi fa onestamente sorridere. Tuttavia il buon samaritano non è uso leggere le previsioni del tempo.

Alché stamane, camminando lungo il marciapiede e riflettendo su alcune varianti del Teorema di Fermat sento una frenata proprio alla mia sinistra, seguita da un paio di imprecazioni degli automobilisti subito dietro (è una strada a scorrimento veloce).

"Sei un collega della (la chiameremo Pearson&Specter)?"
Mi giro, le dico istintivamente di sì.
"Salta sù che ti do un passaggio."
Il sedile davanti era occupato da quello che a occhio e croce mi è sembrato un televisore a tubi catodici. Così salgo dietro, manco fossi su una Uber car. Un chilometro risparmiato.
Certo, ora che ci penso, se cominciava a parlarmi di Chianti e roba simile non ero certo qui a raccontarvelo.

"Devi scusarmi se non ti ho fatto salire davanti, ma come vedi sarebbe stato problematico."
"Oh, ma figurati. E' già tanto che mi stai dando un passaggio."
"Beh se non ci si aiuta tra colleghi della Pearson&Specter !"
Ah, già. Quella storia dei colleghi della Pearson. Se avesse saputo la verità mi avrebbe citato per falsa identità, o forse appropriazione indebita di status sociale, mi avrebbero tolto la licenza di programmatore e avrei dovuto insegnare Turbo Pascal nei villaggi inuit della Groenlandia probabilmente a vita.
"Oh guarda!!" Mi fa indicando il marciapiede. "Un altro collega della Pearson!"
Cioè, già che parliamo di un chilometro di strada mi sentivo ridicolo, non fosse per il caldo. Ma a duecento metri dall'ufficio, mi sembrava un pò come essere in diretta sul National Geographic....gufi, opossum, programmatori e consulenti.

"Alle prime luci dell'alba, il consulente esce dalla sua tana e si reca a lavoro in cerca di cibo. Qualsiasi cosa verrà detta al consulente lungo il tragitto, lui risponderà '' senza troppi indugi."

Se anche quel tipo fosse salito in macchina con noi, avrebbe certamente testimoniato in favore della mia colpevolezza, senza ombra di dubbio.

"Mai visto in vita mia, vostro onore!"

Alché mi sono imbastito a mente un'arringa difensiva degna del miglior Mason:

"Dunque lei afferma di conoscere a memoria tutti i colleghi della Pearson&Specter non è così Signor 'ero quasi arrivato'?"
"Beh tutti....tutti no."
"Ho finito vostro onore."

Insomma grazie al tubo catodico, il teste ha continuato l'ultimo pezzo da solo. Ma prima o poi dovevo scendere e chi glielo avrebbe detto a quell'amabile signora (si veda diapositiva sotto) che ero solo un consulente?

Anne Ramsey


Le sue possibili reazioni prendevano piede nella mia testa.

  • "Ma dai scherzi, siamo tutti uguali!"
  • "Mi stai dando della razzista?"
  • "Chiamo la vigilanza, e tu non muoverti."

più eventuali spray al peperoncino, taser e sedili eiettabili

"EF-BI-AII scendi dalla macchina!"

Insomma, servizio completo. Si è fermata peraltro in cima alla famigerata salita, proprio di fronte all'ingresso principale.

Così stavo per scendere dalla macchina, quando sento dirmi. "Ah comunque io sono Valeria."
Valeria Qualcosa, ma per me ormai era la Mamma della banda Fratelli.
"Sei stata gentilissima Valeria. Io sono Alberto." Stavo per chiudere lo sportello quando mi fa....

"Alberto C-O-M-E....?"

E figuriamoci se non avrebbe cercato nella intranet aziendale le mie credenziali....

 - ALBERTO OLIVA - CONSULENTE a tempo, scade tra 30 giorni - 


"Specter. Alby Specter."